Il didjeridu: un aerofono ad ancia labiale

Musicalmente il didjeridu si può classificare nella categoria degli aerofoni ad ancia labiale.

La tecnica della respirazione circolare messa a punto dagli aborigeni è unica, nata dall'esigenza di dare continuità al suono ed è quindi "ad hoc" per questo strumento.

Tradizionalmente lo strumento è suonato da un uomo che accompagna il canto e la danza. I suonatori aborigeni hanno sviluppato un particolare sistema di controllo attraverso le guance, le labbra e la lingua e la respirazione per produrre un'ampia gamma di effetti.

Il suonatore di didjeridu si può anche definire un cantante di didjeridu perché la tecnica vocale, inserita nel suono con abilità, dona a chi ascolta una commistione di suoni unici.

Il timbro della nota cambia in continuazione a seconda della conformazione della cavità orale di chi lo suona e grazie all'utilizzo creativo della lingua, della voce e della pressione dell'aria.

Il didjeridu è usato anche per riprodurre i suoni dell'ambiente, i suoni degli uccelli come il piccolo canterino Kookaburra, l'elegante e slanciato Brolga e il forte e massiccio Emù. Oppure per imitare il ritmo dei balzi del Canguro, il verso del Dingo, il suono roteante del boomerang mentre vola. Gli animali sono molto presenti nelle rappresentazioni sonore e danzanti degli aborigeni oltreché nella loro catena alimentare.

Oltre al canguro che forse è il maggior animale totem nonché simbolo indiscusso dell'Australia stessa, ci sono i wombat, i coccodrilli, i serpenti, i pesci barramunda, le tartarughe, le larve, le formiche del miele e molti altri.

Tutti, o quasi, codificati con una tecnica che riguarda l'uso della voce dove la pronuncia di vocali, di consonanti o di parole composte mentre si modula da vita a una infinità di suoni che riproducono i loro versi, i loro movimenti e le loro origini.

La mimica delle danze aborigene porta lo spettatore a visitare con la fantasia i luoghi e le azioni che hanno dato vita a ciò che oggi si rende manifesto nel loro ambiente e le canzoni , espresso con atavica dignità dall'anziano "portatore del canto", racconta ciò che i danzatori manifestano con il corpo. Il didjeridu fa da tramite magico e sonoro a tutto ciò.

Molti ritmi si possono creare articolando parole, mentre con la vibrazione delle labbra si produce la nota di base e le sue variazioni, tenendo magari il tempo con i "bilma", o "clapsticks" in inglese, i legnetti da percuotere fra loro. In altre zone vengono chiamati "kanbag" - "bil-bil" - "bilmir" - "ganbi" e tanti altri.

 

Tratto da Didjeridu. Suonare un albero, tecniche e benefici di Moreno Papi. Per gentile concessione della Casa editrice Musica Practica di Torino