Giselle chiude la stagione scaligera 2008-2009

8 novembre 2009

Una strepitosa Giselle con Svetlana Zakharova e Roberto Bolle ha strappato, nella recita pomeridiana dell'8 novembre (dedicata a "La Scala Giovani" e "La Scala in Famiglia"), ovazioni e continue chiamate in scena per i due protagonisti principali.

Il cast

Svetlana Zakharova e Roberto Bolle in  Giselle.

© Foto Marco Brescia ‑ Teatro alla Scala

Giselle è un balletto in due atti di Jules-Henry Vernoy de Saint-Georges e di Théophile Gautier su musica di Adolphe Adam. La coreografia è di Jean Coralli e Jules Perrot, ripresa – in questa produzione scaligera ‑ da Yvette Chauviré.

I protagonisti della recita dell'8 novembre 2009 sono stati Svetlana Zakharova (Giselle), Roberto Bolle (il Principe Albrecht), Francisco Sedeño (il Duca di Curland), Beatrice Carbone (la principessa Bathilde), Roberta Nebulone (la madre di Giselle), Mick Zeni (Hilarion), Vittorio D'Amato (Wilfried), Matteo Buongiorno (il Gran Cacciatore), Antonella Albano e Antonino Sutera (passo a due dei contadini), Serena Sartanaro, Christelle Cennerelli, Lara Montanaro, Daniela Cavalleri, Alessandra Vassallo e Stefania Ballone (sei amiche di Giselle), Francesca Podini (Myrtha), Beatrice Carbone e Deborah Gismondi (due Willi) e il Corpo di Ballo.

Paul Connelly ha diretto l'Orchestra del Teatro alla Scala.

Lo spettacolo

Un balletto nato nel 1841, ma che non invecchia. E che è tornato sul palcoscenico del Piermarini dopo quattro anni, con l'étoile ucraina Svetlana Zakharova e l'acclamatissimo danseur noble, Roberto Bolle.

Una coppia collaudatissima, questa, per una Giselle che ha commosso fino alle lacrime.

La Zakharova, con la sua raffinata intensità, ha reso la freschezza di una fanciulla innamorata che, a causa della sua ingenuità, viene facilmente ingannata, trovando, il suo dolore, epilogo nella pazzia e nella morte. La scena della pazzia è stata danzata magistralmente. I passaggi da uno stato d'animo all'altro sono stati perfettamente orchestrati: dall'iniziale incredulità al terrore di trovarsi di fronte a colui che ha tradito, dallo stupore doloroso al ricordo sanguinante d'una felicità-meteora, dallo struggimento per ciò che è stato così meschinamente sottratto all'estemporanea decisione di porre fine con la spada ad un immeritato destino.

Durante la scena della pazzia, l'Albrecht di Roberto Bolle ha raggiunto con particolare perizia ‑ bruciando le tappe ‑ la consapevolezza dell'errore commesso, e il rimorso ha avuto il sopravvento. Nella sua uscita di scena, trascinato dal suo scudiero, al termine del primo atto, Bolle-principe disperato ha preparato il pubblico al nuovo stato psicologico (la sopraffazione del rimorso e la disperazione) in cui ha vissuto la punizione inflittagli – nell'atto bianco – dalle Willi.

Brava l'imperiosa Myrtha di Francesca Podini.

Applausi a scena aperta per le due étoile e, al termine dello spettacolo, ovazioni e continue chiamate in scena. E, all'apparire di Bolle ad ogni riapertura di sipario, un tripudio di gioia per le giovani fan che gli hanno lanciato fiori, finiti però – ahimè ‑ nel golfo mistico.