A tu per tu con la costrizione
Rieducazione coreutica con la coreografa Carmen Castiello, quattro danzatrici professioniste e sei detenute
Succede a Benevento nel 2020
Odette Marucci.
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Sulla scia di depressione e morte causate dal covid-19, ci
piace riportare una storia in controtendenza con la coreografa beneventana Carmen Castiello,
protagonista in un percorso di rieducazione coreutica a tu per tu con sei
detenute.
Un’esperienza che ha appassionato così tanto l’artista, da
scriverne fiumi d’inchiostro, che la critica specializzata della danza ha
seguito con gran partecipazione. Per tre mesi la direttrice artistica del
Balletto di Benevento ha seguito un gruppetto di sei detenute con finanche uno
spettacolo conclusivo dall’inequivocabile titolo di Oblivion. Un percorso ad ostacoli
che ha evidentemente sorpreso tutte le protagoniste, con un turbinio di
emozioni trasversale alle cose fatte e pensate, di cui la detenuta tunisina
Ines ha scritto un pensiero di proprio pugno:
Le sensazioni che provo quando danzo ed ascolto sono: chiudo
gli occhi e sento il mio corpo ondeggiare e ricordo quando io e mia sorella da
piccole ballavamo… Le nostre risate! Per pochi minuti
mi sento nel mio paese e sento il mare e con la mente sono lì.
L’esperienza vissuta nella casa circondariale della città
sannita ha avvicinato la Questura alle donne più sfortunate, con un percorso
immaginifico di cui la coreografa Carmen Castiello ha
riportato i tratti salienti:
Iniziavamo a lavorare solo sull’ascolto della musica, poi
dei rumori e suoni “dimenticati” come il mare ed il vento, i ricordi e la
malinconia, un percorso attraverso il quale svanivano i nostri confini per dare
spazio ad un viaggio in cui affiorava la paura di dimenticare la vita ed essere
dimenticate. La paura di dimenticare ed essere dimenticate mi lasciava una
profonda angoscia! Lo spazio della reclusione, del castigo e della riflessione,
uno spazio ristretto nella possibilità di svolgere esperienze, dove la
percezione del tempo si estende a tal punto da non coincidere più con il tempo
reale. L’esperienza della danza attraverso il laboratorio del movimento e della
musica dava loro immediatamente la possibilità di appropriarsi di uno spazio
interiore e di liberarsi, approdando ad una sensazione di libertà. Lavorammo
intensamente ed ininterrottamente, sostenute dalla presenza delle quattro
danzatrici volontarie della Compagnia Balletto di Benevento, Odette e Giselle Marucci, Ilaria
Mandato e Lucrezia Delli Veneri. I loro movimenti si
amalgamavano e diventavano un corpo solo per la loro capacità di mettersi in
gioco, di comprendersi grazie alla musica dell’Orchestra cosicché i loro volti
diventavano più distesi, sembravano riappropriarsi della propria femminilità. Oblivion era il
titolo della performance, titolo introspettivo e struggente che si riallacciava
al concetto della paura di dimenticare ed essere dimenticati da chi e da dove
eravamo partite. Un pensiero triste che si trasforma in danza: riuscire a fondere
un sentimento profondo, dolce e triste con l’istintualità
della danza per potersi ritrovare.
Un progetto dalla durata trimestrale ma che ha scritto nel
cuore delle protagoniste una nuova storia dal lieto fine seppur all’interno di
un carcere! Proprio sulla scorta del CPDRC, il collettivo filippino di
Detenzione e Centro di Riabilitazione, nel carcere di massima sicurezza di
Cebu, dove i prigionieri eseguono coreografie come parte del loro esercizio
quotidiano e della riabilitazione, e molti dei loro spettacoli sono realizzati
e pubblicati on line, divenendo nel tempo
appuntamenti di altissimo successo. Byron F. Garcia, il consigliere per la
sicurezza ufficiale al governo di Cebu, ha creato questo programma di routine
riabilitativa attraverso lo studio quotidiano di coreografie. Programma che è
partito con 967 detenuti per arrivare a 1500! Garcia afferma:
Questo protocollo terapeutico della danza e della musica ha
lo scopo di ridare dignità alle persone che soffrono lo stigma della
carcerazione e ripristinare l'autostima nei detenuti, sovente alienati dalla
società. La musica e la danza terapeutica sono pensate per aiutarli a far
fronte alla loro depressione e ansia, migliorare il loro benessere come
passaggio attraverso una fase di transizione e di reintegrazione nella società.
La musica è un protocollo di guarigione dei loro di disturbi emotivi e
psicologici e dei traumi causati dal reato o dalla carcerazione.