Intervista a Andrea de Nisco

febbraio 2005

Parlaci della tua formazione. Come si fa a diventare doppiatore e quali possibilità dà questa professione?

Da ragazzo l'amore per le radio private, poi la scuola di teatro e il palcoscenico, senza mai abbandonare un rapporto privilegiato con il microfono. Così è diventata inevitabile la professione di doppiatore a tutto campo: cinema, cartoni, speaker per la televisione, per la radio, la pubblicità, i videogiochi, i cdrom e gli audiovisivi in genere.

Sono convinta che non sia nota la problematica riguardante la figura del doppiatore. Infatti mi è spesso capitato di sentire illazioni del genere: "Non so perché uno non fa l'attore e fa invece il doppiatore. Che cosa gli manca per fare l'attore? Forse non ha la capacità di memorizzare testi troppo lunghi." Andrea, che cosa pensi di queste ipotesi fatte da chi non è stato a corte? È vero che quella del doppiatore è spesso una scelta obbligata (“carmina non dant panem”) o ci sono altre ragioni?

A un doppiatore non manca niente dell'attore, anzi forse ha qualcosa di più: il doppiatore è un attore specializzato, molto specializzato... capace in pochi secondi di esprimere tramite la voce tutti i sentimenti umani dai più profondi alle situazioni più estreme. E poi è una scelta di vita. L'attore di teatro deve andare in tournée, il doppiatore può avere una vita più normale. Un attore recita per mesi sempre lo stesso spettacolo, un doppiatore recita tre, quattro "spettacoli" diversi ogni giorno... se la mattina registra la voce di un personaggio di un film di guerra, a mezzogiorno recita il papà in un commercial tv, il pomeriggio combatte in un cartone animato con i mostri più inverosimili, la sera legge il testo di un libro o narra un'avventura di viaggio per un documentario. Bello, no? Per contro "conosce" un pubblico più piccolo, di addetti ai lavori, che non sempre hanno voglia di dimostrare stima per quello che fa, cosa che invece avviene in teatro con gli applausi degli spettatori in sala.

Accennavo prima alla memoria che per un attore è di fondamentale importanza. Se egli fa ad esempio telefilm a cadenza settimanale o addirittura giornaliera deve imparare una quantità enorme di battute, tanto che a volte ci si domanda quale prodigiosa memoria deve avere. Ci vorresti parlare delle tecniche (e anche dei trucchi) che si usano per memorizzare?

Non è poi così difficile e ognuno ha la sua tecnica. In realtà impari a memoria la battuta che ti serve per la registrazione e poi la dimentichi per imparare la successiva... al punto che a volte non ricordi nemmeno che cosa ha detto negli anelli precedenti. È una memoria istantanea, veloce, che memorizza e cancella una battuta nel giro di pochi secondi...

Quando mi dicono "il mio attore preferito è…" e mi citano un nome straniero, io replico: anch'io lo apprezzo molto, ma lo conosco solo attraverso il/i suo/suoi doppiatore/i. Sono infatti convinta che taluni attori stranieri siano particolarmente pregnanti perché i loro doppiatori hanno una voce adattissima. Un esempio che mi viene in mente ora è Alina Moradei che doppia Angela Lansbury nel ruolo di Jessica Fletcher (mi riferisco al telefilm La signora in giallo): se si cambia doppiatrice la Fletcher non è più la Fletcher.

Hai perfettamente ragione. Ma bisogna sapere che è facile doppiare un bravo attore come è difficile doppiarne uno non molto espressivo. In questo lavoro anche l’adattamento del testo può far molto per trasformare un'opera scadente un prodotto accettabile. Diverso è il doppiaggio dei cartoni animati, dove l'interpretazione dell’attore crea il vero personaggio, ne delinea il carattere, lo fa “vivere”. E ne decreta il successo. Soprattutto quando si lavora con produzioni italiane perché, come avviene in America, prima si registrano le voci, poi di disegna il labiale dei personaggi, quindi l’attore è veramente libero di creare. A me è capitato alcune volte e ti assicuro è una esperienza fantastica.

Tra i doppiatori che hanno prestato la loro voce ad attori famosi, chi conosci personalmente?

Ovviamente conosco tutti i colleghi che lavorano a Milano e con i quali quotidianamente registro, e qualche collega di Roma con cui ho condiviso commercial, videogiochi e programmi televisivi…

Tu preferisci la figura dell’attore cinematografico o quella dell’attore di teatro?

