Tutti i diritti degli animali. Intervista a Edgar Meyer
18 novembre 2008
Dottor Edgar Meyer,
vuole autopresentarsi?
Edgar
con un volpe libera nel Parco Nazionale Gran Paradiso (estate 2008).
Foto
di Alessandra Corbella. Per gentile concessione di Edgar Meyer
|
Ho fatto dell’ambientalismo e dell’animalismo una scelta di
vita e poi anche professionale. Attualmente faccio parte dello staff
dell’Assessorato al territorio, parchi, mobilità ciclabile e diritti animali
della Provincia di Milano. Sono stato chiamato dall’assessore Pietro Mezzi in
virtù, credo, dei tanti anni vissuti “in prima linea” sul fronte dei diritti
animali e della salvaguardia ambientale. Sono giornalista specializzato nel
settore ambientale-animale. Oltre a tanti articoli
che puntano alla sensibilizzazione, sono autore di alcuni libri come Fido non si fida. Come difendersi da
scatoletta pazza (Stampa Alternativa), Qua
la zampa. Breviario legale e pratico per cani, gatti e altri animali
(Stampa Alternativa), I pionieri
dell'ambiente. L’avventura del movimento ecologista italiano: cento anni di
storia (Carabà editore), Storia ambientale, una nuova frontiera storiografica (Teti editore) e Il
Parco delle meraviglie. Eccellenze di sviluppo sostenibile del Parco Agricolo
Sud Milano (Stampa Alternativa). Ma la mia attività animalista e ecologista
prende avvio e spunto dal volontariato: dal 1989 faccio parte dell’associazione
Diamoci La Zampa e da quasi un decennio sono presidente di Gaia Animali &
ambiente Onlus: attività di puro volontariato, dure ma anche piene di grandi
soddisfazioni. Le parti più interessanti sono in www.gaiaitalia.it e
www.diamocilazampa.it.
Lei è referente dell'Ufficio Diritti degli Animali della
Provincia di Milano. Come si muove la Provincia nei confronti dei diritti degli
animali?
Le province non hanno molte competenze in materia di
animali: in base alla normativa regionale ci spetterebbe solo l’organizzazione
di corsi di formazione per i volontari delle associazioni, che operano nei
canili e gattili. La scelta della Provincia di Milano
di istituire una delega ai diritti degli animali è un segnale e un esempio per
le amministrazioni comunali: noi lavoriamo molto per la creazione di Uffici per
gli animali nei Comuni. In questi Uffici, che sono a disposizione dei
proprietari di quattrozampe, delle associazioni ma
anche degli animali stessi, i cittadini possono ricevere informazioni su leggi
e regolamenti in materia di protezione degli animali; possono inviare richieste
d'aiuto ma anche segnalare i casi di maltrattamento, smarrimento e abbandono.
Gli Uffici svolgono attività di sensibilizzazione contro l'abbandono e di
prevenzione del randagismo; promuovono le adozioni dei cani ospiti dei canili e
ne controllano le condizioni. Negli ultimi tre anni il numero degli Uffici
Diritti Animali in Provincia di Milano ha subito un’impennata: al momento ne
contiamo oltre 30 (la più alta densità d’Italia) e altri ancora sono in fase di
istituzione. Stiamo cercando di fare una piccola grande rivoluzione
istituzionale. In questi anni di attività abbiamo attivato anche un numero
verde gratuito (800992223) che fornisce informazioni legate alla gestione di un
animale, abbiamo realizzato il primo bando italiano di finanziamento di
progetti legati ai diritti degli animali, abbiamo attivato campagne contro
l’abbandono, abbiamo realizzato pubblicazioni per sensibilizzare semplici
cittadini ma anche sindaci e assessori comunali. Tutte le attività della
Provincia in materia di animali sono visionabili sul sito www.provincia.milano.it/animali.
La Provincia ha organizzato varie edizioni di "Le pagine
degli animali", un ciclo di incontri dedicati agli autori di libri che
hanno gli animali come protagonisti. I nomi sono di spicco: Licia Colò, Moni Ovadia, Fulco Pratesi, Dario
Cresto Dina, Giorgio Celli,
Cristina Rovelli ecc. Possiamo affermare che questi incontri depositeranno un
seme di sensibilità in coloro che vi assisteranno?
