Teatro Massimo di Palermo: il monumento

L’esterno. 2

Il pronao. 2

La cupola. 2

La torre del palcoscenico. 2

La facciata. 2

L’arredo esterno. 2

L’interno. 3

Il vestibolo o foyer d’ingresso. 3

La sala degli specchi 3

La sala dei pubblici ridotti o sala pompeiana. 3

La sala degli stemmi 4

Il salone del sovrano. 4

Il palco reale. 4

La sala grande. 4

La sala del caffè. 5

 

© Foto Archivio Fondazione Teatro Massimo

L’edificio, maestoso e imponente, sorge isolato sui quattro lati nella grande piazza intitolata a Giuseppe Verdi. Concepito come monumento grandioso che avrebbe dovuto dare lustro alla città "volendo degnamente provvedere alla mancanza di un teatro che stesse in rapporto alla cresciuta civiltà ed ai bisogni della popolazione", come previsto nel bando del concorso internazionale del 1864, il teatro doveva avere inoltre la funzione di divenire il centro della vita di relazione dei cittadini palermitani. Grande peso dunque venne data alla facciata che doveva essere talmente grandiosa da simboleggiare il teatro-tempio. L’edificio, largo 89 metri e lungo 129, occupa un’area di 7.730 metri quadrati, di cui 4.965 comprendenti la sala con le sue dipendenze e 2.765 relativi alla parte posteriore concernente la scena ed i suoi annessi. Solo due teatri in Europa a quell’epoca, l’Opéra di Parigi e la Hof-Opernhaus di Vienna, avevano estensioni maggiori di superficie totale.

La sala degli spettatori, con una superficie di 450 metri quadrati, è lunga 26,50 metri e larga 19,75. Il palcoscenico, largo 38,50 metri, ha una profondità di 37 metri che può essere portata fino a 50 sfruttando la parte retrostante e la sua superficie compreso il dietroscena è di 1.280 metri quadrati, seconda soltanto, tra i teatri d’Europa, all’Opéra di Parigi. L’altezza del vano scena è di 55 metri; il boccascena è alto 16 metri e largo 14.

Il Teatro Massimo, nel suo complesso e nei suoi particolari, è dovuto, oltre che ai due Basile, ad altri grandi artisti tutti siciliani: Rocco Lentini per le pitture della sala, Ettore De Maria Bergler (pitture palco reale, sala pompeiana, soffitto sala), Luigi Di Giovanni e Michele Cortigiani (pitture ridotti e soffitto sala), Francesco Padovano (pitture palco reale), Giuseppe Enea (pitture ridotti pubblici), Enrico Cavallaro (pitture sala caffè), Salvatore Valenti (decori sala, palco reale e vestibolo), Gaetano Geraci (decorazioni ornamentali vestibolo), Giuseppe Sciuti (sipario dipinto), Mario Rutelli (gruppo scultoreo leone con la lirica e bassorilievo del vestibolo), Benedetto Civiletti (gruppo scultureo leone con la tragedia), Antonio Ugo (busti di Giuseppe Verdi e di G. B. Filippo Basile). I lavori del teatro furono portati a termine dall’impresa Casano e Corrao.

Il Teatro Massimo fu costruito per rispondere a tre esigenze: sede di una stagione d’opera, spazio per i veglioni di Carnevale e sede del casino per i nobili, ma queste due ultime finalità non furono mai realizzate. G. B. Filippo Basile aveva infatti ideato un congegno di abbassamento del piano della sala e un altro per abbassare l’orchestra durante le rappresentazioni e rialzare il piano in occasione dei veglioni ma nessuno di questi congegni venne mai adottato. Parimenti il circolo dei nobili era stato previsto sul lato sinistro del teatro al primo piano che, dopo aver ospitato attività varie e, per alcuni anni, addirittura una scuola schermistica, divenne infine sede degli uffici del teatro. Oggi nella rotonda nord parallela alla sala Pompeiana, adesso denominata sala Onu, viene esposto al centro della stessa l’archetipo originale del teatro presentato al concorso del 1864 da G. B. Filippo Basile.

