Tre assi nella manica del Ravello Festival 2017
Karole Armitage,
Marie Chounard e Ohad Naharin, invitati dalla direttrice Laura Valente,
metteranno in scena nello splendido sito della costiera amalfitana il tema
dell'abbattimento dei muri di tutto il mondo
Ravello
e il festival 1
L'edizione
2017. 1
Approfondimenti 2
Ravello e
il festival
Un
momento di Decadance.
©
Foto Maxim Warratt.
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Ravello, che affonda le sue radici
nel VI secolo, è sito d'incomparabile bellezza, così
affacciato sulla costiera amalfitana.
Nei decenni vi hanno soggiornato grandi nomi dei diversi
campi dell'arte e personaggi politici: da Richard Wagner a Giuseppe Verdi, da
Joan Mirò a Maurits Cornelis
Escher, da David H. Lawrence a Thomas Mann, da
Humphrey Bogart a Greta Garbo, da Luigi Einaudi a
Vittorio Emanuele III… E oltre mezzo secolo fa venne
ideato un festival musicale che contribuì a costruire l'identità della
cittadina salernitana come "Città della musica". Sul palco si sono
avvicendati orchestre, complessi da camera, direttori, solisti, compositori,
jazzisti, cantanti lirici e pop, danzatori, coreografi, attori e registi in un
tripudio d'arte.
Un momento di Decadance.
© Foto Maxim Warratt.
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Nella sua scorsa 64^ edizione, il Ravello
Festival ha spalancato le porte alla danza grazie a una programmazione autonoma
sotto la direzione di Laura Valente.
Giunto alla sessantacinquesima edizione, il Ravello Festival sceglie per il 2017 il tema
dell'abbattimento dei muri di tutto il mondo sulla scorta delle recenti cattive
idee di ergerne in Ungheria e negli Stati Uniti per difendersi rispettivamente
dai flussi migratori provenienti dalla Serbia e dal Messico. Storie
anacronistiche, si direbbe, ed invece così attuali da costringere il buon senso
della direttrice artistica Laura Valente a cercare contromisure coreutiche con
il sostegno finora di Karole Armitage,
Marie Chounard ed ora finanche di Ohad
Naharin. Tre assi nella manica sul belvedere di Villa
Rufolo, dunque, con altrettante idee
sull'emancipazione della danza appannaggio dell'esigente pubblico del Ravello Festival. A cominciare da The Wall dell'Armitage,
commissionato proprio dal festival lo scorso anno, in bella compagnia con il
pittore napoletano Francesco Clemente a riscrivere la storia della danza sul
palco più mozzafiato del mondo. E poi Marie Chouinard,
direttrice della Biennale danza di Venezia, chiamata in causa con ben due
titoli ed una residenza con i giovani danzatori campani del progetto formativo Abballamm'! di Laura Valente, con la direzione di
Gennaro Cimmino ed il coordinamento di Susanna Sastro. La Chouinard, sul palco
del belvedere di Villa Rufolo con la sua compagnia in
Le sacre du printemps, ha invece ripensato il suo titolo nel sito
in Costiera e, soprattutto con Les 24 Préludes de Chopin ha realizzato un ponte con il futuro
della danza rappresentato dai giovanotti di Abballamm'! in procinto di sdoganarsi dal proprio festival e magari crescere
in una vera e propria compagnia. Probabilmente un progetto a più lungo termine
che davvero chiuderebbe il cerchio ed al contempo schiuderebbe un mare di
opportunità tersicoree a partire da questi lidi. E
restando in tema di mare, pensiamo alla fusione dell'oceano Atlantico da cui
provengono l'Armitage e la Chouinard
ed il Mediterraneo cui sta per salpare il gigante israeliano della danza,
quell'Ohad Naharin
corteggiato per lungo tempo dalla direzione artistica del Ravello
Festival. E finalmente mercoledì 19 luglio 2017 il grande maestro si arrampica
con Decandance
sin sui tornanti di Ravello, per accendere i
riflettori sul tema dominante della sessantacinquesima edizione del festival,
ovvero l'abbattimento dei muri concreti ed astratti. E proprio lui pare il
migliore testimone possibile di un successo contro i muri dell'indifferenza e
dell'esclusione per via della sua esperienza personale con il fratello gemello
autistico. Da lì l'invenzione del famoso metodo Gaga,
così chiamato per evocare i
primi suoni dei neonati, ovvero un linguaggio del
corpo aperto a tutti, un training
rivoluzionario praticato da danzatori e non-danzatori tanto che gli
stessi interpreti della Batsheva
si allenano quotidianamente con il metodo Gaga. Un
metodo che poi è presto diventato il vessillo della sua compagine in giro per
il mondo. Fondata nel
1964 per iniziativa della baronessa Batsheva de
Rothschild, che peraltro aveva designato Martha Graham come primo consulente
artistico, è oggi tra le più importanti del mondo, insieme alla scuola The
Young Ensemble. È ormai la più grande compagnia israeliana con oltre
duecentocinquanta spettacoli e circa centomila spettatori ogni anno e che a Ravello ha in parte modificato Decadance, ovvero la propria
coreografia del 2000 proposta a Ravello per il
rispetto dei suoi spazi e degli ambienti circostanti il belvedere di Villa Rufolo per cui, a maggior ragione, si può assolutamente
parlare di site-specific
ad hoc per l'occasione. Un titolo che è una miscellanea dei maggiori lavori del
coreografo israeliano, a partire da Zina (1995), Kyr (1990), Telophaza (2006), Anaphase (1993), Mabul (1992), Sadeh21
(2011), Naharin's
Virus (2001), Zachacha (1998), Three (2005), per chiudere con Max (2007). Un excursus nel repertorio più
rappresentato in giro per il mondo, e dunque attesissimo anche a Ravello con i suoi sedici danzatori, con un festival che
indosserà l'abito più elegante per il suo illustre ospite. E che dire della
master Gaga di martedì 18 luglio al Teatro Verdi di
Salerno? L'ennesimo contributo ai giovani di Laura Valente, direttrice
artistica con la più generosa programmazione coreutica in circolazione, con un
piglio internazionale ma arroccato saldamente alle rocce del promontorio più
celebre del mondo della danza: Ravello, Villa Rufolo ed il suo belvedere.
Per approfondimenti sulla storia di Ravello
e del Festival e per consultare il programma degli spettacoli musicali, rimandiamo
al sito http://www.ravellofestival.com
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programma è http://www.ravellofestival.com.
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