Sogno di una notte di mezza estate
23 gennaio 2005
Il Sogno con la Compagnia di Balletto della Scala. 1
Shakespeare e Balanchine. 1
Dietro le quinte. 2
Gilda
Gelati e Mick Zeni nel Sogno di una notte di mezza estate di George
Balanchine.
© Foto Teatro alla Scala
|
Dal 9 al 23 gennaio 2005 è stato rappresentato al Teatro
degli Arcimboldi il Sogno di una notte di
mezza estate, con musica di Felix Mendelsshon-Bartoldy e coreografia di
George Balanchine, ripresa da Patricia Neary e da Sara Leland. L'Orchestra del
Teatro alla Scala è stata diretta da Paul Connelly.
I protagonisti della rappresentazione del 23 gennaio sono
stati Gilda Gelati (Titania), Mick Zeni (Oberon), Riccardo Massimi (cavaliere
di Titania), Maurizio Licitra (Puck), Laura Caccialanza (Elena), Deborah
Gismondi (Ermia), Vittorio D'Amato (Demetrio), Gianni Ghisleni (Lisandro),
Raffaella Benaglia (Ippolita), Matteo Buongiorno (Teseo), Camillo di Pompo
(Bottom), Maria Francesca Garritano (una farfalla). Il pas de deux del secondo atto è stato danzato da Gilda Gelati con
Francesco Ventriglia (sostituto, quest'ultimo, di Alessandro Grillo,
infortunatosi). Hanno partecipato inoltre gli allievi della Scuola di Ballo
dell'Accademia del Teatro alla Scala.
È nel 2003 che il Sogno
è stato ottenuto in esclusiva europea dalla compagnia di Balletto della Scala
per celebrare il centenario della nascita di Balanchine. La compagnia scaligera
si è fatta perciò apprezzare non solo in Europa ma anche in Brasile, attraverso
tournée che hanno ottenuto un grande
successo. Le scene e i costumi di Luisa Spinatelli (scenografa che si dedica
alternativamente a prosa, lirica e balletto) hanno sicuramente contribuito a
tale successo, poiché il suo lavoro ha rivitalizzato il Sogno balanchiniano.
Non posso che definirla smagliante, la rappresentazione
scaligera del Sogno. E non solo
grazie al sapiente gioco con cui il coreografo russo ha saputo affiancare la
realtà e l'affascinante onirismo del mondo de "the little people", ma
anche grazie al lavoro della citata Luisa Spinatelli, che ha improntato la
coreografia balanchiniana alla forza dei colori. Intrigante il costume di
quello "spiritello mattùgiolo"
di Puck; accattivanti le calzamaglie e le alucce di elfi e di fate, indossate
dagli allievi della Scuola di Ballo; splendida la scena finale, ambientata nel
bosco visitato dalle lucciole, nel quale l'ordine è stato ricomposto dopo gli
scombinamenti delle coppie e le magie operate dal "fior dell'amore svagato".
Tra gli interpreti principali mi risulta difficile scegliere
coloro che sono degni di nota, dato che tutti hanno mostrato la loro capacità.
Oltre all'indiscussa bravura della regina e del re delle fate (Gelati-Titania e
Zeni-Oberon), voglio segnalare la verve delle
due coppie di amanti ateniesi (Caccialanza e D'Amato, Gismondi e Ghisleni) e la
perizia di Camillo di Pompo, ricordare il lirismo di Gelati e di Ventriglia nel
pas de deux del secondo atto e
sottolineare lo splendido Maurizio Licitra, che il pubblico ha accolto alla
fine sia del primo sia del secondo atto con applausi nutriti. Applausi che sono
stati comunque elargiti a tutta la compagnia. Desidero infine segnalare
Riccardo Massimi il quale ha saputo ben sostenere il proprio ruolo nonostante
avesse un problema al polpaccio.
Non intendo qui darmi il compito di fare una compiuta
trattazione di quale percentuale del Dream
shakespeariano sia rimasta nel Sogno
di Balanchine. Porrò
l'accento solo sul subplot degli artigiani
improvvisatisi attori (che, con le loro goffe ma accattivanti sprovvedutezza e
ingenuità, magistralmente sbalzate dal genio di Stratford, hanno portato il
grande Cesare Vico Lodovici a sottolineare che "quei poveracci […] a quel
che fanno ci credono"). Il subplot
è stato sacrificato, tranne che per
alcuni cenni e per la scena, trasposta interamente nel balletto,
dell'infatuazione di Titania per Nick Bottom, il tessitore con la testa
d'asino. Splendida scena davvero, con un'ottima Gilda Gelati e un calibratissimo
Camillo di Pompo, che hanno suscitato nel pubblico tenerezza e qualche cenno di
garbata ilarità. L'ilarità è scaturita in modo più corposo agli effetti
provocati dall'uso negligente, da parte di Puck, del fiore incantato. La
perizia pantomimica di Licitra è stata notevolissima, tanto da far
perfettamente risultare Puck una sorta di deus
ex machina scanzonato e dispettoso al tempo stesso, bene etichettabile
attraverso le sue stesse parole di autogiustificazione: "[ciò che feci] fu
per errore […]. / La mia innocenza è lampante. / Ma poi che ne sia nato tanto
trambusto / Mi gode il cuore. A questi / Scompigli io ci provo un gran
gusto."
Dopo lo spettacolo, nell'ascensore che ho usato per salire a
trovare Gilda Gelati nel suo camerino, ho incontrato Riccardo Massimi, dal
quale ho appreso sia della sostituzione di Grillo, sia che lo stesso Massimi
aveva il problema al polpaccio cui accenno sopra.
