LE MANI CHE PLASMANO ASCOLTANDO L’ANIMA: I FEKETE. La scultura urbana, pubblica e privata di tre generazioni di scultori europei a confronto, di Ferdinando Zanzottera

Istituto per la Storia dell’Arte Lombarda, 2022

 

Scheda libro. 1

Contenuto. 1

Presentazione ufficiale. 2

I protagonisti 2

Ferdinando Zanzottera. 2

Galántai Fekete Géza (1906-1976) 3

Fekete Géza Dezső (1939-2021) 3

Fekete Gabriel David (1972) 3

 

Scheda libro

Titolo: LE MANI CHE PLASMANO ASCOLTANDO L’ANIMA: I FEKETE. La scultura urbana, pubblica e privata di tre generazioni di scultori europei a confronto

Autore: Ferdinando Zanzottera

Editore: Istituto per la Storia dell’Arte Lombarda

Anno di pubblicazione: 2022

Pagine: 140

ISBN: 978-88-85153-22-6

Contenuto

Scritto in occasione della mostra I Fekete tre generazioni di scultori europei a confronto. Dall’Ungheria alla terra briantea, il volume non è relegabile a mero ruolo di catalogo. Il saggio traccia infatti un ampio quadro storico in cui colloca l'operato di tre generazioni di scultori europei che hanno vissuto e testimoniato "i cambiamenti sociali e politici del continente, fortemente segnato dall’ultimo periodo della magiarizzazione del Regno di Ungheria, dalle due guerre mondiali, dalla deportazione degli ebrei, dalla rivoluzione russa, dalla nascita della Repubblica Popolare d'Ungheria (1949), dalla Rivoluzione Ungherese (1956), dalla caduta del muro di Berlino e lo scioglimento del Patto di Varsavia (1989) e dalla conseguente entrata dell’Ungheria nell’Unione Europea (2004)."[1] Il volume, inoltre, dà spazio all'analisi delle opere, anche se – come chiarisce l'autore – il metodo d'analisi e di rilievo necessiterebbe di una ben maggiore estensione.

Il valore del volume, tuttavia, si sostanzia anche d'altro. Preme all'autore porre all'evidenza un'oggettività di analisi che poggi su un dialogo "scientifico" fra contesto storico-politico-sociale e produzione artistica:

L’arte di Galántai Fekete Géza, o almeno una parte della sua produzione, è dunque da leggere in questa chiave simbolico-culturale pena il suo annientamento alla pura fatua esteticità. Nei processi in atto della loro valorizzazione occorre dunque leggerne attentamente le connotazioni urbane e contestuali per cercarne di comprendere pienamente il loro significato originario, ben consci che il contesto attuale è profondamente mutato rispetto al passato. La lettura di queste sculture, dunque, richiede un processo critico non sempre di semplice e immediata attuazione, resa più complessa non solo dagli stravolgimenti storico-sociali europei, ma anche dall’esistenza di pregiudizi e di letture ideologizzate sull’arte realizzata nei paesi che gravitavano nell’orbita dell’impero sovietico. La cortina di ferro ha infatti impedito una seria e corretta circolazione dei materiali tra le parti contrapposte, la cui lettura è ancora oggi resa difficile dalla mancata traduzione dei testi e dei materiali in lingua inglese. Il metodo di analisi e di rilievo qui proposto, che necessiterebbe di ben più ampio spazio per essere adeguatamente sviluppato, non significa, è bene sottolinearlo, un’automatica pedissequa accettazione dei valori e dei significati celati nelle opere, ma costituisce l’unico metodo corretto di conoscenza.[2]

Illuminanti sono, in tale direzione, le citazioni per lunghi estratti della relazione presentata da Jules Perahim (Vicepresidente del Consiglio delle Arti plastiche della C.S.C.A.) alla Grande Plenaria del Consiglio delle Arti Plastiche e dell'intervento della scultrice rumena Ioana Kassargian sulla rivista Arta plastica. Intervento su cui Ferdinando Zanzottera conclude:

