Banditi dell'arte: a Parigi la
prima grande mostra dedicata all'art brut
italiana
Dal 23 marzo 2012 al 6
gennaio 2013
Banditi
dell’arte. 1
L’art brut in Italia. 1
La
mostra. 2
I
curatori 2
La
Halle Saint Pierre. 2
Informazioni
pratiche. 3
La
locandina della mostra.
Per
gentile concessione della Halle Saint Pierre.
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Con tutta la sua carica poetica, “Banditi dell’Arte” è la
prima grande esposizione interamente dedicata all’arte irregolare italiana. La
mostra apre una porta sul particolare universo creativo di persone che hanno
lavorato al di fuori di qualsiasi sistema artistico ufficiale o da istanze culturali riconosciute. Nonostante il pubblico
francese abbia familiarità con l'art brut e artisti come Giovanni Podestà o
Carlo Zinelli siano riconosciuti a livello
internazionale grazie alla collezione curata da Jean Dubuffet,
questo concetto resta ancora relativamente estraneo al pubblico italiano. Per
più di un secolo, malgrado gli sforzi fatti da alcuni
critici d'arte per darle sostegno e visibilità, l'arte irregolare italiana è
trascurata ancora oggi dalla cultura ufficiale.
L'esposizione Banditi dell’Arte presso l'Halle Saint Pierre
di Parigi è un passo in avanti verso il riconoscimento istituzionale e critico di pratiche artistiche finora
considerate marginali e rappresenta l'occasione per scoprire quelle forme
artistiche dimenticate dalle istituzioni.
Filippo Bentivegna, Il
castello incantato.
Per gentile
concessione della Halle Saint Pierre.
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“Chiamano
banditi i ribelli che fuggono. Sono i 'messi al bando' cui latitanza è
la sola dimora. Senza terra e senza padrone, sono quelli del tutto per tutti.
Eroi, campioni, vendicatori, combattenti per una personale idea di giustizia,
amati e ricercati; sulla polvere del loro errare scrivono
la propria storia, disegnano la propria leggenda.
Non sono i banditi che applaudivano eccitate le turiste
inglesi di fine ottocento davanti alle inferriate delle prigioni di Castel Sant'Angelo, ma uomini del
mio tempo in fugga da un destino di chiusura e d'oblio, i banditi che ho
incontrato; uomini armati di affilati pennelli che sfidano le leggi e i
territori dello Stato Maiuscolo dell'Arte. Le loro scorribande saccheggiano
concetti, strappano definizioni, violentano e uccidono giovani catalogazioni.
Ho incontrato i banditi dall'arte. Non facile fu
avvicinarli, convincerli a lasciare i loro rifugi, vagliare le resistenze e per
gli scomparsi, il controllo zelante dei loro signori. Con alcuni ho vissuto
"nella macchia", ho bevuto dalle loro borracce, ho imparato i loro
canti e ad altri gli ho trasmesso. L'insieme di questi banditi eccezionalmente
riuniti per una trasferta all'estero è una variopinta carovana di nomadi in
esilio. L'occasione offertami dalla Halle Saint Pierre
di presentare una personale selezione di autori italiani ci permette di
apprezzare un insieme di opere assai lontane, mai riunite da un museo o da una
sola esposizione, un incontro che persino in Italia non è stato ancora
possibile realizzare.
Siate benvenuti Signore e Signori: qui comincia il Grand Tour nella terra dei banditi…
dell'arte.”
Gustavo Giacosa, curatore
Francesco
Toris, Il
nuovo mondo.
Per
gentile concessione della Halle Saint Pierre.
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In Italia, la scoperta di questa forma d'arte è nata
paradossalmente da un interesse scientifico che gli negava qualsiasi valore
artistico. Un'arte Altra è raccolta a fini di studio nelle collezioni di alcuni
musei come quello di Antropologia Criminale fondato da Cesare Lombroso, il
Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino fondato da
Giovanni Marro e il Museo antropologico fondato da
Carlo Livi e trasferito successivamente
nel Centro di Documentazione di storia della psichiatria San Lazzaro di Reggio
Emilia.
Come é stato possibile, in un paese profondamente segnato
dalla propria storia dell'arte, dai suoi geniali maestri, da una quasi
teocratica idea di bellezza, che un’arte che sorge dai margini, ignara di tali
condizionamenti, sia riuscita a sopravvivere e fare ascoltare la sua voce,
grazie quasi solo esclusivamente al carico sovversivo
che porta con sé?
Trascurata ancora oggi dalla cultura ufficiale, l'arte
irregolare italiana si è sviluppata in un panorama sotterraneo d’isole
eterogenee di creazione: da artisti dall’identità negata, ricoverati negli
ospedali psichiatrici dei primi decenni del Novecento, ad artisti contemporanei
frequentatori di atelier di creazione privi di intenti
didattici; da artisti che, con la singolarità delle loro opere, oltrepassano la
categoria naif in cui sono maturati, ai dimenticati costruttori di architetture
fantastiche; dai creatori solitari prigionieri di un margine non solo sociale
ma anche geografico, agli artisti migranti che, in cerca di fortuna all'estero,
si concedono una via personale espressiva.
Francesco Bellucci, Assemblaggio.
Per gentile
concessione della Halle Saint Pierre.
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La prima sezione si apre con la presentazione eccezionale di
una selezione di opere appartenenti alle collezioni storiche, psichiatriche e
carcerarie del Museo Cesare Lombroso, il Museo di Antropologia di Torino e il
Centro di documentazione di storia della Psichiatria
di Reggio Emilia. Tra queste opere segrete, Il Nuovo Mondo di Francesco Toris (1863-1918), ha senza dubbio la forza del paradigma
dell'intera mostra. La sua dimensione utopica, imperiosa e individuale
contraddistingue lo spirito dei banditi dell'arte.
