Mani che danzano la complessità della vita
Ecco Mani-ere,
la coreografia che Luca Calzolaro metterà in scena
con la Geranos Orchestra Dance Company a Battipaglia
Mani-ere.
|
Spesso i contenuti appassionano ed incuriosiscono ancor più dei nomi e
dei titoli e noi crediamo fermamente che quello che stiamo raccontando sia uno
degli esempi più calzanti.
Sabato 1 aprile 2017 andrà in scena per la prima volta al
Teatro Aldo Giuffré di Battipaglia Mani-ere, settantacinque minuti circa
coreografati da Luca Calzolaro per la sua nuova
compagnia Geranos Orchestra Dance Company.
Eccoci nel dunque. L'ensemble
è nuovo di zecca, composto da nove elementi già rodati in altre esperienze qua
e là per la penisola, diretti da Luca Calzolaro
stesso in coppia con Stefania Ciancio, presidente di PromoDanza
e donna dalla robusta preparazione coreutica, proprio di Battipaglia. E quale
titolo è stato pensato per una compagnia di danza contemporanea? Quattro parole
che parrebbero stridere tra loro e che invece si stringono in un calvario di
passione e cultura, creatività e tradizione, innovazione e tecnica
internazionale. Un mix che sa di
crescita esponenziale per un territorio spesso associato ad altri valori che
non appartengono quasi mai a Tersicore e dintorni. E
chi meglio dei due direttori artistici della compagnia può spiegarci il perché
ed il come della Geranos Orchestra Dance Company?
«Il geranos
(pronunciato Ghèranos) era una danza collettiva
rituale nata più di 3000 anni fa a Creta e a Delo, come testimoniano alcuni
ritrovamenti scritti e pittorici, fra i quali la decorazione di uno splendido
vaso del 570 a. C. conservato nel Museo Archeologico di Napoli. Il nome deriva
dalla similitudine dei movimenti coreografici di questa danza con il volo delle
gru (γερανός)
ed è possibile trovare riferimenti a questa danza nelle opere di molti autori
antichi (Plutarco, Cicerone, Virgilio) oltre che nell’Iliade come chiaro riferimento al mito del labirinto e del Minotauro: Omero infatti – parlando dello scudo di Achille
– fa una dettagliata descrizione della danza che vi era scolpita, con la sua
spirale di fanciulli (uomini e donne alternati gli uni alle altre). La danza –
insegnata da Dedalo (il creatore del labirinto) ad Arianna e da questa poi a
Teseo, come una sorta di “chiave” o di “mappa” del percorso da seguire per
entrare e per poter uscire dal labirinto ‑ aveva una coreografia “a
spirale” (con espliciti richiami ai due sensi di rotazione: uno simbolo di
morte – dall’esterno della spirale verso il centro – e l’altro, in senso
inverso, quale simbolo di vita). I fanciulli e le fanciulle, in una esplicita
cerimonia iniziatica, tenendosi per mano seguivano il capofila in un metaforico
e rituale viaggio agli inferi per poi, una volta raggiunto il centro e quindi
in una morte simbolica, poterne uscire verso la rinascita, verso una nuova
vita. È questo l’elemento che ci ha indotti a scegliere questo nome: il fatto
che richiamasse una danza antica di trenta secoli, che fosse eseguita da
giovinetti e – soprattutto – per il suo valore simbolico, quasi “salvifico”:
simbolo di risalita, di salvezza dalle difficoltà, di apertura. Un cammino
grazie al quale, tenendosi per mano, ci si apre alla vita e ad un futuro di
speranza.»
Evidentemente stride anche il sogno realizzato in giro per
il mondo da Alessio Calzolaro con Notre-Dame de Paris
e Jesus
Christ Superstar, soprattutto se si pensa alla ripartenza da Battipaglia
dove l'aspettava da un annetto circa proprio Stefania Ciancio, con la comune
idea di rilanciare l'intera provincia salernitana della danza. E quale migliore
auspicio se non quello culturale? E da qui si è giunti man mano all'idea delle
coreografie, tutte appannaggio di Luca Calzolaro ma
che ha dichiarato a più riprese di aver condiviso strettamente e
necessariamente con i suoi nove interpreti, sei donne e tre uomini, con
l'obiettivo di rendere compiutamente il progetto delle mani nell'arco della
vita di un uomo e/o di una donna. Mani-ere
vuol essere un viaggio cronologico dell'umanità, attraverso la crescita, la
scoperta, il potere della cravatta, la solidarietà e l'inclusione coloratissima
dei costumi e minimal voluti per il suo debutto alla coreografia. Ma lui stesso
ha voluto precisare che
«le mani sono lo strumento principale della nostra vita e
raccontano chi siamo, quello che abbiamo vissuto. Le mani esprimono quello che
le parole non dicono e danno forma alle idee. Mani che raccontano le età della
vita, idee ed ideali, mani che descrivono l’orrore che la violenza suscita e
riportano alla mente azioni dure e spietate come quelle della violenza sulle
donne. Mani che non alzano muri ma li abbattono e che costruiscono ponti fra
diversi popoli del mondo, mani che accolgono e non respingono, mani che si
stringono attorno ad altre mani. Il tutto narrato attraverso il movimento del
corpo ed ovviamente delle mani.»
Mani rappresentate in scena da Luigi Pagano, Angela Alfano, Andrea
Capoluongo, Clarissa Miceli, Arianna Volzone, Alfonso Donnarumma, Sara
Corvo, Sabrina Mastrangelo e Lucia Pellegrino nel
coordinamento coreografico di Alfonsina Beatrice,
laureata all'Accademia Nazionale di Danza ma con un passato dai forti connotati
contemporanei in Portogallo e con un'altra eccellenza campana quale Adriana Borriello. Lo spettacolo sarà replicato al Teatro Eduardo
De Filippo di Arzano il prossimo 8 aprile.
Il portale http://www.morfoedro.it/ non è da ritenersi
responsabile per cambiamenti di programma, per errori di stampa od omissioni di
qualsiasi tipo e per il contenuto dei siti esterni accessibili tramite
collegamenti forniti come semplice servizio agli utenti della rete.
|