Ciò che avvenne fu dunque una reale transizione che condusse dalla tradizione socialista realista dei monumenti pubblici di propaganda alle raffigurazioni audacemente ‘de-eroizzanti’, seppur fortemente simboliche, degli anni sessanta.[3]

Terminiamo citando Fekete Gabriel David, scultore dell'ultima generazione, che "non conobbe le privazioni che caratterizzarono la storia familiare".[4]

Nella sua produzione largo spazio dedica alla rappresentazione della bellezza femminile. Della quale esalta la sensualità priva di un qualsiasi cenno volgare: fortemente presente ma interessata a una leggerezza che pone chi guarda in un atteggiamento quasi reverente. Una sensualità finalizzata non a un comportamento "estrattivo" sibbene "generativo" nel senso ampio che a quest'ultimo termine dà il vescovo di Pinerolo, Derio Olivero, mutuando entrambi gli aggettivi dal volume di Ugo Mattei e Alessandra Quarta, Punto di svolta. Ecologia, tecnologia e diritto privato. Dal capitale ai beni comuni:

"Estrattivo" è lo stile di chi si considera al centro del mondo e "usa" tutto ciò che lo circonda, riduce a "materiale usabile" tutto il creato e tutte le persone. Estrattivo è quell’individuo che considera il mondo una cava di pietra di sua proprietà e vive "estraendo" voracemente tutto ciò che serve, piace, fa comodo. Estrattivo è l’atteggiamento di chi vive dominando, consumando, rubando. Al contrario "generativo" è chi si sente "parte" di un tutto più grande di lui. Generativo è chi contribuisce alla vita altrui, sentendola parte di sé. Generativo è chi apprezza ciò che è comune, chi si adopera per migliorare il mondo, chi si prende cura dell’altro. Mi pare illuminante tale sottolineatura. Ci interroga sul nostro modo di stare al mondo, anzi sul nostro modo di guardare il mondo.[5]

Una mostra e un volume che consideriamo un must per chiunque ami l'arte e la storia, ma soprattutto voglia vivere con quella consapevolezza imprescindibile che permette di leggere ciò le righe non contengono.

Presentazione ufficiale

Il volume sarà presentato il 25 settembre 2022 alle ore 17 nell'ambito della mostra I Fekete tre generazioni di scultori europei a confronto. Dall’Ungheria alla terra briantea allestita presso lo Spazio mostre ISAL di Palazzo Arese Jacini, piazza Arese, 12, 20811 Cesano Maderno (MB) La mostra è visitabile a ingresso libero dal 17 settembre al 2 ottobre 2022, i sabati ore 15-18 e le domeniche ore 10-12 e 15-18.

Per maggiori informazioni, fare clic qui.

I protagonisti

Ferdinando Zanzottera

Professore di Storia dell’Architettura presso il Politecnico di Milano, Ferdinando Zanzottera è membro del Collegio dei docenti del Dottorato in Conservazione dei Beni architettonici del medesimo Istituto. È Conservatore della Certosa di Milano (Garegnano), Direttore del Dipartimento di Valorizzazione dei Beni Culturali dell’Istituto per la Storia dell’Arte Lombarda e Conservatore degli Archivi e della Fototeca ISAL. Ha approfondito studi sull’architettura e sul territorio lombardo, con particolare interesse per i manufatti edilizi del XX secolo e gli insediamenti monastici e religiosi, nel loro sviluppo dal Medio Evo fino alla contemporaneità. Si è specializzato, già prima di aver conseguito il titolo di dottore in architettura, in temi che intrecciano problemi di storia e di restauro degli edifici antichi e moderni, dando grande attenzione al contesto ambientale, urbano e territoriale, all’architettura come momento complesso di sintesi delle arti, alla sua conservazione nel tempo e ai problemi del restauro. Le pubblicazioni da lui predisposte riguardano pertanto ambiti diversi di storia dell’architettura, dell’arte e della città. Da lungo tempo studia gli insediamenti dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e dell’Ordine Certosino e l’architettura ospedaliera e della reclusione, approfondendo il tema dell’architettura ex manicomiale italiana. Negli ultimi anni le sue ricerche si sono orientate verso temi di tutela, recupero e valorizzazione dei Beni Storici e Ambientali e l’indagine dei legami esistenti tra materia, architettura ed arte.

