Lettera aperta ai vegetariani: verso il veganismo
Questa lettera è indirizzata a chi è vegetariano per motivi
etici, ma non ancora vegano. Cosa voglio trasmettervi, in queste pagine? Voglio
convincervi a diventare vegani, ve lo dico subito. Voglio spiegarvi perché lo
sono diventata io, nella speranza che gli stessi meccanismi di pensiero e di
empatia funzionino anche in voi. Forse pensate che sarebbe più utile convincere
i carnivori a diventare vegetariani, piuttosto. Può essere. Lascio questo
compito a chi è più bravo di me nel confrontarsi coi mangiatori di animali. Un
compito importante, per salvare delle vite. Io cercherò invece di comunicare
con voi, che siete più simili a me, che sentite, come me, orrore e rabbia al
solo pensiero che un animale possa essere ucciso, angoscia e furore per gli
allevamenti, i pescherecci, i macelli. Così possiamo ragionare su basi comuni.
E questo è un compito altrettanto importante, perché si tratta, anche in questo
caso, di salvare delle vite.
Io sono stata vegetariana per nove anni. Non vi spiego i
motivi, perché sono gli stessi vostri. Credevo che non sarei mai diventata
vegana. Non è necessario, pensavo. Quello che voglio è non uccidere. E
consumando latte e uova non si uccide nessuno. È vero che c'è dello sfruttamento
dietro gli allevamenti di galline ovaiole e mucche da latte. Ma il problema,
allora, è cambiare i metodi di allevamento, di trattamento degli animali. Non è
la produzione in sé di latte e uova, il problema. È il metodo. Quindi, in linea
di principio, mangiare questi alimenti non è sbagliato. Perché, comunque, non
uccide. Devo dire che forse, anche fosse vero che il consumo di latte e uova
non uccide gli animali, questo ragionamento non sarebbe stato molto valido,
perché occorre comunque dissociarsi e non contribuire allo sfruttamento, quando
esiste. Ma questo è quel che pensavo, e ne ero convinta. Forse anche molti di
voi ne sono convinti, e, per essere più in linea coi propri principi, consumano
solo uova di galline allevate a terra, o di piccole fattorie, e latte di
allevamenti non intensivi.
Purtroppo, purtroppo per gli animali, intendo, questo non
basta, perché c'è un problema in più: non è "solo" una questione di
sfruttamento. Ma di uccisione. Perché anche il consumo di latte e uova implica,
necessariamente, l'uccisione di animali. Non gli stessi individui che producono
questi "alimenti" (o almeno, non subito), ma loro simili, i loro
figli, che devono morire affinché questa produzione sia possibile. È
matematicamente, statisticamente, economicamente impossibile produrre latte e
uova senza uccidere un altissimo numero di animali. Vi spiegherò ora perché.
Per cui, alla fine, se avete scelto di essere vegetariani per non uccidere
dovete, per lo stesso motivo, diventare vegani. Il motivo è identico, quindi è
una decisione facile da prendere, perché ci siete già passati una volta. Siete
già convinti della sua validità.
Mi concentro sul fatto dell'uccisione proprio per questo: si
trattasse solo di sfruttamento, uno potrebbe sempre scegliere di usare prodotti
di allevamenti non intensivi (il che significherebbe comunque, se si è
coerenti, limitare molto il proprio consumo, renderlo minimale, perché gli
allevamenti non intensivi non possono certo fornire prodotti a tutta la
popolazione della Terra, nella quantità oggi considerata abituale). Ma si
tratta invece di morte. E, come vegetariani per motivi etici, siete di sicuro
già convinti che non sia lecito UCCIDERE gli animali. Perciò, punto su questo.
Perché produrre uova significa uccidere animali? Sentiamolo
prima dalle parole di un allevatore di galline ovaiole. Vediamo qual è la
realtà. I fatti, solo i fatti. E vediamo di tradurre questo esempio in una
regola generale.
