Re Ruggero di Karol Szymanowski

 

Il viaggio di Re Ruggero alla ricerca dell’assoluto. 1

La rappresentazione del 16 aprile 1949. 1

La rappresentazione dell'11 febbraio 1992. 2

La rappresentazione del 13 novembre 2005. 2

I cast 3

 

Il viaggio di Re Ruggero alla ricerca dell’assoluto

Król Roger (Re Ruggero) di Karol Szymanowski è l'opera che ha inaugurato la stagione 2005/2006 del Teatro Massimo.

Scena dal I atto (Wojteck Drabowicz, Elzbieta Szmytka e Agnes Zwierko).

Foto Studio Camera Palermo

Un legame forte quello tra Karol Szymanowski e la Sicilia, un amore via via cresciuto dopo i suoi numerosi viaggi nel Mediterraneo, che avevano suscitato nel compositore polacco grande interesse per la cultura orientale, e le sue visite in particolare nell’isola, luogo di fusione tra la cultura araba e quella europea e punto di incontro tra Oriente ed Occidente, furono provvide per la sua ispirazione musicale ma anche per la scoperta di se stesso.

Król Roger può essere definita un’opera dell’animo: un viaggio interiore in cui il protagonista sembra proprio personificare Szymanowski ed il suo conflitto esistenziale dovuto alla sua difficile condizione di omosessuale. Re Ruggero, infatti, pur essendo un uomo educato alle regole, si sente attratto dall’incognita del nuovo, qui personificata dal Pastore, e dalle sue parole che esaltano l’amore verso la bellezza. Il Pastore, che diventerà Dionisio, è la tentazione di Ruggero, come lo sono tutte quelle che incombono su ogni essere umano: una tentazione che riflette la conflittualità dell’animo di Szymanowski che fa del dramma di Ruggero il suo dramma quasi a voler giustificare le sue problematiche esistenziali alle quali cerca di trovare un perché.

Scena dal I atto (Wojteck Drabowicz, Elzbieta Szmytka e Daniel Borowski).

Foto Studio Camera Palermo

Król Roger, oltre che dramma psicologico ed interiore, è un’opera dove viene esaltata l’ambiguità. Dalla musica alla drammaturgia, in una trama che non è trama, in un dramma dove non esiste azione, la musica è tutta una varietà di contrasti e di colori ma con riferimenti di stile molto distanti l’uno dall’altro. Dalla estatica e cupa sacralità dei cori, alle seducenti ed esotiche danze orientali, alle sinuose invocazioni all’aurora che profuma di zagara di Roksana, alle tormentose note che accompagnano il conflitto interiore di Ruggero, all’armoniosa bellezza del canto del Pastore sino all’inno liberatorio del re rivolto al sole, il dramma di Ruggero si conclude con un esito che non sapremo mai se negativo o positivo.

Dal sen di solitudine
Da abisso di vigore
Il limpido mio cuore
Io do in offerta al sole!

La rappresentazione del 16 aprile 1949

Scena dal II atto (Wojteck Drabowicz e Ludovit Ludha).

Foto Studio Camera Palermo

È la terza volta che il Re Ruggero di Szymanowski viene rappresentato a Palermo. Il 16 aprile 1949, in occasione del XXIII Festival internazionale di musica contemporanea, il Teatro Massimo lo mise in scena, per la prima volta in Italia, con la direzione di Mieczyslaw Mierzeyewski. L’opera fu eseguita in italiano, nella versione ritmica di Filippo Ernesto Raccuglia, da Giovanni Inghilleri (Ruggero II), Clara Petrella (Rossana), Vladimiro Lozzi (Edrisi), Antonio Annaloro (Il Pastore), Mario Tommasini (l’arcivescovo), Britta Devinalh (la diaconessa). La regia era affidata a Bronislav Horowicz, la coreografia a Carlo Faraboni, scene e costumi su bozzetti e figurini del grande pittore siciliano Renato Guttuso. Sul bel programma di sala, presentato per l’attuale ripresa palermitana, nella cronologia della vita e delle opere di Szymanowski a cura di Giovanni La Barbera, è riportato un commento del librettista dell’opera: Jaroskaw Iwaskiewicz, nel 1949 presente a quella prima, che così commentò l’evento: “Lo spettacolo era stupendo. Dirigeva Mieczyslaw Mierzeyewski e l’orchestra ha eseguito con grande fedeltà tutte le finezze della partitura. Bellissima la voce del tenore Annaloro che, nel ruolo del Pastore, ha cantato con incantevole musicalità… Lo spettacolo era vicino alla perfezione… i bozzetti erano del pittore siciliano Renato Guttuso… mi dispiace che Szymanowski non abbia potuto provare questa gioia. Però al posto suo, in Sicilia, viveva la sua opera.”

La rappresentazione dell'11 febbraio 1992

La seconda volta a Palermo del Re Ruggero è datata 11 febbraio 1992. L’allestimento riprendeva i bozzetti e i figurini di Renato Guttuso con la regia di Krysztof Zanussi. L’opera venne rappresentata, nella traduzione ritmica italiana realizzata da Michal Bristiger e Paolo Emilio Carapezza, al Politeama Garibaldi, negli anni di esilio del teatro, con la direzione di Karl Martin.

