“Il mio artista preferito? Edward Hopper!”

Uno shooting per coloro che l'arte ce l'hanno dentro. E lo vogliono dire

Annuncio della mostra di Edward Hopper. Il quadro è Second Story Sunlight, 1960, olio su tela, 101,92x127,48 cm, Whitney Museum of American Art, New York, Purchase, with funds from the Friends of the Whitney Museum of American Art 60.54 © Whitney Museum of American Art, N.Y.

Oggi, 3 luglio 2009, dalle 10 alle 21, in piazzetta Reale di Milano, chi considera il pittore Edward Hopper il proprio artista preferito, ha potuto dirlo da testimonial. Partecipando, cioè, alla campagna fotografica promozionale della mostra che si terrà a Palazzo Reale dal 15 ottobre 2009 al 24 gennaio 2010. È bastato affidarsi all'obiettivo di Pierluigi Siena, giovane fotografo fiorentino, per farsi ritrarre con un quadro del pittore statunitense. Gli scatti verranno montati in un video e proiettati all'interno della mostra; i cinque ritratti più espressivi, invece, saranno pubblicati sul materiale promozionale.

Una campagna di comunicazione innovativa, dunque, per sottolineare che l'arte non è privilegio di pochi, ma patrimonio di tutti.

La prima grande mostra di Edward Hopper in Italia

Fonte: http://www.arthemisia.it/index.php?IDC=3

Edward Hopper (1882-1967) è il più popolare e noto artista americano del XX secolo: pittore della vita quotidiana, delle solitudini umane e dei paesaggi, è certamente il riconosciuto caposcuola del Realismo americano.

Grazie ad Arthemisia, a Milano prima (15 ottobre 2009 – 24 gennaio 2010) e a Roma subito dopo (16 febbraio – 13 giugno 2010), approderà la prima grande mostra di Edward Hopper.

La mostra milanese è promossa dal Comune di Milano e dalla Fondazione Roma - cui va riconosciuto lo stimolo iniziale al progetto - uniti per la prima volta in una partnership culturale, con il Whitney Museum of American Art, la Fondation Hermitage di Losanna e Arthemisia.

La mostra è curata da Carter Foster, curatore e conservatore del Whitney Museum. La storia del Whitney Museum of American Art e dell’artista Edward Hopper sono intrinsecamente legate: la prima mostra personale di Edward Hopper, nel 1920, si tenne al Whitney Studio Club. Nel corso degli anni il Whitney ospitò varie mostre dell’artista, tra cui quelle memorabili del 1950, 1960 e 1984.

Dopo la morte di Hopper, nel 1970, la vedova Josephine lasciò proprio al Whitney Museum tutta l’eredità dell’artista, in suo possesso: oltre 2500 opere tra dipinti, disegni e incisioni.

In mostra saranno esposte oltre 170 opere tra oli, acquerelli e disegni provenienti principalmente dal Whitney ma anche dai più importanti musei americani.

La narrazione antologica sarà accompagnata dall’approfondimento sul metodo di lavoro di Hopper – estremamente complesso e rigoroso – grazie all’accostamento dei disegni preparatori alle opere finite.

Questa visione svela quanto il “realismo hopperiano” sia spesso il frutto di una sintesi di più immagini e situazioni colte in tempi e luoghi diversi e non una semplice riproduzione dal vero.

Suddivisa in sette sezioni, la mostra ripercorre tutta la produzione di Hopper dagli anni in cui studiava a Parigi - con il capolavoro di questo periodo Soir Bleu - fino al periodo “classico” e più noto degli anni ‘30, ‘40 e ‘50. Tra i capolavori in mostra: Cape Cod Sunset, Second Story Sunlight e A Woman in the Sun.

La mostra sarà arricchita di un importante apparato biografico e storico, in cui verrà ripercorsa la storia americana dagli anni ’20 agli anni ’60 del XX secolo: la grande crisi, il sogno dei Kennedy, il boom economico, ecc.

Un’occasione dunque anche per capire di più e meglio l’America di Barak Obama.

Nel catalogo, edito da Skira, i saggi di: Carter Foster, Carol Troyen, Sasha Nicholas, Goffredo Fofi, Demetrio Paparoni, Luigi Sampietro.

 

Uffici stampa:

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