Akerusia Danza: una compagnia dove la qualità è
sempre di scena
Merito di Elena D'Aguanno,
direttrice artistica, mai paga del Bello e che omaggia Paul Taylor
Elena D'Aguanno è coreografa colta
e raffinata, una vita a metà strada tra la matematica e la sbarra ma con il
massimo comune divisore dei giovani al servizio di Tersicore.
Elena
D'Aguanno.
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Una vita passata tra la danza classica e la nuova danza,
ovvero quella non necessariamente passata sulle punte alla sbarra. Una vita
all'insegna del sacrifico, dunque, tra i numeri infiniti e gli otto musicale a
scandirle ogni giorno e chissà per quanto altro tempo ancora. Sempre e comunque
alla ricerca della perfezione, del bello in scena e della qualità a tutti i
costi. A cominciare dal repertorio mai banale, mai scontato su cui ha spinto
oltre i limiti del suo ensemble sempre più conosciuto qua e là per il mondo
della danza.
Del resto citare Elena D'Aguanno è
come scrivere o parlare di una donna colta e raffinata, proprio come
nell'incipit di queste righe. Tutte dedicate al suo ultimo lavoro, il terzo di
questa stagione artistica 2018-2019, dopo "1+1=1 (Filosofia
dell’identità)" di Ina Colizza ed Antonello
Apicella e l'interreligioso "Romeo e Giulietta" di Ciro Venosa,
portati in scena in questi mesi al Teatro Elicantropo
di Napoli. Una trilogia che entra a pieno titolo nella stagione "OperAperta", così chiamata da Elena D'Aguanno con Umberto Eco a vista, autore di un'opera che la
stessa coreografa ha definito senza esitazione "pazzesca". Lo stesso
piemontese scriveva:
"Opera aperta come proposta di un campo di possibilità
interpretative, come configurazione di stimoli dotati di una sostanziale
indeterminatezza, così che il fruitore sia indotto a una serie di letture
sempre variabili; struttura, infine, come una costellazione di elementi che si
prestano a diverse relazioni reciproche."
Relazioni che nel programma di "Immagini. Colori.
Suoni" sono tutelate nel canovaccio pensato e strapensato
dalle sorelle D'Aguanno, con Elena e Sabrina sempre
più all'unisono al servizio della qualità. Eh sì, ci tengono davvero tanto ad Akerusia Danza ed al suo repertorio in divenire, quest'anno
arricchito da "Arlecchinata" e soprattutto da "Concerto",
una rielaborazione coreografica nel solco di Paul Taylor, troppo amato per
poter essere dimenticato. Qui il grande coreografo statunitense, scomparso un
annetto fa, ha goduto dell'affetto artistico delle due sorelle D'Aguanno con un omaggio che è un vero e proprio concerto
sullo spartito di Johann Sebastian Bach. Concerti
brandeburghesi n. 6 e n. 3 concepiti per una coreografia che solo Paul
Taylor, e la rispettiva rielaborazione ad opera di Sabrina D'Aguanno, potevano rendere unica.
Una magia tra le magie, dunque, con l'obiettivo di cucire la
storia della danza dal Settecento veneziano per giungere fino all'anno scorso,
con la morte di Paul Taylor appunto. Partendo dal Carnevale di Venezia, con
Carlo Goldoni a capo di sberleffi, lazzi e beffe a carico di un parterre di immagini che detta il la
alle danze del Teatro Mediterraneo di Napoli, scelto per il suo grande palco e
la ricca platea della caldissima Napoli di questi giorni. La Venezia e
l'Arlecchino di Elena D'Aguanno sono essi stessi un
omaggio al più grande coreografo dell'Ottocento, quel Marius
Petipa autore del repertorio più danzato ancora fino
ai giorni nostri. Egli allestì infatti nel 1900 "Les
Millions d'Harlequin"
a cui si è inequivocabilmente ispirata la coreografa napoletana. Ma non è
tutto. Tra Marius Petipa e
Paul Taylor, Elena D'Aguanno ha voluto mettere mano
anche nel suo stesso storico repertorio in Akerusia
Danza, tornando al 2009 per andare ancor più indietro e riscoprire e
valorizzare coreuticamente il movimento futurista con il titolo di "Futur'è". Un altro omaggio come in una matrioska di
consapevolezze artistiche, coreografiche e soprattutto culturali come nelle
corde di Elena D'Aguanno e di Akerusia
Danza.
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