Daodejing. La preziosa Raccolta della Via e della
Qualità, attribuito a Laozi, nella nuova versione
curata da Paolo Giammarroni
Lindau, 2015
Noto anche nella grafia di scuola inglese, Tao Te Ching, è
uno dei testi classici del taoismo nonché pietra miliare per chi vuole avvicinarsi
alla filosofia del Dao (o Tao), della Via
Scheda. 1
Il
libro. 1
Paolo
Giammarroni 2
TITOLO: Daodejing. La preziosa
Raccolta della Via e della Qualità
AUTORE: Laozi (attribuito a)
CURATELA: Paolo Giammarroni
EDITORE: Lindau
ANNO DI EDIZIONE: 2015
COLLANA: I Pellicani
PAGINE: 152
FORMATO: cm. 14x21
PREZZO: 16,00; e-book: 10,99
ISBN: 9788867083398
La
copertina del libro
|
Si tratta di una raccolta di 81 brevi poesie, attribuita a Laozi (o Lao Tzu, nella grafia
classica), figura probabilmente mai esistita. Le poesie (o stanze, secondo la
definizione di Paolo Giammarroni) sono, infatti, "probabilmente
il risultato di un'opera collettiva, aperta e dalle mille contaminazioni."
Oggi l'opera si ritiene databile intorno alla metà del 200 a. C., benché il
nucleo originario risalga al IV secolo a. C.
L'interesse che l'Occidente ha nutrito verso questo testo lo
si misura nella copiosità delle sue traduzioni: si contano 80 versioni in
inglese, 50 in russo e 20 in italiano. Qual è, dunque, la necessità di un'ulteriore
versione? Ci viene spiegato che questa nuova traduzione del Daodejing "ne premia il lato
poetico e non solo filosofico, offrendo inoltre un originale corredo di
materiali, accanto ad aggiornate ricostruzioni storiche, utili anche al non
esperto." Giammarroni specifica:
La natura di Laozi necessiterà ancora di ritrovamenti e studi (dopo
quelli decisivi dello scorso fine secolo) per trovare un assetto plausibile e
certo non definitivo.
Tradurlo oggi con gusto d'antan, o piuttosto con un minimalismo da iPhone? Allargarne il dizionario, o disseccarlo? Limitarsi
a uno scarno significato bloccato dei termini chiave, o farne valere la polisemanticità?
A mio avviso il modo più rispettoso per affrontarlo, accanto
a una scelta linguistica coerente, è di ritornare ‑ per quanto possibile ‑
alle sue radici e di lavorare, nel rispetto di chi legge, su fonti documentate.
(Pag. 9)
E per "scelta linguistica coerente" il curatore
intende anche la necessità di tenersi alla larga da stili datati e da "patine
buoniste", per aderire invece a un linguaggio moderno che renda omogenea
questa nuova versione del Daodejing.
Desidero citare, dal libro edito da Lindau,
Non c'è da trovare la Via (pagg.
17-18), un passo che ci presenta con chiarezza l'indefinibile Via:
La Via del Dao è libera. Può
venirti incontro nella polvere e sta a te sentirne la presenza. Meno la invochi
e più si palesa. Altri la chiamano Grazia.
Puoi risparmiarti di perdere la vista cercandone la meta, o
di incrinarti le spalle per salire al suo avvio.
È emersa quando dal grande Vuoto e dalla sua energia mai
dissipata hanno preso forma Cielo e Terra e il Dao
gli ha dato senso. "Diecimila esseri" ne hanno beneficiato,
moltitudini si sono perse.
Non tutti reggono la vera immagine del vuoto sbirciata dai "margini
dell'indistinto". Chiedono qualcosa di solido, stabile, certo, consolidato
dai saperi e dal carisma di chi abbia predicato.
La Via invece è fatta per insinuarsi tra le rocce e tra i
dubbi. Sa superare le asperità come acqua di montagna che si mischia invisibile
alla pioggia.
Se la fissi, si allarga, per dare spazio a tutte le cose. E
quando pensi di esserti smarrito nella sua oscurità, si rivela la "porta
delle meraviglie".
Qualcuno giura di averla percepita al lento cadere di una rugiada
fatta di armonia…
Comunque sia, solo così potrai far fruttare bene la tua
vita. Senza ricchezze crescenti o consumi ostentati o inchini dei servi o piani
strategici verso la gloria. Forse li otterrai, ma quando per te non sarà
importante.
La Via è solo del Viandante. Solo lui ne parli.
Paolo Giammarroni
Paolo Giammarroni, consulente di
comunicazione pubblica e sociale, vive tra Roma e Sabina Reatina. Dopo aver
scritto libri di saggistica, sceneggiature per la Rai, racconti, da anni
affronta la lingua e la cultura cinese, parallelamente a un percorso di
pratiche buddhiste. Ha curato la traduzione delle poesie del monaco vietnamita Thich Nhat Hanh,
del testo buddhista Sutra del cuore (Prajnaparamita hrdaya sutra) e della narrazione zen rinzai
sulle dieci icone dello yak (in giapponese Kuo-an Shih-yuan, in cinese Shi Niu T’u). Attualmente sta lavorando a un
libro su storia e natura del Taijiquan.