Animalismo: due chiacchiere con il giornalista Alessandro Stajano

Estratto dall'intervista al giornalista Alessandro Stajano rilasciatami il 6 ottobre 2008.

Alessandro Stajano, moderatore durante la presentazione del libro di Gloria Chiappani Rodichevski L'Effimero in posa a Borgo Cardigliano di Specchia (Lecce) il 25 luglio 2008.

© Foto Alexandre Rodichevski

Vorrei intrattenerti su un tema che mi sta molto a cuore e di cui ti sei occupato: la piaga del randagismo. Un paio d'anni fa hai, infatti, condotto Vivere Insieme, una campagna televisiva di sensibilizzazione in favore degli animali randagi, patrocinata dalla Provincia di Lecce. Ci sono vari modi per arginare quella piaga, ad esempio la sterilizzazione. Qual è la tua opinione in proposito?

In Italia le associazioni in difesa degli animali fanno molto; ma non possono risolvere il problema atavico dell’abbandono. Questo perché c’è ancora scarsa sensibilità sul tema. Del resto l’informazione, come per altre problematiche di natura sociale, aiuta a rendere più chiari alcuni aspetti che sono spesso il frutto di pregiudizi e cattiva educazione. Nella trasmissione che ho realizzato con il supporto dell’Amministrazione provinciale ho portato l’attenzione del pubblico sul fenomeno legato al mercato nero del randagismo. Pochi controlli e malagestione delle strutture di ricovero degli amici a quattro zampe, per lunghi anni, hanno favorito l’insorgere di un “affaire randagismo”. Se ne sono occupati spesso anche i miei amici Fabio e Mingo di Striscia la Notizia, e proprio qui nel Salento hanno svelato il malaffare legato agli introiti derivanti dai sussidi statali e/o regionali per il mantenimento dei poveri animali. Molti comuni dell’hinterland leccese, intanto, hanno aderito alla campagna di sensibilizzazione e si stanno muovendo sia in rete che autonomamente per far progredire il senso civico attraverso la didattica mirata alle scuole medie inferiori, la segnaletica stradale e l’inasprimento delle sanzioni. Quasi sempre, quando ci sono, i risultati si devono all’iniziativa privata. Poco tempo fa venni contattato da una telespettatrice decisa a compiere un gesto concreto per arginare il fenomeno. Mi chiese se avrei potuto metterla in contatto con il laboratorio di nanotecnologie dell’Università del Salento perché avrebbe voluto sottoporre al preside un suo progetto. Espostomi il quadro, ne ho subito sposato l’obiettivo e al laboratorio ne sono stati entusiasti. In sintesi l’idea è di realizzare un transponder in grado di essere autoalimentato e fornire al tempo stesso la localizzazione satellitare degli animali e il loro stato di salute. Unico limite: i fondi per realizzare il prototipo. In buona sostanza il progetto è valido e sarebbe una grande novità, ma l’Università non si può accollare la spesa. Siamo tutt’ora in cerca di sostegni esterni. Ma non dubito che ce la faremo. La sterilizzazione è un sistema che non mi trova molto favorevole, pur avendo risultati apprezzabili. Non vedo perché a pagare per la cattiva educazione degli umani debbano essere gli animali. La natura è continuamente stravolta dall’azione antropica. Senza dubbio non potremo andare avanti in questo modo. Meglio cercare alternative non invasive e che tutelino la biodiversità. Sottolineo: prima di sterilizzare si potrebbe educare e fare informazione, monitorare e gestire ad hoc le risorse per il controllo del fenomeno come già inizia ad avvenire attraverso l’utilizzo dei microchip e l’applicazione delle sanzioni pecuniarie nei confronti di chi compie abusi sui nostri amici cani e gatti.

Chi è il vero animalista, secondo te?

Colui che ama la vita. Il rispetto del prossimo è il metro di misura della civiltà, perché implica il rispetto degli altri e del dono più grande, l’unico in verità, che ci appartenga davvero: la nostra stessa esistenza. Amarci vuol dire amare gli altri. La natura è la nostra culla, in fin dei conti. Comprendere che siamo l’unica specie vivente che distrugge il proprio habitat dovrebbe dirla lunga sulla stupidità umana. Ecco perché gli animali sono così importanti e complementari alla vita dell’uomo su questo pianeta. Loro c’insegnano a coesistere, a non guardare alla specie ma all’esigenza di sopravvivere in armonia. Molti animali ne adottano altri e li allevano pur non facendo parte del loro gruppo, a volte addirittura della stessa specie. Credo che in quanto ad amore e umanità, abbiamo ancora molto da imparare dagli animali. Il vero animalista? Un cane randagio, ad esempio: ci adotta come compagni di vita e ci resta fedeli. Eppure siamo di un’altra specie. Non ci tradirà mai e resterà sempre al nostro fianco. In cambio chiede solo di essere amato. È così strano? Beh, molti esseri umani non riescono a dimostrarlo ai propri simili e, più volentieri, preferiscono farsi la guerra piuttosto che apprezzare le differenze. Charles Darwin intuì la sua teoria dell’evoluzione guardando alla capacità di adattamento di alcune specie. Forse solo l’essere umano ne è realmente distante, perché il suo primordiale istinto di sopravvivenza è mutato in un individualismo narcisistico. Continuare a soddisfare i propri bisogni senza guardare al futuro ci porterà all’estinzione. Loro, gli animali, ci sopravvivranno con maggiori probabilità e capacità di adattamento. Sarà per questo che il Padreterno, oltre a Noè e alla sua famiglia, volle salvare anche tutte le specie animali del pianeta?