Galántai Fekete Géza (1906-1976)

Nato a Budapest il 27 febbraio 1906, si è formato al College of Fine Arts, nel quale si diplomò nel 1932, divenendo allievo di István Szentgyörgyi ed Ede Telcs. Interessato al mondo figurativo, realizzò numerose sculture e ritratti di piccolo e medio formato, scolpendo e modellando circa duecento opere, alcune delle quali sfociate nel “mondo” delle arti applicate. Numerose sue sculture sono infatti divenute modelli per riproduzioni in ceramica. Nel corso della sua intensa attività si è interessato anche della scultura monumentale, realizzando numerose opere collocate su imponenti edifici ungheresi o al centro delle grandi piazze di Budapest. Géza Fekete Galántai è morto a Budapest il 7 aprile 1976.

Fekete Géza Dezső (1939-2021)

Nato a Budapest il 3 gennaio 1938, è stato iniziato all’arte e ai rudimenti della scultura dal padre (Géza Fekete Galántai), da cui ha appreso anche le differenti tecniche plastico-scultoree e l’amore per l’impiego di eterogenei materiali. Dal 1960 frequentò l’Accademia di Belle Arti di Budapest entrando in contatto con Pál Pátzay e Iván Szabó, diplomandosi nel 1965. Nel medesimo anno, cominciò ad insegnare al Circolo di Belle Arti Ferenczy István, dove svolse la sua attività di docente sino al 1973, instaurando proficui rapporti culturali con i suoi studenti. Sempre fedele alla cultura figurativa, nel corso della sua carriera si è specializzato nella ritrattistica sportiva, ricevendo importanti commissioni per monumenti pubblici e “sculture urbane”. Géza Dezső Fekete è morto a Budapest il 20 dicembre 2021.

Fekete Gabriel David (1972)

Nato a Milano il 6 luglio 1972, nel 1996 si è diplomato in scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera, diventando allievo di Lydia Silvestri, Giancarlo Marchese e Silverio Riva. Giovane promessa e consolidata realtà della scultura italiana, l’artista milanese ha origini ungheresi ed appartiene a una famiglia di scultori di ataviche reminiscenze. Attivo scultore figurativo ha partecipato a numerose significative esposizioni internazionali (es. Biennale di Venezia del 2011) e ha consegnato le proprie sculture direttamente nelle mani dei pontefici Giovanni Paolo II (2003) e Papa Francesco (2012).

Le fonti ufficiali cui rivolgersi per qualsiasi informazione, prenotazione e per verificare eventuali cambiamenti di programma sono ISAL e Associazione Amici del Palazzo e Parco Borromeo Arese tel. 3358360818.

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[1] Comunicato stampa della mostra I Fekete tre generazioni di scultori europei a confronto. Dall’Ungheria alla terra briantea. Per leggere il testo integrale, fare clic qui.

[2] Ferdinando Zanzottera, LE MANI CHE PLASMANO ASCOLTANDO L’ANIMA: I FEKETE. La scultura urbana, pubblica e privata di tre generazioni di scultori europei a confronto, Istituto per la storia dell'Arte Lombarda, 2022, p. 31.

[3] Ferdinando Zanzottera, Op. cit., p. 35.

[4] Ferdinando Zanzottera, Op. cit., p. 53.

[5] Ferdinando Zanzottera, Op. cit., p. 56.


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