L’esterno

© Foto Archivio Fondazione Teatro Massimo

Il pronao

Una grande scalinata in marmo sul prospetto centrale conduce al pronao d’ingresso con sei colonne decorate da capitelli in stile corinzio-italico che sorreggono il frontone dove nell’architrave è iscritta l’epigrafe di autore ignoto "L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita – vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire". Alle estremità del timpano triangolare sono collocate due grandi maschere tragiche.

© Foto Archivio Fondazione Teatro Massimo

Ai lati della parte centrale si trovano altri due ingressi, retrostanti rispetto alla scalinata, destinati da un lato all’ingresso dei pedoni e dall’altro al casino dei nobili (per anni in quest’ultimo venne ospitato il Circolo della Stampa), ed in successione due rotonde, dette "scarrozzi", all’epoca destinate all’accesso in carrozza del pubblico e del sovrano.

Sui due lati della scalinata, a guardia della soglia del teatro-tempio, sono collocati due leoni in bronzo sormontati da due figure femminili: "La Tragedia", a destra, opera dello scultore Benedetto Civiletti e "La Lirica", a sinistra, dello scultore Mario Rutelli.

La cupola

Con un diametro di 28,732 metri, la cupola, ha un’ossatura in ferro ed una copertura con grandi squame di bronzo. Per far agire le dilatazioni termiche la stessa poggia su rulli che scorrono su una piastra circolare in ghisa in cui si aprono otto finestre a semiluna. Al di sopra della cupola si erge un grande vaso in bronzo riccamente decorato.

La torre del palcoscenico

Una grande torre scenica, che copre l’immenso palcoscenico e che si presenta come un enorme monoblocco rettangolare sulla cui sommità è collocata una vasta terrazza che domina il panorama della città, sorge sovrastante la cupola.

© Foto Archivio Fondazione Teatro Massimo

La facciata

Tutto il perimetro del teatro, costruito in pietra tufacea di Solunto, è contrassegnato da una sequenza di colonne con ricchi capitelli e da numerosi ingressi destinati, sia all’accesso del pubblico, che a quello degli artisti, della direzione del teatro e dei servizi di palcoscenico. L’edificio, circondato da una cancellata in ferro, è concepito su due piani con ampie finestre e aperture in vetro e legno terminanti a semiluna ed il cornicione perimetrale, poggiato su piccole mensole sporgenti a forma di foglia, è riccamente e uniformemente cesellato con piccoli fregi di stile classico. Sul prospetto principale, ai lati della scalinata, insistono due ampi spazi con aiuole ed alte palme.

© Foto Lilli Alù

L’arredo esterno

Ernesto Basile, oltre a completare l’opera del padre, consistente nel completamento della struttura, nella definizione degli impianti e degli interventi sul palcoscenico nonché nella realizzazione della decorazione dell’intero teatro, al quale collaborarono i maggiori artisti del tempo, curò anche la sistemazione esterna dello stesso.

In memoria di Giuseppe Verdi, a cui è intitolata la piazza, nei pressi della scalinata si trova il busto di Verdi, opera di Antonio Ugo, e le locandine per i manifesti che, assieme alla cancellata in ferro finemente decorata e agli eleganti candelabri in ghisa, come i due chioschi Ribaudo (1894) e Vicari (1897) posti ai due lati del marciapiede che divide la piazza dalla via Maqueda, furono realizzati su suo progetto.

L’interno

© Foto Studio Camera Palermo

Il vestibolo o foyer d’ingresso

Dal grande portone del pronao si accede al vestibolo: un ampio salone rettangolare su cui si aprono grandi finestroni in corrispondenza del secondo ordine di logge ed porte finestre che conducono alle scale laterali di destra e sinistra.