MUCCA PAZZA: SOS SMALTIMENTO IN
DISCARICA PER PULCINI MORTI (ANSA) - ASTI, 3 FEBBRAIO 2001 - Preoccupazione per
lo smaltimento in discarica di quintali di pulcini morti, prima destinati alle
industrie produttrici di farine animali, è espresso dagli allevatori
dell'astigiano. L' SOS viene, in particolare, dall'azienda "Valversa"
di Cocconato dove c'è il più grande impianto italiano di incubatrici per
pulcini. "Ogni settimana - spiega Valerio Costa, uno dei fratelli titolari
dell'azienda - dalle nostre incubatrici nascono 260.000 pulcini. Circa metà
sono femmine e vivono per diventare galline ovaiole, l'altra metà maschi e
vengono uccisi". Ogni settimana, dunque, tra pulcini morti e gusci d'uova,
circa 300 quintali di scarti riempiono almeno 2 autocarri che, fino a quindici
giorni fa, erano destinati alle fabbriche per le farine animali a un costo di
30 lire al chilogrammo. Adesso il sindaco di Cocconato, Carlo Scagno, dopo aver
sentito tutte le autorità sanitarie regionali, ha emesso un'ordinanza che
consente lo smaltimento nella discarica torinese di Basse di Stura per una
spesa di circa 1.000 lire al chilo. "Non sappiamo - ha aggiunto il sindaco
- fino a quando la discarica torinese potrà accogliere questi rifiuti
speciali". D'altra parte "nell'azienda - afferma Costa - si lavora a
pieno regime. Bloccare le incubatrici che ogni 21 giorni fanno nascere oltre un
milione di pulcini e bloccare l'allevamento di oltre 50 mila galline che
producono uova per le incubatrici, sarebbe un disastro". (ANSA)
Che cosa si ricava da questo, in sostanza? Che, mediamente,
al fine di far nascere una gallina ovaiola, un pulcino maschio viene ucciso.
Nella maggior parte dei casi viene ucciso subito, tritato, soffocato, gasato.
Questo è il caso più "fortunato" per lui. In alcuni altri casi, vive
qualche settimana per poi essere macellato come pollo. E questo vale ovviamente
anche per le galline dei piccoli pollai a conduzione familiare o amatoriale.
Anche per quelle galline che non finiranno mai macellate (come invece finiscono
macellate quelle ovaiole degli allevamenti intensivi, in gabbia o a terra che
siano, a fine carriera). Se in un pollaio ci sono anche solo cinque galline, da
qualche parte saranno nate, no? Non ci sono di certo anche cinque galli, lo
dice pure il proverbio… Al più, un gallo. E gli altri quattro, che
statisticamente devono essere nati per poter aver le cinque galline femmine?
Uccisi. Da qualunque posto venissero le galline. Questa è solo logica, e
statistica.
Veniamo al latte. Perché la sua produzione comporta
l'uccisione di animali (a parte le mucche da latte stesse, a fine carriera)?
Un esempio, dal mondo reale della produzione della
mozzarella di bufala, una testimonianza di prima mano (apparsa in una mailing
list a diffusione pubblica):
12 marzo 2002 - Il 12 di febbraio
ultimo scorso, tornando a casa, ho intravisto una grande macchia scura sul
bordo della strada. Avvicinandomi, ho visto che "la cosa"… era un
bufalotto di alcuni giorni, ancora vivo. Devo dire che diverse volte negli anni
mi è capitato di vedere carogne di bufalotti nei campi e lungo le strade, e ho
sempre pensato che fossero morti di malattie perinatali. Ho segnalato il fatto
all'autorità competente che è intervenuta per rimuovere la carcassa. Ma questa
volta non si trattava di un cadavere, era un animale vivo. Un bufalotto
maschio, senza marca nell'orecchio, senza padrone. L'ho caricato in macchina e
l'ho portato a casa. Ho chiamato subito il Servizio Veterinario il cui
responsabile ha detto che posso tenerlo per farlo crescere, perché
probabilmente è stato abbandonato essendo un maschio. Allora i maschi vengono
abbandonati? Sì, mi è stato risposto, è l'abitudine in zona. Per legalizzarlo
sono andata ai Carabinieri per fare la denuncia di "ritrovo". Anche
il Comandante "sapeva": i maschi si uccidono, si lasciano lungo le
strade, è "normale", non servono, non danno latte. Si parlava di
soffocarli buttando la paglia in gola… Con il Servizio Veterinario abbiamo
fatto i calcoli: circa 15.000 bufalotti maschi all'anno "non nascono"
ufficialmente. Ma devono essere nati, perché la natura procura l'equilibrio:
nascono tanti maschi come femmine. E se sono iscritti 40.000 bufali femmina
devono essere minimo 15.000 i maschi che "spariscono". Ho sentito di
altri "metodi" di uccisione: la maggior parte degli allevatori
semplicemente lascia morire di fame i neonati, cioè li allontanano dalla mamma
subito dopo il parto e non danno più attenzione. Muoiono! Basta! Ci sono quelli
che li sotterrano vivi e ci sono quelli che li buttano nella fossa del letame.
