L'acqua di Antoine de Saint-Exupéry
Foto
Alexandre Rodichevski
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Torrenti, ruscelli,
fiumi, canali, pozzi, stagni, laghi, mari, oceani: acqua quindi; sostanza dalla
semplicissima formula chimica che siamo abituati a non considerare più di tanto
perché è parte integrante di noi stessi. L'acqua ci è dovuta, dopotutto, come
l’aria, come il sole, condicio sine qua non
alla vita.
Acqua è uno dei nomi
comuni che possono essere legati ad un gran numero di aggettivi qualificativi:
acqua corrente, sorgiva, limpida, torbida… con moltissimi altri.
Non c’è pittore, credo,
che non abbia fissato almeno una volta, l’immagine di questo prezioso liquido
in uno qualsiasi dei suoi aspetti. Come non c'è scrittore che non abbia speso
qualche riga per descrivere l'acqua di un fiume, di un mare, di un lago; o
semplicemente per descrivere la pioggia che è un "momento" dell'acqua
nel suo stupefacente continuo divenire.
Ci potrà commuovere San
Francesco con il suo mistico "sora nostra acqua", nel quale l'anelito
alla totale comunione di tutte le creature nel loro Creatore è di una
freschezza e di una purezza assoluta. Ma qui, davanti a me, ho Terre des hommes di Antoine de
Saint-Exupéry, da cui ho tratto alcuni passi che, penso, ci possono far
riflettere e meditare in una sfera meno mistica, ma non certo meno valida data
la sua urgente importanza.
Saint-Exupéry, un uomo
dalle eccezionali esperienze il quale, a contatto con la natura nelle sue
manifestazioni più ostili, concepisce l’essenziale, l'assoluto. L'uomo che ama
d’un amore dolente i suoi simili, "les grandes personnes" ma che è
costretto a fuggirli perché ha "bisogno di vivere" e "nelle
grandi città non è più vita umana".
L’aviatore, con l’aereo
in panne, dice esattamente, nell’addio ai suoi cari, quando ormai dispera della
salvezza: "Non credevo di essere prigioniero così delle fontane. Non
supponevo una così corta autonomia. Si crede che l'uomo possa andare diritto
davanti a sé: si crede che l’uomo sia libero… Non si vede la corda che lo lega
al pozzo, che lo lega, come un cordone ombelicale, al ventre della terra. Se fa
un passo di più è morto."
Più oltre, in un
discorso laudativo, fissa il concetto dell'indispensabilità dell’acqua con
queste esatte parole:
"L’acqua!
Acqua, tu non hai gusto,
né colore, né aroma, non si può definirti, ti si gusta senza conoscerti. Tu non
sei necessaria alla vita: tu sei la vita. Tu ci penetri con un piacere che non
si spiega con i sensi. Con te ritornano in noi tutti i poteri ai quali noi avevamo
rinunciato. Per merito tuo si aprono in noi tutte le sorgenti prosciugate del
nostro cuore. Tu sei la più grande ricchezza che sia al mondo e sei anche la
più delicata, tu così pura nel ventre della terra. Si può morire a due passi da
un lago salato. Tu non accetti assolutamente la miscelazione, tu non sopporti
assolutamente alterazioni, sei una divinità ombrosa… ma spandi in noi una
felicità infinitamente semplice."
Davanti a queste righe
meravigliose mi sento umile. Umilmente quindi vorrei proporre a tutti di
meditarle con buona volontà.
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