We like Mozart di Amedeo Amodio

 

Come raccontare Mozart?. 1

La struttura del balletto. 4

Primo atto. 4

Scena I – La chiara luce del disordine. 4

Scena II – Settecento. 4

Scena III – L’albero delle arance. 4

Scena IV – Battaglia delle arance. 4

Scena V – Giovani Don Giovanne. 4

Scena VI – La luna e la bambola meccanica. 4

Scena VII – Seduzione. 5

Secondo atto. 5

Scena VIII – Solitudine. 5

Scena IX – Mozart e Leopold. 5

Scena X – Mozart e la madre. 5

Scena XI – Il flauto magico. 6

Scena XII – Il gioco dei numeri 6

 

Come raccontare Mozart?

Ce lo dice Amedeo Amodio con il suo balletto We like Mozart, rappresentato nel luglio 2005 presso il Teatro di Verdura di Villa Castelnuovo di Palermo con la Compagnia di ballo e l’orchestra del Teatro Massimo.

“Una creazione su Mozart. Subito pensi al rischio di non avere nulla da dire che non sia stato già detto, ma riuscire ad andare al di là delle cose, delle apparenze ci fa avere una visione più ampia della vita stessa.” Con queste parole Amedeo Amodio ha voluto introdurre il percorso che lo ha portato alla creazione di We like Mozart. Il balletto, che anticipa di alcuni mesi le celebrazioni dell’anno mozartiano, è come un incantesimo senza tempo che punta a cogliere, attraverso il gesto e la danza, i momenti più intensi del percorso creativo e autobiografico, insieme a sentimenti, splendori, successi, intrattenimenti lieti ed eventi dolorosi, del sommo compositore salisburghese e della sua epoca e ci fa rivivere sensazioni di un passato che potrebbero essere le stesse dei nostri tempi. Ed allora la musica immortale di Mozart si trasforma in un’immagine legata alla nostra esistenza fatta di gioia e di dolore, di fatica e di gioco, di amicizia e di solitudine, di amore e d'odio.

Una scena.

Foto Studio Camera Palermo

Per raccontare il suo Mozart, Amodio si è avvalso della drammaturgia di Sandro Cappelletto, il quale ha saputo tradurre in libretto, ma senza un preciso ordine cronologico, episodi, stimoli, visioni, pensieri, affetti, passioni del grande compositore, affinché raggiungessero il cuore di chi vi assiste con l’intendimento in controtendenza di “vedere la musica e sentire il gesto”. Mentre, a sua volta, Michele Dall’Ongaro ha creato musiche originali sgorgate da una rivisitazione di brani musicali tratti dalle maggiori composizioni di Mozart uniti a frammenti di altri compositori, alcuni suoi contemporanei ed altri a lui apparentemente lontani sino ai ritmi della postmodern dance, che alla fine servono per farci riflettere sull’universalità della musica del genio salisburghese.

Luisa Spinatelli ha immaginato uno scenario essenziale fatto di pareti mobili che ci mostrano squarci di vita settecentesca, sedie aeree per i vezzi delle damine, altalene leggiadre, giardini di aranci, la ruota con la luna sorridente che ammicca, specchi trasparenti in cui si gioca la seduzione e costumi, tutti bianchi, appena accennati che spaziano dal Settecento ai nostri giorni con un unico comune denominatore: un giubbetto rosso che a turno viene indossato dai vari danzatori che per alcuni momenti personificano Mozart.

Il balletto, in due atti per una durata di un’ora e trenta minuti, è suddiviso in dodici scene ed ogni scena è legata ad un percorso di approfondimento dell’uomo-musicista Mozart sino alla scena finale che ripercorre in modo libero, musicalmente e coreograficamente, tutte le citazioni che via via vengono dipanate nel corso della narrazione.

Ma Cong e Breno Bittencourt.