Sono due figure molto diverse. L'attore di teatro non può barare, deve saper recitare o rischia di non mangiare… al contrario quelli cinematografici possono anche non essere capaci, (ci sono tanti esempi nel cinema italiano di persone che prima hanno successo e poi decidono di studiare recitazione), ma devono essere “belli”. Il teatro al contrario non perdona... è più facile per un attore di teatro fare del cinema che il contrario.

Un doppiatore presta anche la sua voce a personaggi dei cartoni animati, a giocattoli, a videogiochi, commenta documentari e non solo. Ci puoi parlare di queste diverse attività? In quale, tra esse, ritieni di esprimere maggiormente la tua personalità?

Ho la fortuna di lavorare come voce di cartoni animati, di giocattoli, di videogiochi e programmi televisivi. Ogni esperienza è una cosa a sé. Se doppi un cartone dipende dal cartone e dal personaggio che ti viene dato: i tempi per la registrazione sono stretti e bisogna essere molto veloci nel creare il carattere giusto. Altre situazioni ti offrono la possibilità di ricerca: si fanno tentativi, prove per inventare il personaggio, cercare un carattere. Per i documentari dipende molto dall'argomento: possono essere più o meno interessanti e ti può essere richiesto più o meno interpretazione, partecipazione alla lettura che può essere distaccata e istituzionale oppure partecipativa. Devo però dire che tutte queste apparenti diverse attività, se eseguite con passione e professionalità da parte di tutti, partendo da te ma anche dalle persone che lavorano con te, dal direttore del doppiaggio al fonico, possono essere gratificanti.

Ti occupi (o ti sei occupato) anche, come attore, di pubblicità televisiva?

Televisiva e radiofonica. Questo è un mondo completamente diverso da tutti. Si può ripetere una battuta anche trenta volte per poi decidere di prendere qualche parola dal primo ciak, qualche parola da un altro e il finale da un altro ancora. La registrazione di un comunicato, che viene poi trasmesso centinaia di volte, deve essere più che perfetta e questo comporta una ricerca spasmodica in infinite versioni, prima di scegliere quella definitiva.

Che cosa si prova a sapere che la propria voce è sparsa in giro, mentre la propria persona fisica rimane nell’ombra?

Agli inizi della carriera fa molto piacere sentire la tua voce registrata a riprodotta dalla televisione o dalla radio. Lo dici agli amici, cerchi di farti conoscere. Dopo qualche anno ti abitui e sono gli altri a farti notare che stai parlando alla tv. Comunque io non sento questo stacco tra la mia voce e il corpo… anzi mi fa piacere pensare che la mia voce sopravvivrà al mio corpo.

Come fai ad entrare subito in sintonia con la parte che devi recitare? Intendo dire che calarsi a freddo in un certo stato emozionale non è cosa facile.

Questa è la bravura del doppiatore. Accumulare tanta esperienza, e tenerla sempre pronta per ogni occasione. È un lavoro di ricerca costante, di memorizzazione di emozioni, sentimenti, da ripescare a comando per essere in grado di emettere l'intenzione giusta. Poi ci sono i direttori di doppiaggio che, come fanno i registi in teatro, ti aiutano e ti suggeriscono le emozioni migliori.

Ci puoi parlare del tuo studio di registrazione?

È una grande passione, che parte da quando ero ragazzo. La curiosità, la magia del risultato, la necessità di espressione libera, non mediata da nessuno mi ha spinto a coltivare anche l'interesse strettamente tecnico della registrazione. Ho imparato ad apprezzare il lavoro dei fonici che mi registrano e che possono far molto per rendere la registrazione ancora più bella. E poi una grande opportunità di lavoro in più.

Qual è stata la cosa che, nella tua vita professionale, ti ha dato fino ad ora la più grande soddisfazione?

Non amo le classifiche, e sono sempre soddisfatto quando faccio qualcosa di nuovo o mi cimento con successo nell’interpretazione di una registrazione, che sia strettamente attorale, pubblicitaria o documentaristica. Non so quindi identificare nella mia vita professionale qualcosa di particolare. Per fortuna ho ancora molta passione per quello che faccio, nonostante gli anni e i ritmi di produzione sempre più stressanti.

E la cosa che non hai ancora fatto e che vorresti fare?

In quasi ventitré anni di carriera ho fatto quasi tutto, compreso doppiare dall'italiano l'inglese! Ho doppiato film, soap opera, cartoni animati belli e brutti, programmi televisivi di ogni sorta genere, da Dj Television, ai servizi giornalistici del TG5, ma forse quello che mi manca è poter doppiare un bravo attore, in una parte difficile, in un film di successo, con a disposizione tutto il tempo necessario per realizzare quello che sento giusto… ma questa è un’altra storia.