Giselle: l'apoteosi del balletto romantico
Al
Teatro Massimo torna la danza. 1
I
cast 2
Olesya Novikova e Leonid Sarafanov.
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Foto Studio Camera Palermo
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Giselle, considerato il più famoso
balletto romantico, è anche quello su cui sono state scritte migliaia di pagine
col tentativo di spiegare e di far comprendere come questo capolavoro, in cui
danza, musica e poesia si fondono, sia diventato il punto di partenza per il
balletto dell’era moderna. Giselle,
che è del 1841, è un tipico prodotto della cultura romantica che idealizza
l’amore e commuove lo spirito. È, inoltre, il prototipo di un modello perfetto
di fusione fra il vero e il sognato, fra la realtà e la fantasia, fra la vita
normale e quella di un altro mondo abitato da spiriti e creature d’aria. Ma Giselle è, soprattutto, la forza
dell’amore che rimane al di là della morte che la rendono umana e vincente nella sua contrapposizione
tra mondo reale e fantastico.
“Non conosco altro
balletto in cui la danza sia capace di regalare in maniera così perfetta l’illusione
di una narrazione drammatica... La danza non è un esercizio acrobatico, ma è
del tutto espressivo: l’azione si traduce unicamente in gesti danzati e
acquisisce una forza, un’intensità d’emozione raramente ineguagliabili”, così
scrive Serge Lifar nel 1942
a proposito di Giselle.
Questo balletto, infatti, vive su due momenti,
apparentemente differenti, nei due atti: la realtà e il soprannaturale.
Richiede, quindi, l’esistenza di un insieme di lirismo e di drammatismo
nei suoi interpreti chiamati alla concretezza nella prima parte e alla
leggerezza ultraterrena nella seconda, pur mantenendo sempre viva l’essenza
umana che solo il sentimento dell’amore che sopravvive alla morte può
possedere.
Olesya Novikova e Leonid Sarafanov.
© Foto Studio Camera Palermo
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Giselle, inoltre, mette in evidenza due
diverse facce della protagonista: una rappresenta la gioia di vivere di una
contadinella innamorata, l'altra è di natura incorporea e aerea ma pur sempre
permeata dall’amore. Anche la straziante drammaticità del finale del primo
atto, quando Giselle tradita impazzisce e muore, richiede alle danzatrici doti
di grande espressività. Nel balletto ci sono alcuni momenti in cui la pantomima
interviene per meglio spiegare l'azione, ma sono soprattutto i momenti di
danza, che narrano ed esprimono i sentimenti, a prevalere sino ad emozionarci,
a commuoverci e ad immedesimarci nel dramma.
Per Giselle al
Teatro Massimo sono andati in scena due cast di protagonisti: le due stelle del
Kirov, già viste a Palermo nel recente Don Chisciotte: Leonid
Sarafanov e Olesya Novikova, che si sono alternate con Federico Bonelli, principal del Royal Ballet di Londra, e Greta Hodgkinson,
principal
del National Ballet in Canada.
Giselle, come abbiamo detto prima, è un balletto particolare dove
i virtuosismi sono da ritenersi elementi secondari rispetto all'interpretazione
in quanto è un lavoro capace di far rimanere inalterati al di là della morte
sentimenti e passioni umane e, tenendo viva in entrambi gli atti la tensione
drammatica, riesce a donare allo spettatore un'intensità di emozioni che lo
rendono unico nel suo genere.
Marcello Angelini, che ha ripreso
la coreografia originale di Jean Coralli e Jules Perrot,
ha compiuto un lavoro delicato e attento col Corpo di ballo del Massimo, ma la
resa d’insieme poteva risultare migliore solo se il tempo a disposizione per la
preparazione fosse stato più cospicuo. Purtroppo ormai in molti dei nostri
teatri si mettono in scena balletti con scritture di circa mese e non esiste,
quindi, più quel lavoro di crescita comune che può esserci solo quando si
lavora tutti insieme per creare un amalgama, una sincronia, una pulizia tale da
rendere perfetta la resa degli spettacoli.
Greta
Hodgkinson e Federico Bonelli.
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Foto Studio Camera Palermo
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A Palermo, come altrove, le potenzialità ci sono e da due
anni negli aggiunti c'è un ottimo gruppo di giovani ballerini con tanta voglia
di crescere, ma le occasioni sono rarissime e le scritture, come sempre, sono
troppo brevi per dare una parvenza di continuità al progetto di rinnovo del
corpo di ballo, anche se il direttore del ballo del Teatro, Luciano Cannito, ci sta provando. Non è facile, tuttavia,
considerato che nella danza la nostra Fondazione, ma anche molte altre, non
sembra voler investire (e non tiene in debito conto il pubblico entusiasta che
fa sempre l'esaurito). I nostri teatri dovrebbero, invece, provare a
svecchiarsi e una grande occasione può essere la danza. Infatti, quando sono in
scena i balletti, il pubblico è prevalentemente composto di giovani e di
giovanissimi (potenziali affezionati spettatori del futuro!) e questo, senza
voler togliere nulla alla lirica, richiede una riflessione più approfondita sul
poco spazio che viene dato alla danza e sulle potenzialità sia lavorative sia
sociali che possiede. Questo, però, è un altro discorso che andrebbe affrontato
con forza nella sua interezza per evitare il rischio che la danza muoia nelle
nostre fondazioni liriche, dove il nucleo principale stabile del ballo rimane
quasi improduttivo tutto l'anno ed il peso del lavoro necessario a mettere in
scena un balletto grava soprattutto sulle spalle degli scritturati che sono
giovani e pieni di entusiasmo ma hanno bisogno di lavorare con costanza in un
contesto professionale di livello per maturare e per raggiungere gradi di
eccellenza.
