La danza di Carolyn Carlson torna al Piccolo
Teatro di Milano con Short Stories: intensità, energia, raffinatezza
La
suggestione energetica della brevità. 1
Immersion. 1
Li 2
Mandala. 2
La
scheda dello spettacolo. 2
La
grande danza al Piccolo Teatro. 3
Carolyn-Carlson.
©
Foto Frédéric Iovino
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Short Stories: un
trittico di "storie brevi" (Immersion,
Li e Mandala), tanto intense quanto raffinate, a firma Carolyn Carlson, sono di scena al Piccolo Teatro di Milano dal 4 al
6 giugno 2015.
La grandissima coreografa californiana è anche l'interprete
del solo Immersion. Il duo Li è invece interpretato da Chinastu Kosakatani e da Yutaka Nakata, mentre il solo Mandala
da Sara Orselli, tutti e tre della Carolyn Carlson Company.
La brevità dei tre pezzi è la dimensione ideale per
sostenere un'energia che cattura emotivamente, senza però cedere a esuberanze
fuori luogo. È questa, del resto, la cifra stilistica della Carlson:
vivere emozioni e veicolarle, non perdendo il dominio di sé. Farsi permeare,
cioè, dalle emozioni per viverle appieno e coinvolgere lo spettatore, non
spiegando, bensì suggerendo. Anche allo spettatore, infatti, la Carlson ha posto attenzione durante l'incontro pubblico
avvenuto al Teatro Studio Melato di Milano, il 3 giugno 2015. Secondo la coreografa,
qualsiasi lavoro artistico dovrebbe sollecitare l'immaginazione di chi lo
fruisce, così che, tornando a casa, egli possa riempire con i propri personali
significati quanto fruito.
Godere della poesia carlsoniana
attraverso questo trittico è un'esperienza che sommuove e sollecita ascolti,
monologhi e dialoghi interiori. Un'esperienza dalla quale non si torna uguali.
L'acqua è uno dei temi preferiti di Carolyn Carlson.
Carolyn Carlson in Immersion.
© Foto Laurent Philippe
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In Immersion è
vissuta come elemento dai molteplici significati e con cui rapportarsi in modi differenti:
immergersi gradualmente; tuffarsi; volare come il gabbiano al di sopra della
sua superficie oppure ammararvi; sondare, attraverso di essa, i propri recessi;
usarla come inchiostro per tracciare segni; instaurarvi intimi giochi;
diteggiare nei solchi creati dal suo scorrere; ascoltarne i rumori e auscultare
i propri battiti e i propri silenzi interiori; domandare e attendere risposte.
Assistere all'interpretazione di Carolyn Carlson
rappresenta un puro godimento. La sua gestualità tersa e mai sovrabbondante ha
dialogato con una scena essenziale e con l'alternarsi sapientissimo di silenzi,
musica e rumori dell'acqua: gocce che cadono ad una ad una, la risacca, lo
scrosciare della pioggia…
Chinastu Kosakatani e da
Yutaka Nakata in Li.
©
Foto C. M. Logvinov
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"Li" è un ideogramma il cui significato rimanda
all’origine di tutte le cose, al principio, all’essenza, quando l’essere
mantiene l'equilibrio regolando la spinta e la controspinta dello yin e dello yang ‑ i due
grandi poteri, espressione delle forze che regolano il cosmo ‑ e riesce quindi
ad attingere all'energia originaria: il Tao. Su questa concezione si basa la
coreografia, interpretata da due eccezionali danzatori giapponesi: Chinastu Kosakatani e Yutaka Nakata.
Il passo a due racconta in modo straordinario e originalissimo
la relazione dello yin e dello yang,
i due opposti che sono vitalmente necessari l'uno all'altro. Gli spazi
temporali che scandiscono la danza ci fanno assistere a un'equilibrata cooperazione
fra le due forze e alla rappresentazione della loro complementarietà; alla loro
lotta; alla ripresa dell'equilibrio sia attraverso la consapevolezza di quel
poco di yin che c'è sempre nello yang
e viceversa sia attraverso il ripartire del ciclo del tempo. La concezione
ciclica dell'esistenza, fondamentale nel taoismo, trova, in questo lavoro, il
suo culmine nell'interpretazione raffinatissima del tempo. Yutaka
Nakata sollecita delicatamente i
"meccanismi" di Chinastu Kosakatani, come se quest'ultima fosse l'incarnazione di un
orologio, affinché si vada avanti. Infatti "Andare avanti significa andar
lontano. Andar lontano significa tornare." (Tao Te Ching)
Questa creazione si ispira all’energia del cerchio: sia l'ensō, simbolo sacro nel buddhismo Zen, rappresentante
l'illuminazione, la forza e l'universo, sia gli agroglifi,
motivi circolari apparsi nei campi di grano, che tanto affascinano Carolyn Carlson. Li ritiene magici, questi disegni dalle origini
misteriose, che paiono un messaggio emesso da una forza dello spirito, forse
venuta da altrove, e sembrano volerci ricordare le energie sconosciute che ci
circondano.