Foto Studio Camera Palermo

Lo spettacolo, delizioso, è un sogno per gli occhi e per la mente, l’immagine di un passato ritoccato al presente e, quindi, sempre vivo in noi. D’altronde Mozart, come dice anche il narratore, “sarà sempre dentro di noi”. Amedeo Amodio riesce a raccontarci il “genio” attraverso i pensieri e le sensazioni che la sua musica gli ha suggerito. Né è diversamente per noi perché tale è l’universalità dell’arte di Mozart che ogni sua nota riesce a darci qualcosa che ci colpisce dentro il cuore. Emergono da questo balletto grande leggiadria, grazia, leggerezza, maliziosità, seduzione ma anche temi forti quali l’autoritarismo, la sofferenza, la solitudine. In un clima quasi da sogno si muovono magnificamente tutti i solisti che vogliamo qui ricordare per le immagini e le sensazioni che ci hanno donato: il bellissimo Breno Bittencourt, che a tratti interpreta anche Mozart, negli struggenti passi a due col padre e con la madre (una coinvolgente Paola Pagano) o nella samba dell’arancia insieme alla sensualissima Maria-Lucia Segalin, ma, anche, la deliziosa bambola meccanica di Maria Gutierrez Gonzales, le coppie degli specchi nella magica scena della seduzione, la maliziosa Michela Viola sulla ruota a forma di luna, le nove garbate e ammiccanti Don Giovanne nel settecentesco quadretto con il bravo Giuseppe Bonanno, l’imperiosa Regina della notte di Soimita Lupu e, soprattutto, Ma Cong, splendido protagonista di quasi tutte le scene dello spettacolo e nel vivace passo a tre, in questa scena Papageno, sempre con la Lupu e con Maria-Lucia Segalin (frizzante Papagena). A loro, nell’abbraccio finale che conclude il balletto, il nostro ringraziamento per la bella prova offertaci insieme con tutta la Compagnia di ballo del Massimo ed al simpatico narratore impersonato dall’attore-mimo Sandro Dieli per questo toccante omaggio di Amodio dedicato alla musica universale di Mozart.

L’orchestra del Teatro Massimo, bene diretta da Pietro Mianiti, ha piacevolmente assecondato il lavoro sul palco evidenziando, soprattutto, il contrasto tra il passato e il presente nell’interessante partitura e nell’appropriata rilettura delle musiche di Mozart di Michele Dall’Ongaro. Esaltanti le luci di Bruno Ciulli che hanno reso ancor più suggestivo lo spettacolo svoltosi all’aperto, il 29, 30 e 31 luglio 2005, nello splendido scenario del Teatro di Verdura di Villa Castelnuovo di Palermo, a cui ha partecipato un folto pubblico coinvolto ed entusiasta, composto in grande maggioranza da giovani ed elettrizzati spettatori per un finale che si è trasformato in una splendida festa in giardino nel nome della musica e della danza.

La struttura del balletto

Presenterò ora l’idea coreografica di Amodio attraverso la distribuzione delle varie scene da lui immaginate per esprimere le sensazioni che la visitazione di Mozart, uomo e genio, gli ha ispirato.

Primo atto

Scena I – La chiara luce del disordine

Paola Pagano, Soimita Lupu, Breno Bittencourt, Minh Pham, Maria Gutierrez Gonzales, Charo Flebes, Davit Galstyan, Luca Masala, Raphael Paratte, Maria-Lucia Segalin, Michela Viola, Gianluca Nunziata, Fabio Correnti

L’orchestra accorda gli strumenti e nel caos delle note che si sovrappongono si riconoscono alcuni temi mozartiani. Entrano i danzatori. Ognuno rappresenta uno strumento e accorda il suo corpo, segue il suo ritmo, si ferma e riprende finché gli strumenti ed i corpi a poco a poco si amalgamano convergendo nell’armonioso motivo “Se vuol ballare signor Contino” dalle Nozze di Figaro.

Scena II – Settecento

Ma Cong

Elisa Arnone, Cecilia Mecatti, Belinda Denaro, Simona Filippone, Valentina Zaja, Giuseppe Bonanno, Roberto Milano, Giuseppe Puccio, Giuseppe Riccobono, Maurizio Rosso, Ettore Valsellini. Gaetano La Mantia

Divertissement

I Passo a tre

Ma Cong, Paola Pagano, Maria-Lucia Segalin

Soimita Lupu, Ma Cong e Maria-Lucia Segalin.

Foto Studio Camera Palermo

II Passo a tre

Maria Gutierrez, Gianluca Nunziata, Raphael Paratte

Passo a due

Charo Febles, Davit Galstyan

Variazione

Soimita Lupu

Passo a quattro

Paola Pagano, Luca Masala, Breno Bittencourt, Minh Pham

Solo

Luca Masala

Polacca

Elisa Arnone, Cecilia Mecatti, Belinda Denaro, Simona Filippone, Valentina Zaja, Giuseppe Bonanno, Roberto Milano, Giuseppe Puccio, Giuseppe Riccobono, Maurizio Rosso, Ettore Valsellini. Gaetano La Mantia

Mozart è circondato da figure femminili che cercano di sedurlo. Le insegue ma non riesce ad afferrarle così come altri giovani, simili al compositore, si rincorrono in un divertissement gioioso e denso di seduzione.

