Intervista al giornalista Lamberto Motta

20 ottobre 2012

Lamberto Motta: giornalista e insegnante di materie letterarie, nonché uomo di profonda sensibilità. Partiamo dalla tua attività di giornalista presso il settimanale Il Cittadino di Monza e della Brianza e la redazione di MonzabrianzaTV. Ce la racconti?

Fare il giornalista per me è qualcosa di più di una professione: è cercare di raccontare la realtà nel modo più oggettivo possibile. Nel contempo, quando ne ho l 'occasione, è anche un modo per provare a migliorare questa realtà, mettendone in luce anche le problematiche e gli aspetti negativi. Credo che il giornalista, inoltre, debba cercare di fare del bene al prossimo nel limite delle sue possibilità. Purtroppo non sempre è così, perché spesso molti colleghi 'famosi ' calpestano la dignità delle persone pur di proporre uno scoop. A me questo non succederà mai. Collaborare con Il Cittadino e con Monzabrianzatv è per me un'esperienza di vita unica, perché mi permette di approfondire le mie conoscenze della realtà locale e di mettere, allo stesso tempo, a disposizione della gente le mie capacità. Filmare un avvenimento per il tg, poi, mi dà un'emozione incredibile: è come catturare la Verità con una bacchetta magica e offrirla a tutti. Le immagini, infatti, non mentono, mentre la 'penna' a volte può farlo, anche se non è il mio caso. Ringrazio la redazione del Cittadino per la libertà di cronaca che ci ha sempre concesso, non indicandoci mai che cosa scrivere, ma al massimo come scrivere. In un mondo editoriale spesso confuso e perverso, Il Cittadino da più di un secolo è una realtà sana, seria e credibile.

Che cosa significa fare il giornalista?

In parte ho già risposto, comunque aggiungo che per me fare il giornalista è un onore, ma anche un dovere, nel senso che chi svolge questa professione dovrebbe sentire l'obbligo morale di dire sempre la verità. Un giornalista che dice bugie è una delle persone più pericolose per la società.

Una tua definizione di giornalismo.

Il giornalismo è la storia che si fa presente, è la cronaca di ciò che avviene nel mondo di troppo bello e troppo brutto per non essere raccontato. È, però, anche cercare di capire con umiltà la realtà che ci circonda e rendere partecipi i cittadini del nostro 'sforzo ' culturale.

La tua tesi di laurea è stata: I quotidiani milanesi e la ricostruzione della città (1945-1948). Ce ne puoi parlare?

Ho scelto questo argomento perché mi ha sempre affascinato la capacità di un popolo, nello specifico quello milanese, di risorgere e ricostruire dopo i momenti tragici. Ho portato avanti la mia analisi soprattutto basandomi sulla cronaca dell'epoca, perché penso che dal '900 in poi non si fa storia credibile senza tener conto della cronaca, e poi perché amo il giornalismo visceralmente. Un giorno vorrei pubblicarla questa tesi: credo che sia anche 'carina ' e di piacevole lettura. Nello scrivere sono sempre semplice e diretto, non so se è più un pregio o un difetto.

Lamberto Motta insegnante: che cosa ti preme che i tuoi studenti imparino, oltre alle materie che insegni?

Mi preme che imparino il rispetto verso gli altri e l'educazione e che inizino ad amare quello che studiano, perché se un'attività la si fa per obbligo diventa pesante. Vorrei che i giovani iniziassero a studiare e ad impegnarsi non per dovere ma per piacere. Per questo odio mettere 'paura' ai ragazzi. So che la mia è la 'via' più lunga e impervia ma è anche quella che, secondo me, dà esiti più duraturi sull'educazione.

Quanto è (se secondo te lo è) difficile avvicinare i giovani alla lettura?

È molto difficile, ma la colpa non è loro, ma della scuola. Li si obbliga a studiare troppe nozioni senza dare loro un vero metodo di studio. Per far amare loro i libri forse dovremmo iniziare a vietarglieli come si fa per le uscite serali. Il piacere del proibito forse risveglierebbe i loro desideri inconsci di cultura.

Se dovessi dare dei consigli a giovani affamati di lettura, quali sarebbero?

Naturalmente, leggete solo il mio libro La foresta nell'anima Scherzi a parte, direi loro di leggere unicamente quello che piace loro. Meglio un fumetto letto con piacere che un 'mattone' mal digerito.

Che cosa ne pensi dei dieci diritti del lettore che Pennac enuncia e illustra in Come un romanzo?

Penso che il lettore sia la persona più libera del mondo: ha tanti diritti e pochi obblighi, perciò è arrivato il momento di sfruttarli. Credo, inoltre, che chi scrive debba pensare anche a divertire chi legge e per farlo deve prima di tutto scrivere cosa che piacciono a se stesso.

Oggi esordisci come scrittore con la silloge di racconti La foresta nell'anima, densa di misteri, leggende, tenebre, atmosfere sognanti, senza perdere di vista la lotta fra bene e male. In un'epoca dove si guarda all'utile, all'efficienza, alla produttività, dove tutto si svolge velocemente, come senti pulsare il tuo libro, risultato di un'immaginazione fervida e della scelta di mettere allo scoperto quel lato romantico e idealista che spesso gli esseri umani vogliono nascondere per timore di suscitare il ridicolo?

Penso che dopotutto mettere a nudo la nostra anima sia il sogno proibito di ogni essere umano. Adamo ed Eva ci hanno tolto tanti piaceri con la loro inutile 'vergogna'. Il peccato non esiste. Esiste invece il Male, che è ledere i diritti altrui e cercare di annientare gli altri esseri umani fisicamente e moralmente. Il mio libro pulsa di vita, perché è scritto con il 'cuore', cioè con il sentimento e la passione, certo anche quella sensuale, e per questo vorrei che lo leggessero più persone possibili. Mi interessa questo più che la fama e il successo.


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