Töt ché[1]

Èl ciàs èl ga piàs miå.

A ólte èl suspìrå

a ólte 'l dórmå.

E quan chè 'l rèchiå

èl pöl miå fa sènså de strülüśer.

Mé fó sìto e scùlte:

sa sa mai chè l'è dré

a dim àrgotå de bèl fés.

 

L'è töt ché 'l mé cör.

 

Tutto qui

[Traduzione letterale]

Il chiasso non gli piace.

A volte sospira

a volte dorme.

E quando ha un periodo di tregua

non può fare a meno di luccicare.

Io sto zitta e ascolto:

si sa mai che mi stia dicendo

qualcosa di bellissimo.

 

È tutto qua, il mio cuore.

 

Tutto qui

[Metamorfosi poetica]

Il chiasso non gli piace.

A volte sospira

a volte dorme.

E quando c'è tregua

non può farne a meno e luccica.

Io, zitta in ascolto:

si sa mai che stia sussurrando

qualcosa di stupendo.

 

È tutto qua, il mio cuore.



[1] La poesia è stata scritta in dialetto ghedese, seguendo i criteri di trascrizione fonetica e di accentazione tonica descritti in Celeste Chiappani Loda, A Ghét sa parlàå isé. A Ghedi si parlava così. Studio dialettologico, dattiloscritto, pp.12-14.

Al testo originale seguono una traduzione letterale e una trasformazione poetica. La prima ha lo scopo di rendere comprensibile il testo dialettale, mentre la seconda di creare una versione poetica in italiano. L'operazione è stata applicata alle altre poesie citate in fondo a questa pagina.


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