Sara Orselli in Mandala.
© Foto Frédéric Iovino
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Ciò che caratterizza Mandala
è la centratura su se stessi: solo in questo modo si può essere un tramite fra
cielo e terra. La simbologia del cerchio e del suo centro è rappresentata
attraverso gli agroglifi ‑ resi grazie a un uso
particolare delle luci ‑ e al mandala ‑ reso dal continuo ruotare
della danzatrice, Sara Orselli, egregia interprete
della coreografia carlsoniana. Un ruotare che,
soprattutto in alcuni momenti, ricorda quello dei dervisci che intendono
riprodurre il movimento rotatorio e assiale dell'universo su se stesso, che
continuamente si dispiega e si ritrae.
Sentire dentro di sé l'energia cosmica e dibattersi e
pulsare, in un ritmo ossessivo, dirompente. Togliersi simbolicamente di dosso
cose che rappresentano inutili orpelli. Ecco che cosa fa la danzatrice,
concentrata sul proprio centro. E, quando pare che la sua danza stia per
giungere a una conclusione, essa ricomincia, con un diverso dibattersi, un
diverso pulsare, un diverso esserci. Tutto termina con il buio che cala
gradualmente su quel ruotare, che non si ferma perché non può fermarsi: anche
quando la morte sopraggiunge è per dare origine a una nuova vita, che cederà a
sua volta il passo a una nuova morte, e così via, in un mutamento continuo che
non è mai regressione, ma nuovo movimento. Ed è proprio comprendendo questo
"immutabile mutamento" che si giunge all'illuminazione.
Immersion (Solo,
2010)
coreografia e interpretazione Carolyn Carlson
musica originale by Nicolas Zorzi, luci Guillaume Bonneau
produzione delegata Carolyn Carlson
Company
produzione originale Centre Chorégraphique National Roubaix -
Nord Pas de Calais
in collaborazione con Théâtre
National de Chaillot
Durata: 18 minuti
Li (Duo, 2007)
coreografia Carolyn Carlson
interpreti Chinastu Kosakatani, Yutaka Nakata
musica Aleksi Aubry-Carlson,
luci Freddy Bonneau
scene Philippe Karpinski, costumi Chrystel Zingiro, Han Jin-Gook, Lee Young-Hee
produzione delegata Carolyn Carlson
Company
produzione originale Centre Chorégraphique National Roubaix Nord-Pas de Calais
con il supporto di Quinzaine du Japon
Durata: 30 minuti
Mandala (Solo,
2010)
coreografia Carolyn Carlson,
interprete Sara Orselli
musica Michael Gordon: Weather parts 3 & 1, costumi Chrystel
Zingiro, luci Freddy Bonneau
produzione delegata Carolyn Carlson
Company
produzione originale Centre Chorégraphique National de Roubaix
Nord-Pas de Calais
in collaborazione con Atelier de Paris-Carolyn
Carlson
Durata: 30 minuti
Prosegue la stagione della grande danza al Piccolo Teatro che,
dopo Mr & Mrs Dream di Marie-Claude Pietragalla e Julien Derouaulte e
Short Stories di
Carolyn Carlson, nel mese di giugno porterà sui
palcoscenici del Teatro Strehler e del Teatro Studio Melato grandi nomi del
panorama internazionale. I prossimi appuntamenti sono: Aterballetto
con Antitesi di Andonis
Foniadakis, in prima mondiale, due coreografie di
Mauro Bigonzetti e una di Philippe Kratz (Teatro Strehler, 11-14 giugno/18-21 giugno); Tracks, in prima
italiana, della Compagnia Zahrbat/Brahim
Bouchelaghem, che intreccia l’hip
hop con il jazz e con la danza contemporanea (Teatro Studio, 23-25 giugno). E,
per finire, Marie-Louise,
il circo coreografico di L’Éolienne (Teatro Strehler,
26-28 giugno).
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