maggio 2005
La Sua formazione.
Ho sempre voluto
fare l'attrice. Ricordo che in seconda elementare vennero dei produttori
cinematografici a scattarci delle foto, perché cercavano una bambina per la
protagonista di un film. Purtroppo mia madre considerava molto 'sconveniente'
la professione di 'attrice' e m'impedì di partecipare ad un'altra selezione a
Roma, dopo che dalle foto mi avevano scelto insieme con una mia compagna.
Dimenticai nel mio cuore questa passione, finché un giorno - avevo già 21 anni
- incontrai quell'attore straordinario che era anche il doppiatore del tenente
Colombo, Giampiero Albertini. Parlai a lungo con lui, confessandogli la mia
passione segreta, certa che mi avrebbe capito. Così fu. Mi diede coraggio e decisi
di iniziare a studiare. Ho iniziato facendo corsi di dizione, recitazione,
stage teatrali e lezioni private con un altro grande attore Gianni Mantesi,
doppiatore del mio idolo adolescenziale: il patologo legale dott. Quincy.
Ancora oggi quella del patologo è una professione che mi affascina molto.
Lei si definisce
"attrice doppiatrice". Che differenza c'è tra l'attore e il
doppiatore?
Nel mio sito, è
vero, mi definisco "attrice doppiatrice", ma è solo una definizione
tecnica che tra l'altro non amo per niente. Per gli addetti ai lavori
doppiatrice significa che so lavorare in sinc. Nella realtà un attore è in
grado di entrare in sala di doppiaggio e doppiarsi o doppiare qualcun altro.
Purtroppo in Italia c'è molta confusione su questo argomento. Tantissime volte
mi hanno chiesto come si fa a diventare 'doppiatori' e tutte le volte la mia
risposta 'bisogna studiare recitazione ed essere attori' ha suscitato uno
stupore 'imbarazzante'. Come doppiatrice considero questa
"specializzazione" solo una delle tante qualità artistiche della mia
professionalità che è comunque basata sulla capacità di 'recitare' a tutto
campo.
Quali possibilità di
lavoro dà la professione del doppiatore?
In un paese come
l'Italia, dove non c'è abitudine all'ascolto in lingua originale, tutto è
doppiato. Quindi per i 'doppiatori' c'è molto lavoro. Ma nello stesso tempo ci
sono anche molti doppiatori. I campi sono tanti: cinema, cartoni animati,
televisione, radio, pubblicità, videogiochi, cd-rom e audiovisivi. Vorrei
comunque ricordare che è solo a Roma che sono doppiati i film di circuito
nazionale (quelli che vanno nelle sale cinematografiche per intenderci).
La capacità di
memorizzare per un attore: quali sono i trucchi del mestiere?
Non credo esistano
trucchi particolari. Certo per un attore può essere più semplice memorizzare
una parte, perché la contestualizza anche dal punto di vista fisico. Per
capirci: un bambino che deve imparare una poesia, probabilmente ha come unico
scopo quello di memorizzare una serie di parole senza sapere che può farle
proprie; un attore impara una parte facendola sua, associando ad ogni singola
parola, un gesto, uno sguardo, un movimento. Le parole che impara a memoria
nascondono delle emozioni che l'attore interpreta rivelandole. Forse è questo
il vero trucco del mestiere. Ho insegnato a mia figlia Angelica Aurora che può
'vedere' le poesie che deve imparare a memoria e questo l'ha molto aiutata.
Il successo di un film
doppiato quanto è da imputarsi ad un doppiatore?
Che domanda
difficile! Non so rispondere a questa domanda. Diciamo che se parliamo di film
straordinari con bravissimi attori doppiati da altrettanto bravi doppiatori il
successo è di tutti. Anche di quelli che lavorano dietro le quinte del film.
Per film mediocri a volte la bravura dei doppiatori è determinante.
Qual è stata la Sua
esperienza più gratificante?
Quando sono stata
negli Stati Uniti a lavorare. Lì ho capito che tutto quello che è spettacolo è
professionalità, non c'è improvvisazione o pressappochismo. Si aspettano che tu
sia un attore e ti trattano anche con il rispetto che un professionista merita.
Il risultato finale del tuo lavoro deve essere eccellente e tutto è finalizzato
a questo. Tutto il resto, compreso il budget, è in secondo piano.
Quali, tra i campi in
cui Lei lavora (doppiaggio di cartoni animati, pubblicità, speakeraggio, voce
su microchip all'interno di giocattoli, eccetera), è quello che Le dà maggior
soddisfazione?
Tutti. Mi considero
molto fortunata a fare questo lavoro.
Quali attori famosi
Lei ha conosciuto e che cosa Le hanno dato in termini di crescita
professionale?
Innanzi tutto quelli
di cui parlavo prima, ma anche tanti altri. Ricordo con molta nostalgia il
periodo in cui si faceva la 'radio' negli studi di produzione della Rai
Radiotelevisione Italiana di Milano, in Corso Sempione. Si registravano le
'radio commedie' e erano chiamati gli attori da tutta l'Italia. Parlo di Franco
Graziosi, Omero Antonutti, Pietro Sammataro e tanti altri. Ho imparato molto da
tutti, anche solo ascoltando le loro interpretazioni. Negli studi, seduti
intorno ad un tavolo, leggevamo i nostri copioni e interagivamo uno con
l'altro. Il regista aggiustava i personaggi fino a dare vita ad una vera messa
in scena teatrale, radiofonica. Ho un bellissimo ricordo di quei tempi.
C'è una cosa che non
ha ancora fatto e che vorrebbe fare?
Parlando di sogni
vorrei poter girare anche una sola scena in un film di Francis Ford Coppola o
di Quentin Tarantino. Per i desideri più terreni mi piacerebbe lavorare con
Carlo Verdone e Antonio Albanese.
Spesso si dice che non
ci sono più attori come quelli del passato. Che cosa ne pensa?
Non sono d'accordo.
Per fortuna "Le cose cambiano" per citare un film del commediografo
David Mamet interpretato da quell'attore straordinario che era Don Ameche. E
nel cambiamento vedo sempre qualcosa di positivo, non mi sento attaccata al
passato. Ci sono stati grandi attori, ma ce ne sono altrettanto bravi e
versatili ora. Per non parlare di quanti ancora ce ne saranno…