Pur non essendo molto luminoso, prende luce infatti unicamente dall’ingresso, l’ambiente è comunque sobriamente decorato con bassorilievi. Ai due lati sono eretti due altissimi candelabri in bronzo la cui decorazione principale consiste in leggiadri puttini e sul lato sinistro il busto in bronzo del progettista del teatro Giovan Battista Ernesto Basile, opera di Antonio Ugo, su piedistallo di Gaetano Geraci.

© Foto Archivio Fondazione Teatro Massimo

L’ingresso alla sala si trova esattamente di fronte al grande portone mentre il botteghino è attualmente collocato sul lato sinistro. Le decorazioni ornamentali del vestibolo sono opera di Gaetano Geraci e di Salvatore Valenti.

La sala degli specchi

Dal vestibolo ci si immette nella sala degli specchi, così detta per la presenza di otto grandi specchi (due per angolo), un modo questo per esaltare la vanità del pubblico. La sala si trova in corrispondenza del salone del sovrano ed ha quindi la stessa ampiezza e conformazione a quattro colonne. Minutamente decorata ed illuminata con appliques a mazzi di corolle, dalla stessa si accede alla sala ed ai due lati delle scale che portano alle logge.

La sala dei pubblici ridotti o sala pompeiana

Collocata all’altezza del secondo ordine delle logge, si trova la Sala Pompeiana a pianta circolare, attribuita ad Ettore De Maria Belgrer: uno dei maggiori gioielli del teatro sia per la sua particolare forma circolare sia per la ricca decorazione simbolica che è tutto un trionfo di colori e di variegata fantasia.

© Foto Archivio Fondazione Teatro Massimo

Sulla stessa si aprono 14 porte, di cui solo sei conducono ad altri ambienti, mentre tutte le altre servono unicamente a dare un senso d’ordine alla progettualità del decoro e alla struttura in cui i multipli del numero 7 sono determinanti.

Tra una porta e l’altra sono disegnati dei candelieri (molto simili ai lampioni ideati da Ernesto Basile per l’esterno del teatro e della piazza) circondati da intrecci di viticci e terminanti ciascuno in un’applique con in filiera quattro lampade a corolla. Su ogni porta è disegnata una sopraporta con chimera ed, in successione, una fascia su sfondo azzurro scuro di putti con strumenti musicali. Segue una decorazione in stucco avorio su sfondo rosso di bucrani e festoni, opera dello scultore Salvatore Valenti, oltre la quale, dopo una fascia rosso brillante (il rosso pompeiano molto presente nel teatro), una decorazione con 28 medaglioni raffiguranti teste maschili e femminili intervallata da putti e da uccelli coloratissimi su sfondo dorato. Ancora al di sopra sono raffigurate 48 figure femminili che rappresentano baccanti semi ignude con tuniche svolazzanti ovvero la danza quale fonte di ogni forma di musica e poesia ed alla sommità delle stesse si trovano 14 spicchi su fondo dorato con medaglioni ottagonali, rappresentanti figure allegoriche e grottesche, intervallati da putti e da strumenti musicali. Conclude la rotonda un eptagramma culminante nel lucernaio suddiviso in 7 spicchi.

© Foto Lilli Alù

La sala degli stemmi

Tra la sala pompeiana e il palco reale si trova la sala degli stemmi, per lungo tempo utilizzata come bar del pubblico e adesso luogo per conferenze, riunioni e piccoli spettacoli.

È una grande sala a forma rettangolare dove il colore predominante è il rosso pompeiano e che viene così chiamata per gli stemmi delle famiglie nobili siciliane che contornano le pareti in alto con fregi tondi tra mazzi di fiori e con riquadri, dove sono raffigurate figure femminili danzanti, intervallati da appliques a fioriera con corolle contornate d’azzurro. La sala, molto luminosa, si affaccia sul lato destro della parte frontale del Teatro e da un lato sul vestibolo d’ingresso.