Dal 1978 con l'entrata in vigore de la legge 180 e la messa
in atto del processo di destituzionalizzazione degli ospedali psichiatrici, l'arte marginale ha trovato
rifugio in atelier di creazione senza intenti didattici quali La Tinaia di
Firenze, Asfodelo di Borgo Taro (PR), Blu Cammello di
Livorno o La manica lunga di Sospiro (CR). In tale contesto, artisti come Franco Bellucci, Giovanni Galli,
Tarcisio Merati, Francesco Borrello, Marco Raugei, tra i molti altri, hanno potuto concepire il
miracolo dell'opera.
Una seconda sezione della mostra è dedicata ai
rappresentanti dell'arte popolare contemporanea: artisti che senza incappare
nella disgregazione psichica di certi creatori dell’art brut, sono altrettanto
indipendenti dai sistemi dell’arte e manifestano una contestazione radicale
della cultura e delle istituzioni. Le porte scolpite di Francesco Nardi, le
pitture di Pietro Ghizzardi, le sculture di legno di
Rosario Lattuca e Luigi Buffo, i bassorilievi in
pietra di Nello Ponzi e Giuseppe Barbiero sono alcune
tra le testimonianze più significative. Specchio di
un'etnografia immaginaria, il lavoro minuzioso di Luigi Lineri,
nel raccogliere e classificare sistematicamente le pietre del fiume Adige,
rivoluziona il concetto d'installazione. In modo più radicale, Giovanni Bosco e
Melina Riccio si esprimono fuori da qualsiasi orchestrazione collettiva e
creano la propria arte di strada scrivendo sui muri delle città la loro parola interiore.
La creazione spontanea si manifesta inoltre nelle
costruzioni di architetture fantastiche in spazi all'aperto. Impossibili da
spostare o duplicare, saranno presenti tramite la testimonianza foto e video,
soli mezzi capaci di conservarne la memoria.
D'origine argentina, Gustavo Giacosa
incontra nel 1991 Pippo Delbono e la sua compagnia,
con la quale intraprende un percorso formativo. Da allora partecipa a tutte le
sue produzioni teatrali e cinematografiche.
Fonda a Genova nel 2005 l'Associazione
Culturale ContemporArt dando inizio a una ricerca sul
rapporto arte-follia nelle arti visive.
È curatore di diverse mostre sulla tematica,
tra cui si ricorda “Due ma non due. Aperture ed
incontri nell’arte degli anni post-Basaglia” e del
suo libro-catalogo: (ed. Joker ), svoltasi a Genova dal 28 novembre al 25
dicembre 2008 nella Loggia della Mercanzia e “Noi quelli della parola che
sempre cammina” a Genova al Museoteatro della
Commenda di Pre dal 3 al 30 settembre 2010. Catalogo
ed. ContemporArt.
Nel 2010 diventa direttore artistico dello spazio culturale:
ContemporArt – Ospedale d'Arte a Villa Piaggio
(Genova).
Martine Lusardy
è dal 1994 direttrice della Halle Saint Pierre. Con
più di cinquanta esposizione di successo, tra le
quali: “Art brut e Compagnia”, “Art brut giapponese” “Hey,
modern art e pop culture”, ha fortemente contribuito all'attuale
prestigio della Halle Saint Pierre.
La Halle
Saint Pierre
Dal 1986, la Halle Saint Pierre è
il centro culturale parigino dedicato all’art brut, art singulier
e arte popolare contemporaneo. Considerato sia in Francia come all'estero un
luogo unico nella promozione e il riconoscimento di forme artistiche
considerate dalla cultura ufficiale come marginali. Grazie alla mostra “Art
brut et compagnie” del 1995 afferma la sua
reputazione di museo sperimentale e precursore. Da allora e
senza posa continua a presentare al pubblico uno sguardo profondo e riflessivo
sull'arte popolare contemporaneo.
La Halle ospita esposizioni
temporanee, una libreria e un caffè. Più che un centro d'arte, è un luogo
d’incontri dove artisti, collezionisti, amatori o semplici visitatori possono
incontrarsi, scambiare idee, punti di vista e informazioni critiche.
Halle Saint-Pierre
2, rue Ronsard – 75018 Paris
Tél : +33
(0)1 42 58 72 89
Métro : Abbesses
/ Anvers
Aperto in settimana ore 10-18 / sabato: 10-19 / domenica: 11-18
Mostre temporanee : 8 , ridotto
6,50
www.hallesaintpierre.org ;
http://facebook.com/museehallesaintpierre
Direttrice : Martine
Lusardy
info@hallesaintpierre.org
Libreria : specializzata in libri
sull’art brut, singulier, e outsider. Cataloghi di
musei.
Galleria : ingresso libero,
un'esposizione al mese.
Auditorium : poesia, incontri e
presentazioni di libri, spettacoli, conferenze, concerti, film…
Animazione e visite alle esposizioni :
Visite guidate al pubblico – da 10
a 30 persone
Prenotazioni: telefonare al n. 01 42
58 72 89 o scrivere info@hallesaintpierre.org
Bar – Caffetteria
Ufficio stampa : Pierre Laporte Communication - 01 45 23
14 14
Frédéric Pillier : frederic@pierre-laporte.com
Romain Mangion : romain@pierre-laporte.com
La fonte ufficiale cui rivolgersi per qualsiasi
informazione o per verificare eventuali cambiamenti di programma è la Halle Saint-Pierre.
Il portale http://www.morfoedro.it/
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