Giunta presso il camerino della prima ballerina, ho scorto
Mick Zeni con il quale, appena prima che egli prendesse una doccia, ci siamo
scambiati un saluto. Sono poi entrata da Gilda, con cui mi sono successivamente
accompagnata fino all'uscita del teatro e da cui ho raccolto questa
dichiarazione:
"Amo moltissimo il Sogno
di una notte di mezza estate e sono contenta di ballarlo: si tratta di un
balletto balanchiniano con una storia, che perciò si differenzia dai lavori
astratti dello stesso coreografo, come Apollon
Musagète ed Agon. Al ruolo di
Titania sono affezionata, anche perché abbiamo portato il Sogno in varie tournée:
dall'esperienza stupenda di San Pietroburgo al Festspielhaus di Baden Baden,
dal Brasile (San Paolo e Rio) al teatro di Erode Attico ad Atene al Festival di
Aspendos in Turchia. In tali tournée
sono stati apprezzatissimi sia il Sogno sia
la compagnia della Scala. Questa sera ho impersonato Titania ma ho anche
danzato un passo a due nel divertissement
(l'adagio del secondo atto). È la prima volta che la stessa ballerina fa i due
ruoli. Normalmente, infatti, il passo a due non lo balla Titania, però il
nostro direttore Olivieri ha chiesto alla Fondazione Balanchine
l'autorizzazione - ottendendola - di affidare a Titania anche il divertissement."
Al di là delle dichiarazioni
ufficiali, vorrei riferire un particolare che mi ha portato alla considerazione
di quanto sarebbe importante che ognuno di noi non facesse morire il
fanciullino di pascoliana memoria ed informasse i propri gesti a quella
limpidezza di desideri che è propria dei bambini.
La scena in cui Oberon e Titania, attorniati - ciascuno in
un proprio cerchio - dalle fate inginocchiate, l'ho trovata foriera di un
potere tranquillante, suasorio alla calma e al silenzio interiore. Il re e la
regina toccano lievemente ora l'una ora l'altra fata che si alzano per poi
riabbassarsi. Gilda mi ha raccontato che le bambine della Scuola di Ballo le
avevano espresso il desiderio di essere sfiorate tutte e non solo qualcuna a
caso, quindi la prima ballerina ha dovuto usare entrambe le mani per non
escludere nessuna piccola tersicorea ed evitare perciò di deludere un desiderio
così tenero e terso. Personalmente, mi sento di augurare alle piccole allieve
della Scuola di Ballo diretta da Anna Maria Prina, quando diventeranno adulte,
una fulgida carriera, ma soprattutto e prima ancora, di non dimenticarsi mai il
prezioso dono di equità che - richiesto con passione - hanno ricevuto questa
sera.
L'aver narrato questo particolare squisitamente umano, rende
un poco faticosa la prosecuzione del racconto della mia presenza dietro le
quinte. Tuttavia lascio che il dovere abbia la meglio e continuo la mia
cronaca.
All'uscita del teatro ho incontrato nuovamente Mick. Con
quest'ultimo, dopo aver preso accordi per un'intervista che era già stata
programmata, e non prima di essermi accomiatata da Gilda, ho cominciato a
parlare del balletto cui avevo appena assistito. Ne è risultata una breve
intervista monotematica che qui propongo.
Mick, un tuo giudizio sul Sogno.
Il balletto mi piace (stasera è stata la cinquantesima
recita) anche se il ruolo di Oberon non è tra quelli che preferisco, non perché
non sia interessante in sé, ma perché non si riesce, attraverso di esso, ad
esprimersi completamente. Tale ruolo non può essere paragonato a quello di un
Romeo. Se impersoni Oberon ti esprimi in modo più tecnico che interpretativo.
Con Romeo o anche con Onegin puoi invece tirare fuori la tua interiorità.
Come Onegin devo dire che sei stato assai pregnante. So che
prediligi i ruoli drammatici.
Sì. Il Sogno è
comunque un balletto importante perché tutta la compagnia può danzare. Balletti
di questo tipo occorrono, intendo dire, perché se tutta la compagnia (parlo
anche dei solisti e del corpo di ballo) danza poco, rischia di avere un calo
fisico. Certamente non si può continuare soltanto o a lungo con il balletto di
cui stiamo parlando, altrimenti diventa routine
e dietro le quinte sentiresti un po' tutti dare segni di insofferenza. Gli
esperti hanno detto che questo spettacolo è calzante per la compagnia della
Scala perché ci sono le forze per produrlo in autonomia: bastano i componenti
della compagnia e non c'è la necessità di chiamare ospiti esterni.
Be', che non ci siano deficienze cui dover sopperire
appellandosi a forze esterne mi pare dia ragione del fatto che la Scala è (l'ho
affermato in altre sedi e per altri motivi, però ci tengo a ribadirlo) un'isola
felice. Ma non voglio trattenerti troppo a lungo, perciò concludo chiedendoti
come hai vissuto le tournée estere
del Sogno.
Molto bene. La nostra compagnia ha fatto parecchie tournée con questo balletto e, soprattutto,
le ha fatte per prima, quindi il pubblico non partiva prevenuto, cioè già stufo
di vedere il balletto. Io preferisco danzare il Sogno all'estero.
Lo preferisci danzare in Europa o nei paesi extraeuropei?
Siete stati ad esempio in Brasile.
Non faccio distinzione.
Perché preferisci l'estero?
Perché è sempre uno stimolo.
A parte la sollecitazione che dà il trovarsi in ambienti
diversi da quelli cui si è abituati, quali altre componenti ci sono per questa
tua predilezione?
Quando sei all'estero vuoi dare il meglio perché ti
interessa che dicano: ecco come lavorano i ballerini italiani!