Poeti che, accedendo al silenzio, parlano: La nave di Amleto di AA.VV.
Roma, Edizioni
Progetto cultura, 2022
La copertina del volume.
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Titolo: La nave di Amleto. Essere e non essere della parola
tra silenzio e poesia. Poema collettivo di canzoni libere leopardiane
Autore: AA.VV.
Editore: Edizioni Progetto cultura
Anno di pubblicazione: 2022
Pagine: 114
ISBN: 9788833564425
Il volume
Bisogna lasciarli parlare, i poeti, ma soprattutto
ascoltarli. La polivalenza semantica della loro visione, infatti, può apportare
soffi nuovi alla lettura del mondo: e questa è un'occasione da non perdere.
Gli 82 poeti della "non-antologia" La nave di Amleto. Essere e non essere della
parola tra silenzio e poesia. Poema collettivo di canzoni libere leopardiane,
si sono espressi sul tema del silenzio, in tutte le sue sfaccettature e in una
variegatura di stili, senza smarrire un filo rosso metrico: canzoni libere
leopardiane (come recita il secondo sottotitolo) in endecasillabi e in
settenari.
"Non-antologia", come i
curatori (Maurizio Mazzurco, Luciana Raggi e Fabio Sebastiani) definiscono quella cornucopia di poesie che si
sono trovati fra le mani, perché non si tratta dell'ennesima silloge.
L'operazione è ben altra: i componimenti sono stati accorpati per parentela
tematica e divisi in 19 sezioni, il titolo di ciascuna delle quali è un verso
mutuato dalle composizioni degli autori. Non solo: visto che di poema
collettivo si tratta, la paternità delle opere non spicca accanto ad ognuna di
esse: è elencata al termine del volume. A corredo, succinte note biografiche
che spesso rappresentano dichiarazioni d'intenti.
Una nave, questo poema collettivo, dunque, che lascia il
porto di un'epoca «che fatica a chiudere i conti con la “poesia egoica” ereditata dal '900» (cito i curatori) per dirigersi
in mare aperto, dove il silenzio dell'anonimato dialoga con metafore ed
archetipi.
Le dimore del silenzio indagato dai poeti sono molteplici.
Quella sprangata della prigione («immobilità che non
feconda. / […] morte senza morte, / vuoto senza Parola») e quella fluttuante
della ricordanza («come subito il ricordo affiora / in tremule spirali, / si
assottigliano lievi / nelle tinte sbiadite in eastmancolor
/ le stanche diastole d’un bacio ardito»).
Il corpo («Il corpo del silenzio / seduce e strazia chi non
si abbandona / e vince della fine la battaglia.»).
Una musicalità che fa da contraltare al «vaniloquio» e alle
voci di guerra che depistano il silenzio, rendendolo altro da sé («quel
silenzio / è quello di città che verso il cielo / alzano solo i resti del
saccheggio»).
Uno spazio di meditazione («noi fondiamo un chiostro /
coltivando le rose / ché questi sono eventi del pensiero / non trastulli
annotati / nei libri di postille.»).
Un imo in cui si raggiunge la pace («Scendo, scendo e più
scendo / ... scappano le parole / ... e ogni muro si placa / Regni la pace
dentro, / vinca fuori il silenzio.»).
Il divino («divinità discreta, / che comprendi anche se non
parla, e un cenno / basta come la voce del perdono. / Tutte le note custodisce,
interi / mondi»).
La disamina potrebbe continuare, ma ci fermiamo qua perché i
fruitori di questo libro potranno cercare e trovare intenzioni che sono
conseguenza diretta dei loro percorsi interiori, delle chiavi di lettura di se
stessi in primis e – secundo - del mondo, così da farsi consapevole
carico del ruolo di custodi di ciò che non c'è più così come di ciò che non c'è
ancora.
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