InterventiLilli Alù (Moderatore) 2007-01-14 20:38 Si inizia presto (in genere a 18 anni e dopo anni e anni di studio e fatica) ma, in Italia, si va in pensione troppo tardi (a 52 anni). La carriera di un ballerino è logorante e faticosa, richiede un enorme dispendio di energie, sacrifici di vita sociale, il mantenimento costante di una forma che consenta di essere sempre al meglio, lo studio costante dei passi in modo da essere sempre ben allenati, il controllo della propria linea, una disciplina costante su se stessi. Il lavoro che viene da loro svolto può essere equiparato a quello di un atleta e si sa che un atleta oltre una certa età non può più essere competitivo. Eppure tutto questo non basta per i nostri legislatori che ritengono ancora idonei per le scene danzatori che a quell'età si possono utilizzare solo per comparsate. Le compagnie dei nostri Teatri sono ormai superpopolate da ballerini e ballerine alla fine del loro ciclo e diventa difficile, con la congiuntura finanziaria che c'è, dare spazio ai giovani. Le scelte a questo punto sono due: o gonfiare ancora di più gli organici, alla faccia dei costi conseguenti, inserendo nuove leve ovvero estinguerli lentamente sino all'esaurimento. Non sarebbe meglio invece far concludere con un adeguato trattamento pensionistico la carriera dei danzatori a 40 anni? A quell'età si è ancora giovani e ci sono mille altri modi per rimanere ancora occupati, se si vuole, nell'ambiente. Che ne pensate? Gloria Chiappani (Amministratore) 2007-02-11 14:49 Nella sezione Tersicorosofie potete trovare un'intervista sull'argomento che mi rilasciò Gilda Gelati e alcuni interventi di Lilli Alù, moderatore di questo forum. Robertina 2007-07-20 09:23 Lo dice anche Robertino Bolle: Carla eri Bravissima ma non se ne può più!
Scherzi a parte,Carla Fracci è uno dei più grandi talenti Italiani ma ha dato già tutto ciò che poteva dare all'arte… Cioè moltssimo! A questo punto sarebbe meritata la pensione… No? Lilli Alù (Moderatore) 2007-07-20 09:54 Il problema non è per le "star". Tutto sommato loro hanno un carisma che si portano dietro e che alcune continuano a sfruttare dopo anni di gloriosa, ma anche ben remunerata, vita artistica. Anch'io mi sento un pò presa in giro quando vedo la Fracci in scena a oltre 70 anni ma mi rendo conto che mentre per qualcuna (vedi Alessandra Ferri che apprezzo tantissimo per la sua decisione di lasciare il palcoscenico mentre è all'apice della sua carriera) è più importante essere ricordata al suo massimo livello per l'altra vince il proprio "io" che non vuole arrendersi all'evidenza. La questione investe piuttosto il grande numero di ballerini che compongono attualmente i corpi di ballo dei teatri italiani. Loro sono degli stipendiati come tanti altri. Non godono di compensi extra, non guadagnano cachet esorbitanti ma sono costretti, pur facendo un lavoro usurante e faticoso, a continuare a ballare (?) fino a 52 anni quando cioè il fisico non risponde in molti casi più come quello di un giovane. Portare l'età per andare in pensione a 40 anni significherebbe svecchiare le compagnie di ballo, dare nuove possibilità di lavoro ai giovani, migliorare l'efficenza del complesso, rendere meno onerosi per i teatri i costi. A lungo andare se si continua a non capire che c'è bisogno di un ricambio costante, finirà che le scelte saranno obbligate: o portare ad esaurimento il complesso senza nuove immissioni ovvero ritrovarsi con costi di gestione enormi in quanto per mettere in scena un balletto in modo decoroso sarà (ma lo è già nei nostri teatri) necessario, oltre a continuare a pagare lo stipendio a chi non è più in grado di andare in scena, fare da 20 a 30 contratti a tempo "determinato" per singola produzione e ciò a scapito anche di una continuità di lavoro che dal punto di vista sia sociale che artistico dovrebbe essere invece la vera e unica scelta da farsi. Gloria Chiappani (Amministratore) 2007-07-21 17:23 Lilli ha illustrato puntualmente il problema. |