Beatrice Cazzaniga: Solitudine condivisa II dalla
serie Solitudine.
Bronzo fusione a cera persa, cm 21x12x8.
Per
gentile concessione della scultrice
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Ho (re)incontrato Beatriz
Dieci anni? Di più: forse dodici, ma non lo rammento
esattamente.
Non amando affidarmi con scarsi risultati alla memoria, e
volendo - per contro - una risposta precisa, sfilo dalla mia libreria il
catalogo Beatrice Cazzaniga. Sculture - disegni, curato, in occasione di
una mostra della scultrice, dalla Cassa rurale ed artigiana di Barlassina (ora
Banca Credito Cooperativo) e cerco la data: 1993. Ecco: con Beatrice Cazzaniga
ci conoscemmo l'anno prima, dunque sono passati quattordici anni.
Allora Beatrice (che vive da oltre cinquant'anni in
Argentina, dove è attiva come docente universitaria ed artista) era in Italia
per esporre sculture (terracotta, bronzo) e disegni e per tenere conferenze. Ci
conoscemmo, ci frequentammo seppur brevemente e la sua arte mi ispirò alcune poesie
in lingua spagnola che ella fece pubblicare anche in traduzione italiana ed
inglese. Poi lei tornò nella sua seconda patria e ci perdemmo di vista, anche
se, lungo tutti questi anni, non si spensero il ricordo e il desiderio di
rivederla.
Ma la vita ci riserva a volte gradevoli sorprese. La scorsa
settimana squillò il telefono, a casa mia: a distanza di quattordici anni la
voce di Beatrice stava riempiendo la cornetta. La conversazione che seguì fu
improntata ad una naturalezza che - dopo quasi tre lustri e una frequentazione
breve - aveva dell'incredibile.
Beatrice (o Beatriz, come qualcuno la chiama; io stessa amo
a volte farlo) mi disse di trovarsi in Italia, mi raccontò i suoi attuali
impegni artistici e didattici e mi spiegò che la domenica successiva sarebbe
stata inaugurata a Palazzo Rezzonico di Barlassina, comune brianzolo e sua
città natale, una mostra dal titolo "Sulle orme della natura",
comprendente una selezione delle sue ultime opere.
La domenica mi reco dunque al vernissage. Giungo con
mezz'ora d'anticipo a Palazzo Rezzonico. Beatrice sta passando in rassegna le
sculture poste sui piedestalli, controllando che tutto sia a posto. La chiamo,
si volta, ed eccoci l'una di fronte all'altra: ad entrambe non sembra che sia
passato tanto tempo. Ci abbracciamo. E prima dell'inizio del vernissage
ci accomodiamo in una saletta adiacente la mostra: riesco così ad intervistarla con un certo agio.
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