Ricordo del pittore Giuseppe Senna
Giuseppe
Senna, Prime luci, 1990, olio su
tela, cm. 40x30.
Per
gentile concessione di Pier Luigi Senna.
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In una recente presentazione per una mostra personale di
Giuseppe veniva citata qualche riga dal Siddharta di Hermann Hesse. Si vorrebbe ora attingere alla
medesima fonte per ricordarne poche altre dello stesso passo: “Ed eccoti ora
una dottrina della quale riderai: l’amore, o Govinda,
mi sembra di tutte la cosa principale”. Ed ancora: “Anche in lui, nel tuo
grande maestro, mi sono più care le cose che le parole, la sua vita e i suoi
fatti più che i suoi discorsi: sono più importanti gli atti della sua mano che
le sue opinioni. Non nella parola, non nel pensiero, vedo la sua grandezza, ma
nella vita, nell’azione”.
Giuseppe Senna, Composizione con melagrane, 1993, olio
su tela, cm. 25x40.
Per gentile
concessione di Pier Luigi Senna.
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La vita intera ed ogni azione di Giuseppe hanno sempre
risposto di fatto a questa impostazione: l’Amore ne è stato costante perno e
motore. Amore per il prossimo, per la natura, per il bello, per le piccole cose
che sostanziano la vita comune della gente comune. Non si dà coerenza maggiore
che nell’unitarietà: è stata un tutt’uno, per lui, l’oblatività, l’abituale
generoso dono di sé, con la partecipazione empatica interpersonale e
contemplativa, il sentirsi parte di un
Tutto che accoglie in un unico grande organismo, vivente e pulsante, persone e
cose, tempo e spazio. Anche l’umiltà procede di pari passo, naturalmente: nella
vita quotidiana e nell’arte. Partendo da questa visione non si ha un approccio eroico alla dimensione creativa, non si
ha necessità d’inseguire il sublime,
attraverso tematiche altisonanti, di grandi dignità e prestigio, da cui
derivano spesso rutilanti dipinti d’effetto che appagano l’occhio ma non
sfiorano il cuore perché privi di anima. Al contrario, una lieve patina di
muffa quasi impercettibile sul fondo di un cesto, una cassetta fuori squadra
perché deformata dal tempo e dall’uso, antiquati accessori di cucina o da pesca
ritrovati dopo decenni d’oblio, frutti comuni o fiori modesti, così come i
filari d’alberi lungo piccoli corsi d’acqua, le risaie controluce, la nebbia
nelle campagne lombarde o che sorge all’alba come un sospiro dall’acqua di una lanca, tutto ciò, riproposto nei dipinti di Giuseppe,
inspiegabilmente muove corde nascoste nelle profondità del nostro animo, che ne
rimane turbato. A toccarci non è solo la perfezione esecutiva, o la bellezza
struggente delle immagini, o la loro persuasività mimetica: è qualcosa di
sfuggente che le accompagna e le sovrasta, e risveglia in noi echi profondi, in
una dimensione mistica aconfessionale, universale, semplicemente umana.
Giuseppe Senna, Il
secchiello smaltato, 1998, olio su tela, cm. 40x50.
Per gentile concessione di Pier Luigi Senna.
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“Un pittore può dire ciò che vuole con i fiori”, asseriva
Eduard Manet, artista sensibile e colto, attivo sul fronte di una grande
rivoluzione artistica ma pure ben consapevole dei valori trasmessi dai maestri
del passato. Le vibranti nature morte dell’ultima fase della sua produzione
sono colme di forza, espressiva e comunicativa. E cosa ci incanta nelle
composizioni di Giorgio Morandi, più metafisiche che iperrealiste anche nella
loro oggettività più distaccata? Il fatto è che certi dipinti, pur figurativi,
non presentano apparenze, sembianze,
involucri: oltre ad esprimere sentimenti attingono a realtà ampie e profonde,
inesprimibili e invisibili, ma trasmissibili per cenni, echi, assonanze,
allusioni, che evocano l’infinito, ancor più che la natura naturans, producente
da sé la propria perfezione.
Tutta la pittura di Giuseppe, dopo le fasi giovanili di
ricerche e sperimentazioni, è di questa schiatta, e di qualità elevatissima.
Resta il rammarico per una produzione quantitativamente piuttosto limitata: per
la laboriosità delle tecniche impiegate e per il vizio della perfezione, ma
anche per la molteplicità d’operati e d’interessi eterogenei che hanno colmato
una vita intensa, di straordinaria ricchezza.
Giuseppe Senna, Memorie, 1999, olio su tela, cm. 24x30.
Per gentile
concessione di Pier Luigi Senna.
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Pubblicato in Archivio,
Mantova, novembre 2009
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