Qualche allevatore locale cresce i bufali maschi per la carne. Una percentuale
molto bassa. Per il resto, per continuare a produrre mozzarella di bufala si
dovrebbe organizzare una raccolta dei piccoli appena nati per portarli ai
macelli.
Al di là dell'esempio specifico, per far produrre latte alla
mucca occorre farle partorire un vitellino. Uno ogni anno, o ogni due, in ogni
caso, se il vitellino è maschio non potrà vivere come "mucca da
latte", perciò vivrà qualche mese e poi verrà macellato. I bufaletti fanno
la stessa fine dei pulcini, ammazzati, o lasciati morire, appena nati. I
vitellini invece vengono abitualmente mangiati, perciò vivono qualche mese per
mettere su carne.
In conclusione, non è pensabile che possano essere mantenuti
"a sbafo" animali improduttivi (i maschi). Anche nei piccoli
allevamenti. Significherebbe raddoppiare i costi. E se mai gli allevatori e i
consumatori diventassero così (e comunque ADESSO non lo sono e quindi ADESSO
latte e uova implicano morte) tanto sensibili al benessere degli animali da
consentire agli animali maschi di vivere… credete davvero che non sarebbe più
probabile che si arrivasse invece a una semplice rinuncia a quella piccolissima
quantità di prodotti animali che allevamenti di questo genere consentirebbero
di ottenere?
Mi sembra così dimostrata, in termini logici, e in termini
empatici (con i due esempi sopra riportati, che non possono non far inorridire
un vegetariano), la necessità di diventare vegani. Il perché queste ragioni non
siano immediatamente visibili non lo so, io stessa ci ho messo nove anni a
rendermene conto. E ora sono vegana da cinque anni. Una volta scoperti i
motivi, quale può essere la remora a diventare vegani? Solo qualche problema
pratico in più. Maggiore difficoltà nel mangiare fuori casa. Minore scelta di
cibi, e quindi qualche dubbio sul "ma cosa posso mangiare???"
Perplessità sull'aspetto salutistico no, perché è noto che latte e uova di
certo non fanno bene, anzi. Piuttosto, il non voler rinunciare alla mozzarella
così buona o all'omelette alle verdure. Però… ci siamo già passati una volta,
nella transizione da carnivori a vegetariani. E ce l'abbiamo fatta. Possiamo
farcela anche questa volta. Dopotutto, questi sono gli stessi motivi che
adducono i carnivori nel non voler diventare vegetariani. E noi, da
vegetariani, non li accettiamo, vero?
Attenzione: è vero che facciamo già molto come vegetariani,
e non possiamo essere perfetti, che non ridurremo mai a zero il nostro impatto
negativo sul mondo e sugli animali, però… queste non possono essere delle
ragioni per non fare il più possibile il prima possibile. Una volta che ci
rendiamo conto del perché sia giusto e necessario.
Datevi tempo. Ma iniziate a pensarci. Grazie.