Il cacciatore di libri e la sua prima donna di stanza davanti al Dal Verme
20 maggio 2006
Sono anni che la vedo: è infatti nel 1992 che Virginia
Matrone ha aperto, nel milanesissimo largo Cairoli, il suo chiosco di libri
vecchi e antichi.
Virginia
Matrone e Sandro Pizzi davanti al chiosco di libri.
Foto
Gloria Chiappani Rodichevski
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L'idea di intraprendere questa attività è scaturita in
modo naturale dalla passione di Virginia per i libri. Mentre il marito, Sandro
Pizzi, partecipa ai mercatini dell'antiquariato nella zona dei Navigli e alla
Fiera di Sant'Ambrogio in seno alla quale detiene il primato di anzianità
d'esposizione.
Questo pomeriggio sono dotata di macchina fotografica e,
passando in largo Cairoli, mi fermo presso il chiosco per chiedere ai coniugi
Pizzi il permesso di ritrarli con l'apparecchio digitale. Permesso che mi
accordano di buon grado. Da ciò ad un'intervista, il passo è breve.
Signora, che tipo di libri si possono trovare nel Suo chiosco?
Libri vecchi e
antichi.
Si occupa pure di collezionismo?
No, anche se devo
ammettere che quando mi passano per le mani certi libri antichi, li porto a
casa e da lì non escono più!
Perché ha deciso di aprire un chiosco di questo tipo?
Perché amo i libri! Il libro è vissuto, ha una sua storia
carica di emozioni. Mi piace tenere in mano i diversi volumi, osservarne la
fattura. E leggerli, naturalmente. Io i libri me li abbraccio pure! E poi,
occupandosi di questo prodotto, si ha occasione di imparare molto sul suo
sviluppo, dalla nascita ai nostri giorni.
Il Suo lavoro deve piacerLe molto: lo leggo nel sorriso
illuminato con il quale accompagna le Sue risposte.
Sì, lo faccio con
grande passione!
La posizione del Suo chiosco, in largo Cairoli, davanti al
teatro Dal Verme, mi pare particolarmente favorevole.
Sì, comunque la
clientela affluisce anche grazie ai contatti che ha mio marito durante le fiere
e i mercatini cui partecipa.
Signor Pizzi, si senta chiamato in causa.
Virginia Matrone mostra il libro con il disegno autografo
di Dario Fo.
Foto Alexandre Rodichesvki
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Certo, c'è uno
stretto contatto tra il chiosco e la mia presenza a mercatini e a fiere. Alle
persone che mi contattano do come punto di riferimento il chiosco di mia
moglie. Lei raccoglie tutte le richieste dei clienti. Alcune non riesce a
soddisfarle subito, ma non è detto che prima o poi il libro che essi cercano
non le passi tra le mani. Se questo capita, Virginia telefona a chi gliel'aveva
chiesto, magari anche dopo un paio d'anni: può immaginare la sorpresa del
richiedente per tanta tenacia! Sono molte le persone che conoscono questo
chiosco grazie al passaparola, perciò ci lascia il proprio recapito anche chi
ha qualche soffitta da svuotare.
Quanti libri possedete?
Circa
quattordicimila. Quattromila li teniamo qui nel chiosco, mentre gli altri
diecimila li teniamo in magazzino.
Quale tipo di libri è destinato al magazzino?
I tascabili e le
enciclopedie per bambini del dopoguerra: l'editoria del dopoguerra ha subito
uno sviluppo enorme.
Mi diceva che acquisite i libri perlopiù dallo svuotamento di
soffitte.
Sì. Su mille libri
acquistati solo due-trecento sono utili per la vendita nel chiosco, mentre gli
altri li regaliamo a qualche istituto assistenziale (come l'Unione ciechi).
Oppure li esponiamo nei mercatini proprio per smaltire il magazzino a poco
prezzo.
Vedo che nella vetrina del chiosco non ci sono solo libri.
Il
disegno autografo di Dario Fo.
Foto
Alexandre Rodichesvki
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Si riferisce a
queste? Sono cartoline: tra le pagine dei libri sono conservate spesso
cartoline o biglietti particolari. Trovo molte cose interessanti anche quando
svuoto le soffitte. Pensi che possiedo il primo numero della Domenica del
Corriere, che è datato 1899. Ho, inoltre, il primo numero della Cucina
italiana del 1929. Nelle soffitte si trova davvero di tutto! Ho visitato le
soffitte del figlio del professor Hazon, del nipote di Attilio Fermi, cugino di
Enrico... Da quest'ultimo ho ritrovato progetti di fognature e tram milanesi
dell'inizio del secolo scorso e libri antichi. Acquisto anche intere
biblioteche. A me piace autodefinirmi un cacciatore di libri: me li vado a
cercare come un archeologo. Comunque, da quando Virginia ha aperto il chiosco,
lei è la prima donna!
Signora, di quale affettuosa galanteria è stata fatta oggetto!
Potrei intitolare il mio articolo "Virginia, la prima donna di largo
Cairoli, e il cacciatore di libri." Oppure, più poeticamente, e visto il
profondo amore che Lei porta al Suo lavoro: "La casa di Virginia ha le
pareti di libri."
Senta, signora, che tipo di clientela frequenta il Suo
chiosco?
Da me vengono un
po' tutti i tipi di persone: professionisti, operai, impiegati, giornalisti,
agenti di borsa, studenti, prestigiatori in cerca di libri particolari sulla
magia...
Tra i giornalisti?
Giuliano Ferrara.
Poi sono venuti Paolo del Debbio e Bruno Lauzi. Anche Leo Gullotta è capitato
qua: essendo siciliano, cercava libri su Vittorini. Umberto Eco, invece, mi ha
chiesto se avevo vecchi libri tedeschi illustrati per bambini: la moglie è
infatti tedesca.
Nomi di fama.
Eh, sì. Ma c'è
anche Dario Fo.
Che cosa Le ha chiesto?
Doveva tenere una
conferenza su un pittore, perciò mi ha chiesto materiale sull'argomento. È
stato divertente, sa? Io mi trovavo all'interno del chiosco quando mi sono
sentita chiamare: "Virgiiiniaaa!" Mi sono domandata chi mai mi
volesse. Ho alzato la testa e ho visto Dario Fo. Egli si era fermato nel
chiosco di fronte al mio, ma, non avendo trovato quello che cercava, è stato
inviato da me. Io avevo nel chiosco un libro scritto da lui, perciò sono andata
a prenderlo e ho chiesto una dedica. Aspetti: glielo faccio vedere.
Una dedica con disegno, a quanto vedo.
Sì. Per me è un
bel ricordo e questo libro non ho nessuna intenzione di venderlo. E lo conservo
sempre qui, nel chiosco, perché mi tiene compagnia.