Scena III – L’albero delle arance

Passo a due dell’arancia

Maria–Lucia Segalin, Breno Bittencourt

Tra le pareti che ospitano le sedie appese, dimora di damine maliziose, e le schermaglie amorose dei giovani, emerge un albero di arance: evocazione di un evento realmente accaduto a Mozart in occasione di un suo soggiorno a Napoli quando assistette ad una battaglia di agrumi tra ragazzi e ragazze. Un giovane si avvicina all’albero e stacca un’arancia offrendola ad una ragazza. I due danzano una sensuale ed eccitante samba sulle note del Flauto magico.

Scena IV – Battaglia delle arance

Paola Pagano, Maria Gutierrez, Soimita Lupu, Charo Flebes, Elisa Arnone, Michela Viola, Luca Masala, Minh Pham, Davit Galstyan, Raphael Paratte, Gianluca Nunziata, Fabio Correnti

Ecco la ragazza lanciare l’arancia ad un altro giovane e da qui l’avvicinarsi all’albero di tutti. Con l’arancia nella mano di ognuno, inizia una lotta vivace e divertita tra i due sessi ed uno scatenato lancio di arance leggiadro e festoso in un susseguirsi turbinoso e crescente di tumultuosi inseguimenti e scherzose scaramucce sulle note dell’ouverture delle Nozze di Figaro.

Scena V – Giovani Don Giovanne

Giuseppe Bonanno, Elisa Arnone, Cecilia Mecatti, Monica Piazza, Michela Viola, Belinda Denaro, Simona Filippone, Valentina Zaja

È notte adesso ed è tempo per continuare l’opera di seduzione. Quattro ragazze si dondolano flessuosamente sulle altalene. Mozart danza con loro sulle note del primo movimento del Concerto per mandolino di Vivaldi. Le giovani civettano con lui ma diventano sempre più inafferrabili comparendo e scomparendo come ombre. Adesso sono diventate nove che giocano maliziosamente con il giovane con ammiccanti promesse ma non vogliono essere catturate da lui ed all’improvviso svaniscono lasciandolo solo.

Raphael Paratte, Michela Viola e Fabio Correnti.

Foto Studio Camera Palermo

 Scena VI – La luna e la bambola meccanica

La luna

Michela Viola, Raphael Paratte, Fabio Correnti

La bambola meccanica

Maria Gutierrez Gonzales

Don Giovanni

Ma Cong

Due ragazzi attraversano il palcoscenico spingendo una grande ruota bianca. È la luna sulla quale gioca in modo civettuolo e sorridente una giovane fanciulla.

Al centro della scena appare una bambola meccanica e Mozart ne è attratto. Inizia un delicato passo a due sul secondo movimento del Concerto per mandolino di Vivaldi che termina malinconicamente con la bambola che esaurisce la sua carica tra le braccia del compositore.

Scena VII – Seduzione

Gli specchi

Ma Cong e Paola Pagano, Luca Masala e Charo Febles, Minh Pham e Maria-Lucia Segalin

Finale I Atto

Tutti

Nel silenzio misterioso della notte illuminata dai raggi della luna entra una ragazza trascinata da una lunga striscia di seta bianca. È il simbolo della seduzione che attira i due sessi. Divise da specchi trasparenti tre coppie si cercano, si accarezzano, si amano toccandosi languidamente mano con mano attraverso il vetro che le separa sulle note di “Là ci darem la mano” dal Don Giovanni.

Spariscono gli specchi, il sole illumina la scena, entrano le altre coppie. Lietamente festeggiano il rito dell’amore rinnovato e dell’appagamento gioioso che ne discende sulle note frenetiche di “Fin ch’han dal vino” dal Don Giovanni.

Secondo atto

Scena VIII – Solitudine

Si apre con un intermezzo di Michele Dall’Ongaro in cui vengono ripresi piccoli frammenti di temi mozartiani che s’intrecciano con spunti di musica di altri autori, sino a rimembranze di Gershwin,, e di musica appositamente creata in un ideale rapporto di incontro, sovrapposizione e contrasto.

