Cassandra e Carmen di Luciano Cannito

Storie di donne del Sud

Eleonora Abbagnato, Carmen Marcuccio e Manuel Paruccini in Cassandra di Luciano Cannito.

© Foto Studio Camera Palermo

Sono forti le donne del Sud, bellissime nella loro fierezza dignitosa, pregnanti di femminilità e passionali, calde come il fuoco che cova sotto la cenere dei vulcani della loro terra, generose come il fertile suolo da cui provengono, agguerrite e pronte ad ogni sacrificio, dignitose nel dolore che, spesso, sopportano in silenzio, tenaci nel non arrendersi mai, capaci di mettere un punto a capo e ricominciare con dignità un nuovo capitolo della loro vita. Tutto questo perché nella società meridionale alla donna, per secoli, è stata negata l’evoluzione della identità femminile per la forte contrapposizione della cultura maschilista che qui, più che altrove, è stata accentratrice di ogni genere di potere. Donne in lotta contro sé stesse e contro una società che ha imposto loro ruoli prestabiliti. La donna, vista come oggetto e non come soggetto, ha così plasmato la sua identità nella forza del proprio carattere trovando in sé la ragione d’essere che l’ha portata oggi a vincere una battaglia contro una condizione di sudditanza che, per secoli, le ha negato il diritto di essere un soggetto a prescindere dall’essere donna.

Di queste figure femminili del Sud, precorritrici di un messaggio di emancipazione, se ne fa portavoce Luciano Cannito nei suoi due lavori recentemente presentati a Palermo: Cassandra e Carmen. Cannito, infatti, partendo dall’evidenza della condizione di oppressione dell’identità femminile, esalta il lato interiore delle due donne, scava nelle loro personalità, ne fa un simbolo nella difficile sfida tra chi non vuole ascoltarle o tra chi vuole dominarle rendendole capaci di costruirsi una coscienza a partire l’una dalla volontà di distaccarsi dal contesto in cui vive e l’altra dal desiderio di libertà che la porta volontariamente a morire.

Carmen e Cassandra fanno parte, insieme a Franca Florio, regina di Palermo, di un trittico di donne del Sud al quale Luciano Cannito, in questa sua esperienza di Direttore del Ballo del Teatro Massimo di Palermo, ha voluto dedicare la sua opera di coreografo. Carmen ovvero la forza della libertà, Cassandra ovvero la sensibilità, Franca Florio ovvero la ricerca dell’amore sono tre donne totalmente diverse tra loro ma, ognuna di esse, con la propria forte personalità, riesce a dare valenza alla propria esistenza diventando così simbolo ed esempio per tante altre donne a cui, ancora oggi nel mondo,viene negata la propria identità femminile.

Cassandra

Andata in scena nel luglio scorso al Teatro di Verdura per la stagione estiva del Teatro Massimo, Cassandra è una delle creazioni di maggior successo di Luciano Cannito. Il balletto, ambientato in un piccolo paesino della Sicilia negli anni '50, sembra ricalcare la storia della profetessa inascoltata, figlia di Priamo, re di Troia. La giovane Cassandra, figlia del sindaco (Priamo Mancuso) e di sua moglie (Ecuba), si innamora, contro il volere del padre, di un giovane disoccupato (Enea) e, rinchiusa per punizione nella sua camera, sogna una donna bellissima che porterà disgrazia alla sua gente. Infatti, suo fratello Paride, emigrato in America anni prima, ritorna a casa inaspettatamente conducendo con sé Hellen, la sua fascinosa fidanzata straniera. Malgrado Cassandra provi a dissuadere il fratello dai suoi propositi di matrimonio, si celebrano ugualmente le nozze. All’improvviso arriva Ulysses, il ricco marito americano di Hellen. È furioso e vuole riprendersela. L'americano, come il mitologico Ulisse, le escogita tutte per riportare sua moglie a casa, ma la comunità isolana si compatta per proteggere i due novelli sposi finché il furbo magnate non porta in dono un oggetto mai visto in quel paesino sperduto: un televisore ossia il nuovo cavallo di Troia. Cassandra presagisce in quel dono un pericolo ma rimane inascoltata. Tutta la gente del paese si riunisce davanti all’apparecchio misterioso e, come ipnotizzata, si addormenta. Ulysses ne approfitta riprendendosi la moglie e derubando i paesani dei loro beni. A Cassandra, che rinuncia di partire con il suo Enea, non resta che spegnere il televisore.