La rappresentazione del 13 novembre 2005

Il 13 novembre 2005 Re Ruggero ha inaugurato la stagione lirica 2005/2006 della Fondazione Teatro Massimo.

Scena dal III atto.

Foto Studio Camera Palermo

In quest’ultima edizione palermitana, la regia di Yannis Kokkos, realizzatore anche delle scene e dei costumi, è tutta concentrata sul protagonista che vive il suo conflitto in modo febbrile e tormentoso alla ricerca di se stesso. In Ruggero rivivono gli stessi dubbi e le stesse sofferenze di Szymanowski, perciò, volutamente, il dramma è rappresentato in uno spazio e in un tempo senza identità. Le scene sono spoglie e cupe e solo piccoli riferimenti ci conducono ai luoghi e ai personaggi che fanno da corollario alla visione quasi onirica degli accadimenti da parte del protagonista. Le presenze degli altri, che si affollano e si allontanano, sembrano essere solo immaginarie pedine rivolte a mettere in evidenza la solitudine ed il combattimento interno del re.

Nel primo atto si intravedono frammenti dei mosaici della palermitana Cappella Palatina con basi di colonne non erette in una commistione di stili nei costumi, che spaziano dall’epoca medievale all’Europa degli inizi del XX secolo, mentre nel secondo e terzo atto viene ancora più privilegiata la solitudine del protagonista (Ruggero o Szymanowski) con grandi spazi del tutto privi di suppellettili che si sostanziano in uno luogo aperto di una immaginaria notte araba e in un abbozzo di teatro greco. Questi tre diversi momenti del viaggio del re alla ricerca di se stesso hanno come elemento comune una rampa in salita a forma di triangolo a voler simboleggiare l’anelito di Ruggero verso qualcosa di indefinito. Stupenda la scena finale nella quale re Ruggero, illuminato dal sole, si ferma in contemplazione al culmine del triangolo, simile ad un raggio dorato, rimanendovi immerso con l’animo catturato da una parte da Dionisio e, dall’altra, ancorato al suo mondo in una sorta di sospensione tra desiderio e ragione.

Scena dal III atto (Wojteck Drabowicz).

Foto Studio Camera Palermo

Jan Latham Koenig ha diretto con amore, eleganza, raffinatezza ed intensità l’Orchestra del Massimo apparsa in gran forma, ed ha coinvolto nell’ottima esecuzione gli interpreti, tra i quali spiccavano, sia vocalmente sia scenicamente, l’imperioso e tormentato Ruggero del baritono polacco Wojteck Drabowicz e la soave e sensuale Roksana del soprano Elzbieta Szymytka. Meno incisivo è sembrato il tenore Ludovit Ludha nel ruolo del Pastore per la limitata estensione vocale. A loro agio gli altri del cast che contribuivano al buon esito dello spettacolo: Roy Stevens (Edrisi), Daniel Borowski e Agnes Zwierko.

È da sottolineare, inoltre, la bella prova del Coro del Massimo, diretto da Paolo Vero, e, in particolare, degli splendidi bambini del Coro di Voci Bianche del Teatro, diretto da Salvatore Punturo, impegnati entrambi i complessi in una partitura imponente e ricca di sfumature eseguita in modo mirabile. Le coreografie delle danze del secondo atto affidate al Corpo di Ballo del Teatro, piuttosto statiche ma sinuose, erano di Giovanni Di Cicco. Le luci, molto belle e suggestive, erano di Guido Levi.

I cast

Teatro Massimo, 13,15,16,17,18,19,20,22 novembre 2005

Opera in tre atti

Libretto di Jaroslaw Iwaszkiewicz e Karol Szymanowski

Musica di Karol Szymanowski

Orchestra, coro, coro di voci bianche e corpo di ballo della Fondazione Teatro Massimo

Nuovo allestimento

L’opera è rappresentata in lingua originale con sopratitoli in italiano

 

Król Roger

Wojteck Drabowicz (13,16,18,20,22)

Leszek Skrla (15,17,19)

Roksana

Elzbieta Szmytka (13,16,18,20,22)

Simona Mihai (15,17,19)

Edrisi

Roy Stevens (13,15,16,17,18,19,20,22)

Pastore

Ludovit Ludha (13,16,18,20,22)

Donald George (15,17,19)

Archiereios

Daniel Borowski (13,15,16,17,18,19,20,22)

Dyakonissa

Agnes Zwierko (13,15,16,17,18,19,20,22)

 

 

Direttore

Jan Latham-Koenig

Regia, scene e costumi

Yannis Kokkos

Regista assistente

Giulio Ciabatti

Assistente drammaturgia

Annick Blancard

Maestro del Coro

Paolo Vero

Luci

Guido Levi

Coreografia

Giovanni Di Cicco

Scenografo assistente

Aurélien Leriche

Costumista assistente

Paola Mariani