Intervista a Jessica Loddo

maggio 2005

La Sua formazione.

Ho sempre voluto fare l'attrice. Ricordo che in seconda elementare vennero dei produttori cinematografici a scattarci delle foto, perché cercavano una bambina per la protagonista di un film. Purtroppo mia madre considerava molto 'sconveniente' la professione di 'attrice' e m'impedì di partecipare ad un'altra selezione a Roma, dopo che dalle foto mi avevano scelto insieme con una mia compagna. Dimenticai nel mio cuore questa passione, finché un giorno - avevo già 21 anni - incontrai quell'attore straordinario che era anche il doppiatore del tenente Colombo, Giampiero Albertini. Parlai a lungo con lui, confessandogli la mia passione segreta, certa che mi avrebbe capito. Così fu. Mi diede coraggio e decisi di iniziare a studiare. Ho iniziato facendo corsi di dizione, recitazione, stage teatrali e lezioni private con un altro grande attore Gianni Mantesi, doppiatore del mio idolo adolescenziale: il patologo legale dott. Quincy. Ancora oggi quella del patologo è una professione che mi affascina molto.

Lei si definisce "attrice doppiatrice". Che differenza c'è tra l'attore e il doppiatore?

Nel mio sito, è vero, mi definisco "attrice doppiatrice", ma è solo una definizione tecnica che tra l'altro non amo per niente. Per gli addetti ai lavori doppiatrice significa che so lavorare in sinc. Nella realtà un attore è in grado di entrare in sala di doppiaggio e doppiarsi o doppiare qualcun altro. Purtroppo in Italia c'è molta confusione su questo argomento. Tantissime volte mi hanno chiesto come si fa a diventare 'doppiatori' e tutte le volte la mia risposta 'bisogna studiare recitazione ed essere attori' ha suscitato uno stupore 'imbarazzante'. Come doppiatrice considero questa "specializzazione" solo una delle tante qualità artistiche della mia professionalità che è comunque basata sulla capacità di 'recitare' a tutto campo.

Quali possibilità di lavoro dà la professione del doppiatore?

In un paese come l'Italia, dove non c'è abitudine all'ascolto in lingua originale, tutto è doppiato. Quindi per i 'doppiatori' c'è molto lavoro. Ma nello stesso tempo ci sono anche molti doppiatori. I campi sono tanti: cinema, cartoni animati, televisione, radio, pubblicità, videogiochi, cd-rom e audiovisivi. Vorrei comunque ricordare che è solo a Roma che sono doppiati i film di circuito nazionale (quelli che vanno nelle sale cinematografiche per intenderci).

La capacità di memorizzare per un attore: quali sono i trucchi del mestiere?

Non credo esistano trucchi particolari. Certo per un attore può essere più semplice memorizzare una parte, perché la contestualizza anche dal punto di vista fisico. Per capirci: un bambino che deve imparare una poesia, probabilmente ha come unico scopo quello di memorizzare una serie di parole senza sapere che può farle proprie; un attore impara una parte facendola sua, associando ad ogni singola parola, un gesto, uno sguardo, un movimento. Le parole che impara a memoria nascondono delle emozioni che l'attore interpreta rivelandole. Forse è questo il vero trucco del mestiere. Ho insegnato a mia figlia Angelica Aurora che può 'vedere' le poesie che deve imparare a memoria e questo l'ha molto aiutata.

Il successo di un film doppiato quanto è da imputarsi ad un doppiatore?

Che domanda difficile! Non so rispondere a questa domanda. Diciamo che se parliamo di film straordinari con bravissimi attori doppiati da altrettanto bravi doppiatori il successo è di tutti. Anche di quelli che lavorano dietro le quinte del film. Per film mediocri a volte la bravura dei doppiatori è determinante.

Qual è stata la Sua esperienza più gratificante?

Quando sono stata negli Stati Uniti a lavorare. Lì ho capito che tutto quello che è spettacolo è professionalità, non c'è improvvisazione o pressappochismo. Si aspettano che tu sia un attore e ti trattano anche con il rispetto che un professionista merita. Il risultato finale del tuo lavoro deve essere eccellente e tutto è finalizzato a questo. Tutto il resto, compreso il budget, è in secondo piano.

Quali, tra i campi in cui Lei lavora (doppiaggio di cartoni animati, pubblicità, speakeraggio, voce su microchip all'interno di giocattoli, eccetera), è quello che Le dà maggior soddisfazione?

Tutti. Mi considero molto fortunata a fare questo lavoro.

Quali attori famosi Lei ha conosciuto e che cosa Le hanno dato in termini di crescita professionale?

Innanzi tutto quelli di cui parlavo prima, ma anche tanti altri. Ricordo con molta nostalgia il periodo in cui si faceva la 'radio' negli studi di produzione della Rai Radiotelevisione Italiana di Milano, in Corso Sempione. Si registravano le 'radio commedie' e erano chiamati gli attori da tutta l'Italia. Parlo di Franco Graziosi, Omero Antonutti, Pietro Sammataro e tanti altri. Ho imparato molto da tutti, anche solo ascoltando le loro interpretazioni. Negli studi, seduti intorno ad un tavolo, leggevamo i nostri copioni e interagivamo uno con l'altro. Il regista aggiustava i personaggi fino a dare vita ad una vera messa in scena teatrale, radiofonica. Ho un bellissimo ricordo di quei tempi.

C'è una cosa che non ha ancora fatto e che vorrebbe fare?

Parlando di sogni vorrei poter girare anche una sola scena in un film di Francis Ford Coppola o di Quentin Tarantino. Per i desideri più terreni mi piacerebbe lavorare con Carlo Verdone e Antonio Albanese.

Spesso si dice che non ci sono più attori come quelli del passato. Che cosa ne pensa?

Non sono d'accordo. Per fortuna "Le cose cambiano" per citare un film del commediografo David Mamet interpretato da quell'attore straordinario che era Don Ameche. E nel cambiamento vedo sempre qualcosa di positivo, non mi sento attaccata al passato. Ci sono stati grandi attori, ma ce ne sono altrettanto bravi e versatili ora. Per non parlare di quanti ancora ce ne saranno…