Richiami classici da Prokofiev e Saint-Saëns a scatenati rock’n’roll per le musiche originali di Marco Schiavoni per questo balletto di Luciano Cannito, in cui è evidente il messaggio sociale contro la distruzione dei valori apportata dall’avvento della tv che isola la gente e, con i suoi vuoti contenuti, l’allontana dalla realtà. Il coreografo, in questo suo lavoro, amalgama abilmente stili di danza diversi, dal classico, al moderno, al folk, caratterizzando così ogni personaggio e rendendo di significativa e rilevante presenzatutto l’insieme del Corpo di Ballo del Teatro Massimo, impegnato a dare pregnante forza alla comunità paesana. I costumi appropriati di Elena Cicorella e le belle luci di Carlo Cerri, accompagnano significativamente il percorso di Cassandra, interpretata da Eleonora Abbagnato che, con grande efficacia, esprime con forte sensibilità stati d’animo e sentimenti mettendo in evidenza il volontario isolamento del personaggio, che soffre come una belva in gabbia, in un contesto di incomprensione che la spinge a ribellarsi ma che, infine, la porta alla scelta di non abbandonare la sua gente. Ivan Ortega è un incisivo Enea, Manuel Paruccini in coppia con Carmen Marcuccio interpretano, rispettivamente, un significativo Paride ed una Hellen un po’ snob, Carla Livio è un’Ecuba materna e dolce mentre Ettore Valsellini evidenzia il personaggio di Priamo come un padre-padrone. Frizzante l’interpretazione del giovane danzatore Vito Pansini nel ruolo di Ulysses.

Carmen

José Perez e Rossella Brescia in Carmen di Luciano Cannito.

© Foto Studio Camera Palermo

Nell’altro lavoro di Cannito, andato in scena nel mese di novembre al Teatro Massimo, Carmen è una clandestina su cui Escamillo, il capo degli scafisti, ha messo gli occhi. Si è imbarcata senza soldi adoperando il suo fascino per convincere l’uomo a portarla con sé. I profughi, al loro approdo sull’isola di Lampedusa, vengono arrestati e condotti in un campo di rifugiati. Gli uomini del campo sono attratti dalla sensualità di Carmen e nascono tensioni e liti sino a che la polizia è costretta ad intervenire conducendo la donna davanti al comandante Don José, che rimane colpito dal suo carattere ribelle. Quando José e Carmen tornano ad incontrarsi nel posto di polizia in seguito ad una nuova lite, stavolta di donne, tra i due nasce la passione. Sono passati alcuni mesi ed, adesso, Carmen e José vivono insieme conducendo una vita normale di coppia. L’esistenza in comune é fatta, però, di lunghe attese in casa per la donna che cuce, apparecchia la tavola, si annoia mentre il suo uomo lavora e poi, stanco, al rientro, passa il tempo davanti alla tv. José non si accorge del disagio interiore di Carmen ed, anzi, è orgoglioso della sua donna che porta a passeggio al suo braccio come un trofeo da mostrare a tutti. La mancanza di forti emozioni e la noia portano Carmen a riallacciare una relazione con Escamillo che la convince a fuggire con lui. Al campo, dove gli amici organizzano una festa per il ritorno di Carmen, irrompe José che, disperatoimplora la donna di ritornare con lui. Carmen ormai ha fatto la sua scelta e lo respinge, lo schiaffeggia. Josè, impazzito, si lancia contro di lei e le spara. Carmen muore e José viene arrestato.

