Ravel coniugato in tanti "bolero": succede a Bari

Un momento di "rEvolution", coreografia di Gabriella Zizzo e Raffaella Pucillo, scenografia di Dorotea Sabin.

“Bolero” di Maurice Ravel è protagonista al Teatro Kismet in questi giorni nell’ambito della quinta edizione della rassegna "Esplorare" (partita il 20 ottobre, terminerà il 24 novembre 2023), diretta da Domenico Iannone.

Coreografo e direttore artistico di AltraDanza, Iannone è da tempo il centro di gravità della danza, soprattutto contemporanea, nel Mezzogiorno d’Italia, nelle molteplici vesti sue e del suo ensemble. E in questo primo lustro di ospiti, titoli, coreografie, spartiti e spettatori sempre più appassionati, nel 2023 Domenico Iannone ha voluto celebrare il “Bolero” di Maurice Ravel, non tanto come titolo coreografico in sé ma come spartito buono per tutte le stagioni.

Proprio come accade nella sua rassegna "Esplorare" attraverso il suo programma: l’apertura a cura di Sabrina Speranza con una speciale rilettura del capolavoro raveliano, “L’occhio di Dio”, con la scenografia di Paola Santoro. Lo spettacolo è incentrato sulla sezione aurea o “Divina Proporzione”, collegata ai vari elementi della natura e dell’arte. Dal DNA, fino all’uragano e alle galassie, mostra tutto il mistero che il cosmo nasconde. Lo scopo è quello di rendere lo spettatore consapevole del mistero che la sezione aurea nasconde e di farlo riflettere sull’esistenza dell’infinito.

In seconda battuta “Le Bolerò” del Ballet Center, con le coreografie di Alessandra Lombardo e Antonella Domanico e la scenografia di Angela Saponara. In una arena virtuale, dodici danzatori si contendono la scena sulle note del “Bolèro”, e la versione dell’artista elettronico Prequell rende la scrittura musicale incalzante, enfatizzata da un gioco di corpi che si intrecciano attraverso la pregiata partitura coreutica.

L’altro spettacolo incentrato sulle musiche di Ravel è "rEvolution", coreografia di Gabriella Zizzo e Raffaella Pucillo, scenografia di Dorotea Sabini. Un mutamento graduale e ritmico, una presa di coscienza ed un risveglio. L’uomo-automa incastrato nei processi della gabbia sociale si riavvia attraverso il cortocircuito, che come un virus cresce, matura e si espande, fino alla rivoluzione. Il rovesciamento del sistema segna la rinascita, l’emancipazione e la libertà di esistere e autodeterminarsi.

Altro titolo scelto per la rassegna è “Out of Closet”, con la coreografia di Fabrizio Delle Grazie e la scenografia di Giovanni la Torre: un inno alla libertà di essere chi si desidera essere. Una persona, come un armadio, può nascondere molte cose dentro di sé. Il viaggio all’interno di questo armadio esplora l’identità di un individuo che si spoglia di tutti gli artifizi dettati dall’appartenenza sociale e riscopre la sua vera identità, svincolata dal concetto di genere binario. È un’identità che transita nel mezzo.

Ultimissimo titolo in scena “Adoro Bolèro”, coreografia di Fabrizio Natalicchio, con la scenografia di Francesco Ceo e Michele Tataranni. Qui il senso è partire dal concetto di “adorazione”, espresso nella prima versione del “Bolero” di Ravel e portarlo ad una visione totalmente nuova. Gli uomini che adorano la donna diventano fedeli che adorano una reliquia. In tal senso si susseguono in scena due “ambienti virtuali”: quello in cui avviene la preparazione della madrina, e quello in cui viene portata in processione. Tutto è teso a mantenere il concetto originale del “Bolero” seppur decontestualizzandolo, e a mantenere forte l’identità territoriale e culturale di coreografo, scenografi e danzatori. In linea con le tradizioni pugliesi, tra sacro e profano, in maniera analoga a tutto quello che rappresenta il “Bolero”, tra adorazione e perdizione. In scena tra cattedrali e festa patronale, tra vetrate e luminarie; fra donne e sante, i ritmi di Ravel troveranno nuova linfa vitale in chiave totalmente inedita, donando allo spettatore emozioni senza tempo.