Soimita
Lupu nel ruolo di Myrtha.
© Foto
Studio Camera Palermo
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Passiamo ai protagonisti. Bonelli
e la Hodgkinson sono sembrati un pochino più aderenti
ai personaggi che interpretavano rispetto ai due russi. Lui è veramente un
magnifico ballerino, splendido fisico, salti strepitosi; lei è tecnicamente
brava ma non abbastanza eterea. Tuttavia, senza particolarmente emozionare, ha
messo in mostra una certa espressività. Sarafanov e Novikova, invece, hanno dimostrato di essere due diamanti
di tecnica sopraffina, affiatati, in alcuni momenti straordinari, favolosi, ma
davano l’impressione di partecipare ad un freddo gala di danza. Nel primo atto
la mimica era appena abbozzata e la scena della pazzia piuttosto evanescente
cosicché alla fine rimaneva impresso unicamente il ricordo della loro grande bravura
nell'eseguire i passi danzati e del loro stile perfetto e cristallino.
Bene, nel ruolo di Myrtha,
l’imperiosa Soimita Lupu.
Il Corpo di ballo, con le sue donne, ha reso meglio nel
secondo piuttosto che nel primo atto. L’Orchestra del Teatro Massimo è stata
ben diretta da Fabrizio Maria Carminati.
Nell'insieme uno spettacolo, che pur registrando il tutto
esaurito, non è riuscito a donare che pochissime emozioni e di cui, alla fine,
è rimasta solo l'ammirazione per alcuni momenti di grande virtuosismo dei suoi
interpreti. Purtroppo questo non è quanto si richiede per Giselle.
Teatro Massimo, 25,26,27,28,30 (p/s), 31 gennaio e 1 febbraio 2007.
Balletto fantastico in due atti.
Libretto di Théophile Gautier e Jules Henri Vernoy de Saint-Georges.
Musica di Adolphe Adam e
rielaborazione di Enrico De Mori.
Coreografia originale di Jean Coralli e Jules Perrot ripresa da Marcello Angelini.
Direttore
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Fabrizio Maria Carminati
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Scene e costumi
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Raffaele Del
Savio
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Assistenti alla coreografia
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Susan Frei, Daniela Buson e Giuseppe Della Monica
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Luci
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Bruno Ciulli
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Personaggi e interpreti
Giselle
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Olesya Novikova (25,28,30 (p)
gennaio, 1 febbraio) - Greta Hodgkinson (26,27,30
(s),31 gennaio)
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Loys/Albrecht
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Leonyd Sarafanov (25,28,30 (p)
gennaio, 1 febbraio) - Federico Bonelli (26,27,30
(s),31 gennaio)
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Myrtha
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Soimita Lupu
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Hilarion
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Gaetano La Mantia
(25,26,27,28,30 (p) gennaio, 1 febbraio) - Daniele Chiodo (30 (s), 31
gennaio)
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Bertha
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Carla Livio (25,28,30 (p) gennaio, 1 febbraio) – Patrizia
Saggio (26,27,30 (s), 31 gennaio)
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Wilfred
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Giuseppe Bonanno (25,26,27,28,30 (p) gennaio, 1 febbraio)
– Salvatore Tocco (30 (s), 31 gennaio)
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Il duca di Curlandia
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Giuseppe Riccobono(25,28,30 (p)
gennaio, 1 febbraio) – Maurizio Rosso (26,27,30 (s), 31 gennaio)
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Bathilde
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Floriana Zaja (25,26,27,28,30
(p) gennaio, 1 febbraio) – Anna Di Martino (30 (s), 31 gennaio)
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Passo a quattro dei contadini
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Michela Viola, Margherita Provenzano (25,26,27,31 gennaio
e 1 febbraio); Lucia Ermetto (28,30 gennaio) – Ma Cong, Massimo Schettini
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Zulmé, prima Villi
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Michela Viola (25,26,27,30(p) gennaio e 1 febbraio;
Monica Piazza (29,30 (s), 31 gennaio)
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Moyna, seconda Villi
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Julie Volle (25,26,27,30(p) gennaio e 1 febbraio;
Floriana Zaja (29,30 (s), 31 gennaio)
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Orchestra e Corpo di Ballo della Fondazione Teatro Massimo
di Palermo.
Direttore del Corpo di Ballo: Luciano Cannito.
Allestimento del
Teatro Comunale di Firenze.