Scena IX – Mozart e Leopold

Leopold

Ma Cong

Mozart

Breno Bittencourt

Il conflitto tra padre e figlio accentua la solitudine di Mozart. La musica classica e conservatrice è opposta al desiderio e alla ricerca del nuovo. Il passo a due maschile, che riflette questo contrasto sulle note della Musica funebre massonica K 477 di Mozart, esprime la voglia di ribellione del figlio di fronte all’autorità minacciosa del padre, lasciando il giovane moralmente abbattuto e sgomento.

Scena X – Mozart e la madre

Mozart

Breno Bittencourt

La Madre

Paola Pagano

Nemmeno l’incontro con la madre riesce a dare a Mozart serenità, anzi la sua solitudine giunge al culmine. La morte della madre, avvenuta quando il compositore era ancora un adolescente, priva il giovane anche del suo affetto più caro. La madre entra correndo con un costume nero ed un lungo strascico, quasi come un presagio di morte. Mozart afferra l’estremità del mantello che cade lasciando la donna in abito bianco. Su un tema musicale appositamente composto da Dall’Ongaro, segue la variazione della madre di fronte a Mozart immobile ed inebetito. Poi uno straziante passo a due che termina con la morte della madre tra le braccia del figlio.

Scena XI – Il flauto magico

Il narratore

Sandro Dieli

Papageno

Ma Cong

Papagena

Maria-Lucia Segalin

Regina della Notte

Soimita Lupu

Clowns

Michela Viola, Fabio Correnti, Raphael Paratte, Maria Gutierrez Gonzales, Gianluca Nunziata, Nimh Pham, Elisa Arnone, Charo Febles, Davit Galstyan

Sul fondo della scena si aprono le pareti. Una banda musicale sgangherata suona una partitura che non esiste in una confusione strumentale che non dà origine ad alcuna armonia. L’orchestra pian piano prova ad aiutarla ed a ricucire tutti quelle note confuse fino a raggiungere l’accordo richiesto. Inizia l’esecuzione dell’ouverture dal Flauto magico. Il narratore entra in scena. Vuol dare un senso alla magia della musica di Mozart così vicina al cuore della gente: musica eterna che, malgrado gli accadimenti e le trasformazioni avvenute nei secoli, gli fa dire con certezza che: “fra mille anni mie signore e miei signori di una cosa soltanto potremo essere sicuri: Mozart sarà vicino a noi”. Lo fa esaltando la sua opera più popolare. E come in un circo sfilano i personaggi del Flauto. A loro si uniscono i clown nello stesso tempo protagonisti della festa e spettatori della fiaba. Si susseguono festosi assoli, passi a due, passi a tre, danze di gruppo mentre il narratore esprime i suoi dubbi, i suoi interrogativi, cercando di capire come la musica di Mozart sia potuta entrare dentro di noi, avendo anche il tempo di corteggiare la Regina della notte, fino a trovare una risposta alle sue domande: “… e l’amore e la forza degli esseri umani varranno più di ogni magia, di ogni maledizione… Ah, signori, chissà fra mille anni come racconteranno il Flauto magico. Però lo racconteranno, questo è sicuro! Lo racconteranno”.

Scena XII – Il gioco dei numeri

Mozart

Ma Cong

Paola Pagano, Soimita Lupu, Breno Bittencourt, Minh Pham, Maria Gutierrez Gonzales, Charo Febles, Davit Galstyan, Luca Masala, Raphael Paratte, Maria-Lucia Segalin, Michela Viola, Gianluca Nunziata, Fabio Correnti, Elisa Arnone, Cecilia Mecatti, Monica Pizza, Blinda Denaro, Simona Filippone, Valentina Zaja, Giuseppe Bonanno, Gaetano La Mantia, Roberto Milano, Giuseppe Puccio, Giuseppe Riccobono, Maurizio Rosso, Ettore Valsellini

I numeri tanto amati da Mozart (come nella prima scena delle Nozze quando Figaro prende le misure col metro) sono i simboli della metamorfosi, della possibilità di infinite mutazioni insita in essi e danza e musica possono adesso svolgersi liberamente. Ogni danzatore si abbandona al proprio ritmo personale e tornano alla memoria i momenti della serata. Mozart li rivive (sono le immagini felici e tristi della sua vita) ma non si sofferma e continua la sua fuga alla ricerca di se stesso. Buio.

Tutta la compagnia festosamente si riunisce sul palco intorno a Mozart riprendendo la festa della fine del primo atto sulle note del Don Giovanni.