“Strie”: chi erano? Il Concert Ensorcelé di Joe Schittino in
prima assoluta a Cavalese (Val
di Fiemme)
Joe
Schittino.
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Foto Paride Galleone
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Nubili, vedove, donne accasate, qualche sparuta figura maschile: in
tutto ventotto persone accusate di veneficio, infanticidio, eresia, abiura
della fede cattolica, cannibalismo e fornicazione con il demonio. Sei di loro
riuscirono a fuggire e vennero condannate in contumacia, le altre – come di
consuetudine – vennero processate al Banco de la Resòn
e arse vive. Quello che si consumò agli albori del Cinquecento nel cuore delle
Dolomiti trentine, fu solo un capitolo della lunga ‑ troppo lunga ‑
tragedia che ammorbò l’Europa fra Cinque e Seicento e a cui si dà un po’ riduttivamente il nome di “caccia alle streghe”. L’episodio
‑ una vera e propria carneficina legale, come la maggior parte delle
carneficine ‑ viene rievocato a Cavalese
(rinomato centro turistico della Val di Fiemme) dal 18 al 23 luglio 2011, nel corso di una
settimana densa di eventi.
Andrea Gasperin
© Andrea Gasperin
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Di rievocazioni storiche – inutile negarlo – in Italia ce ne sono a
iosa; la “settimana stregata” di Cavalese, tuttavia,
si caratterizza come un unicum di
indubbia originalità… e forse come un incipit. Il motivo va cercato
soprattutto nell’evento conclusivo: la presentazione del Concert Ensorcelé per clarinetto
principale e orchestra di fiati di Joe Schittino, che verrà eseguito in prima
assoluta dalla “Banda Sociale di Cavalese” diretta da
Andrea Gasperin con il clarinetto solista di Angelo Cavarra. L’iniziativa ‑ che già di per se stessa crea
un netto discrimine fra la “settimana stregata” di Cavalese
e altre rievocazioni folkloriche di cui pullula il
nostro paese ‑ va ricondotta alla collaborazione fra la “Banda Sociale di
Cavalese” e un’associazione di profilo volutamente
internazionale: l’ “Alliance Artistique
Européenne”, di cui Angelo Cavarra
è direttore artistico. L’associazione, nata a Parigi per creare una rete fra
artisti europei appartenenti a campi e nazionalità diverse, sorge con un
intento ambizioso ma non utopico: certamente ‑ questo sì ‑
coraggiosamente controcorrente rispetto alle tendenze attualmente più radicate.
Nell’Europa odierna, un calderone in cui le vecchie identità nazionali e locali
vivono un momento di forte crisi (e talvolta di repulsione) rispetto al nuovo,
al diverso proveniente da un ormai sempre più allargato contesto extraeuropeo,
gli orientamenti maggiormente diffusi sono due: da una parte, la tendenza a
chiudersi in un bozzolo protettivo, valorizzando in modo spesso puramente
campanilistico e provinciale le identità locali (totalmente astratte dal
contesto generale); dall’altra l’impulso, certamente più generoso ma
pericolosamente astratto a una mondializzazione indiscriminata e priva di basi
reali, che tende a prescindere aprioristicamente da tutto ciò che si configura
come “troppo locale”. Fra questi due estremi manca qualcosa…
il termine intermedio fra il paese e il mondo: manca l’Europa, intesa come
un’identità culturale orizzontale, che sappia “guardare oltre” e trovare ‑
al tempo stesso ‑ una concreta base operativa nella valorizzazione delle
identità locali, scartandone declinazioni retrive come provincialismo e
campanilismo. Questa finalità ‑ che costituisce il fil rouge lungo cui si snoda l’attività
dell’ “Alliance Artistique”
‑ ha trovato nella collaborazione con la “Banda Sociale di Cavalese” un fertile terreno di sviluppo: un ambito giovane
e allo stesso antico, radicato in una tradizione che risale ai primi
dell’Ottocento.
Angelo
Cavarra
©
Angelo De Grande
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Il Concert Ensorcelé
di Joe Schittino costituisce la sintesi coerente di
queste istanze: non è un manifesto ‑ beninteso ‑ ma un’opera d’arte
che con versatilità e leggerezza intreccia a filo doppio suggestioni
provenienti dalla storia locale e larghe pennellate che incastonano la tragedia
di Fiemme in un affresco di più ampia portata. Il Concert Ensorcelé
rappresenta una fiaba in più capitoli, un gigantesco arazzo intessuto di suoni.
Il rapporto con l’immagine (o meglio: con una sequenza di immagini, tutte
interiori ma non per questo meno vivide) risulta immediato fin dal primo
movimento, che sembra evocare un gigantesco calderone in ebollizione: un'immagine
favolistica ‑ quasi disneyana ‑ ombreggiata da suggestioni
jazzistiche, che spostano il focus e
suggeriscono discretamente il progressivo slittare dell’azione musicale verso
le lande remote del Nuovo Mondo. En evoquant les sorcières
de l’Amerique du Nord
intesse una chiara liaison fra le
streghe di Fiemme e le omonime sorelle nordamericane:
il pensiero va naturalmente alle streghe di Salem, trucidate nel tardo Seicento
nel cuore del Massachusetts. La fiaba inizia a dipanarsi, sul filo di una
variegata alternanza di ritmi. Rintracciare un filo narrativo ‑ purché
lo si intenda nel senso più fumettistico e meno vincolante possibile ‑ è
il modo migliore per andare al nocciolo del concerto di Schittino:
una storia fatta di note che ha ‑ come ogni storia che si rispetti ‑
i suoi personaggi. Il più che virtuosistico clarinetto di Angelo Cavarra è la strega (o l’apprendista stregone); la banda,
con le sue irrefrenabili esplosioni sonore talvolta grottesche, talvolta cupe e
imponenti, rappresenta il coro: si tratta di un impianto che rimanda
naturalmente alla tragedia, ma che di tragico (come sempre capita con le
composizioni di Schittino) ha solo la tematica. Il
solista e la collettività si incontrano e scontrano raccontando gli incantesimi
d’amore in una Valse amourette
contrappuntata dal laconico ammonimento dei corni; più avanti, delineano
una malinconico-grottesca Marche pas trop
funèbre, esplodendo infine nel rondò finale che celebra il trionfo di
Belzebù. Tragedia? Commedia? Come
sempre, la musica di Joe Schittino prescinde
allegramente da qualsiasi tipo di classificazione, sfiora la clownerie,
brunisce per qualche istante in una malinconia composta, stempera l’ironia in
una variopinta corolla di declinazioni. La strega di Fiemme
non è più solo la strega di Fiemme, ma è lei: “la
strega”, un misterioso emblema fuori dal tempo e dallo spazio, a cui il Concert Ensorcelé
finisce per concedere una sorta di tardivo riscatto.
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