© Foto Archivio Fondazione Teatro Massimo

Il salone del sovrano

L’antisala del Palco Reale è un salone elegante interamente rivestito in mogano con quattro colonne sempre in mogano arricchite da capitelli ionici che suddividono il salone stesso in quattro piccoli salotti arredati con poltrone e divani in broccato rosso.

Sul soffitto sono collocati nove lacunari nei quali Ettore De Maria Bergler raffigura la primavera con mandorli e rose.

Il palco reale

Sul fronte esterno il palco, che occupa lo spazio tra il secondo e il terzo ordine di logge per una superficie di 28 metri quadrati ed una larghezza di tre palchi, è incorniciato da una splendida decorazione in legno e stucco rivestita in oro zecchino, opera di Salvatore Valenti, con stemma reale centrale, panneggi, aquile e due figure muliebri ai lati.

© Foto Archivio Fondazione Teatro Massimo

All’interno, nelle due nicchie laterali concave, sono raffigurati dieci puttini in campo azzurro con simboli di gloria e potere (corone, fasci, elmi), opera di Francesco Padovano su disegno di Ernesto Basile. Sul soffitto, il decimo lacunare di Ettore De Maria Bergler riproduce le lunghe foglie della datura mediterranea.

La sala grande

© Foto Studio Camera Palermo

© Foto Archivio Fondazione Teatro Massimo

La sala degli spettacoli, famosa in tutto il mondo per l’acustica perfetta, con forma a ferro di cavallo e cinque ordini di palchi e galleria, ha una superficie di 450 metri quadrati, è lunga 26,50 metri e larga 19,75 ed ha una pendenza del 4% contraria a quella del palcoscenico che è del 6,5%.

In origine era stato previsto che potesse ospitare 3000 spettatori ma oggi la capienza, secondo la normativa vigente, è di circa 1300 spettatori.

I palchi, sono preceduti da piccoli salottini comunicanti tra loro e sono larghi 1,96 metri.

La decorazione della sala, costituita da elementi in legno e in stucco rivestiti di oro zecchino e da delicate pitture dei palchi, raffiguranti puttini, fiori e frutta, canestri e maschere teatrali, è opera di Salvatore Valenti.

© Foto Archivio Fondazione Teatro Massimo

Sul rosso scuro delle tappezzerie in velluto risplendono le luci a fioriera e, intorno al soffitto, una miriade di piccole lampadine illumina la grande ruota a raggi dorati ideata e dipinta da Rocco Lentini: il sole che si staglia nell’azzurro del cielo dove su trapezi mobili di tela, detti petali, sono raffigurate figure femminili circondate da puttini con strumenti musicali, opere queste di Ettore De Maria Bergler, Michele Cortegiani e Luigi Di Giovanni. Il grande cerchio termina in un tondo centrale, opera di De Maria Bergler, dove è rappresentato il trionfo della musica mentre i petali hanno una caratteristica: sono, infatti, apribili per consentire la ventilazione della sala.

Altro elemento di grande rilievo decorativo è il grande sipario (12 x 14 metri) , a tempera su tela rinforzata, dipinto da Giuseppe Sciuti, che rappresenta il corteo di Ruggero II verso la Cattedrale per la sua incoronazione avvenuta a Palermo nel 1130. Il sipario fu dipinto a Roma tra il 1894 ed il 1896. Il soggetto del sipario era stato proposto allo Sciuti da Giovan Battista Filippo Basile ed il figlio, Ernesto, rispettando il desiderio del padre, lo commissionò al pittore nel 1893.

La sala del caffè

La sala, realizzata da Enrico Cavallaro, è decorata con ricchi festoni di fiori e frutta e con maschere teatrali assieme a sovrapporte raffiguranti figure allegoriche. Situata al pianterreno sul lato sinistro del teatro, si apre su un largo spiazzo organizzato a giardino.