Carmen, donna del Sud, sensuale, bella e forte ma ricca della sua passione: quella di vivere per sé stessa e per la sua libertà, è raccontata da Luciano Cannito con taglio cinematografico in rapida sequenza di scene che scorrono come la pellicola di un film. Sgombra da scenografie (impianto scenico di Angelo Canu e costumi di Marja Hoffmann), sono le suggestive luci di Carlo Cerri, le video creazioni di Maurizio Gaibisso e le musiche di Georges Bizet e Marco Schiavone a dar vita all’ambientazione. Cannito caratterizza al massimo i personaggi rendendoli reali e senza tempo realizzando, tra l’altro, un racconto corale dove ampio rilievo viene dato al Corpo di Ballo del Teatro Massimo che affronta con grande partecipazione i ritmi sostenuti della coreografia in un vortice di corse, salti e sfrenate danze d’insieme e che si alterna e fa da contorno alla vicenda dei tre protagonisti. Rossella Brescia evidenzia il personaggio di Carmen rendendolo, soprattutto, umano e non stereotipato. La sua Carmen è, infatti, un miscuglio di sensualità, di forti sentimenti, di impeti di ribellione, di forza di carattere ma anche di combattimento interno e di disperata ricerca del proprio io. José Pereztratteggia il personaggio di José mettendo in risalto, oltre alla sua ammaliante fisicità, la sua debolezza di fronte al fascino di una donna che non potrà mai appartenergli veramente e sfoga la sua disperazione con appropriata tensione mentre l’Escamillo di Antonio Aguila mette in risalto il lato viscido ed approfittatore dello scafista colorandolo nei momenti di festa di caratterizzante e vivace mobilità. Elisa Arnone ed Ettore Valsellini valorizzano con professionalità i personaggi di Michaela e dell’Appuntato.

I cast

Cassandra

Stagione estiva del Teatro Massimo al Teatro di Verdura 6 luglio 2008

Balletto in due atti di Luciano Cannito

dall’omonimo racconto di Christa Wolf

Musiche originali di Marco Schiavoni e brani di Sergei Prokofiev, Camille Saint-Saëns ed Elvis Presley

Regia e coreografia

Luciano Cannito (ripresa da Luigi Neri)

Costumi

Elena Cicorella

Luci

Carlo Cerri

 

Cassandra

Eleonora Abbagnato

Enea

Ivan Ortega

Hellen

Carmen Marcuccio

Paride

Manuel Paruccini

Ulysses

Vito Pansini

Priamo

Ettore Valsellini

Ecuba

Carla Livio

Corpo di Ballo del Teatro Massimo

 

Carmen

Teatro Massimo 4,5 (ore 16 e 21,30) e 6 novembre 2008

Balletto in due atti di Luciano Cannito

Musiche di Georges Bizet e Marco Schiavoni

Coreografia e regia

Luciano Cannito

Assistente alla coreografia

Luigi Neri

Impianto scenico a cura di

Angelo Canu

Costumi

Marja Hoffmann

Luci

Carlo Cerri

Video creazioni

Maurizio Gaibisso

 

Carmen

Rossella Brescia

Don José

José Perez

Escamillo

Antonio Aguila

Michaela

Elisa Arnone

Appuntato

Ettore Valsellini/Gaetano La Mantia (5 ore 21,30 e 6 novembre)

Profughi

Ornella Cicero, Lucia Ermetto, Simona Filippone, Romina Leone, Carmen Marcuccio, Monica Piazza, Michela Viola, Giada Scimemi, Valentina Zaja, Giuseppe Bonanno, Mirko Boscolo, Fabio Correnti, Carlo Di Dio, Marcello Carini, Gaetano La Mantia/Zeren Pan (5 ore 21,30 e 6 novembre), Benedetto Oliva, Giuseppe Rosignano, Massimo Ilario Schettini

Corpo di Ballo del Teatro Massimo