Noi ce lo auguriamo. Il nostro Ufficio, fin dalla sua
istituzione a gennaio 2005, propone iniziative culturali di sensibilizzazione
ad un corretto rapporto uomo-altri animali e la rassegna di libri è una di
quelle che vengono seguite con più simpatia e interesse. C’è il richiamo di
personaggi noti, il piacere di fare una chiacchierata sul tema degli altri
animali e dei loro diritti, l’ambiente della libreria che favorisce l’incontro
con persone diverse dai nostri soliti utenti. La speranza, ovviamente, è che
poi in loro qualcosa rimanga: basta uno spunto di riflessione, una pagina che
commuove, oppure una discussione su argomenti spinosi come la vivisezione.
C'è chi, insensibile alle problematiche animaliste, afferma:
"Con tutti i veri problemi che ci sono al mondo, darsi da fare per gli
animali è assurdo." Oppure: "Anziché pensare agli animali, aiutiamo i
bambini in difficoltà, che è meglio." Qual è la Sua reazione di fronte
queste affermazioni?
Davanti a persone così insensibili e poco lungimiranti non
resta che puntare sui vantaggi che derivano all’uomo dalle politiche a favore
degli animali: per esempio ricordare che sono 4.000 le persone coinvolte e
gravemente ferite ogni anno in incidenti causati da animali vaganti, oppure che
i Comuni della Provincia di Milano per il mantenimento dei cani in canile
spendono complessivamente quasi 3 milioni di euro l’anno. Contrastare il
randagismo e impegnarsi per dare a ogni cane una famiglia è positivo per tutti,
non solo per i cani.
La sterilizzazione è sicuramente una forma di prevenzione del
randagismo. Quali sono le altre azioni che può compiere il singolo?
Ne elenco qualcuna. 1. Adottare o far adottare un cane/gatto
di rifugio, invece che comprarlo. Secondo le stime della LAV a livello
nazionale, i cani detenuti in canili di vario genere sono oltre 1.600.000. Un
milione e seicentomila bestiole che, oltre a costare milioni di euro alle casse
dei Comuni per il loro mantenimento, attendono con ansia una nuova famiglia
dietro le sbarre di un box. Svuotare i canili è un imperativo etico ed
economico; 2. Far microchippare il proprio cane (tra
l’altro è un obbligo di legge); Il microchip viene applicato dal veterinario
per via sottocutanea, in modo rapido, innocuo e indolore. Dopo aver applicato
il microchip il veterinario registra nell’anagrafe canina il numero, i dati
segnaletici del cane e i dati relativi al proprietario. Un cane microchippato ha la garanzia, in caso di smarrimento, di
ritrovare subito il legittimo proprietario, non ingrossando così le fila dei
randagi; 3. Aiutare una o più associazioni animaliste. Il volontariato è una
colonna portante della società civile. Le associazioni e i loro aderenti fanno
parte di quei 4 milioni di persone che trasformano il contributo individuale in
una concreta ricchezza per la società in nome della solidarietà disinteressata.
L’esperienza di unirsi a un’associazione è appagante e formativa. Oppure è
possibile aiutare un’associazione economicamente, iscrivendosi o versando una
quota. Sarà poi l’associazione ad utilizzare le risorse per fare prevenzione
del randagismo.
Ha accennato all'anagrafe canina e al microchip: ce ne può
parlare più diffusamente?
Chi possiede un cane è tenuto a iscriverlo all’anagrafe
canina entro 15 giorni dalla data in cui ne diventa il proprietario ed entro 45
giorni dalla nascita in caso si tratti di un cucciolo. L’iscrizione del cane
consiste nell’inserimento sottocute, in maniera assolutamente indolore, di un
microchip di identificazione (una sorta di “tatuaggio elettronico”), che si
esegue presso i servizi veterinari Asl o presso gli studi veterinari privati, e
nella sua registrazione all’Anagrafe Canina Regionale a cura del veterinario.
Se il cane dovesse cambiare proprietario o abitazione, se venisse smarrito o
rubato, e in caso di decesso dell’animale occorre rivolgersi alla ASL o al
veterinario accreditato, per le opportune segnalazioni. Iscrivere il proprio
cane all’Anagrafe Canina e dotarlo di un efficace sistema di identificazione
come il microchip è il metodo migliore per essere certi di ritrovarlo in caso
di smarrimento. Il microchip è infatti la carta di identità del cane, il suo codice
di riconoscimento: ciò che, in caso si perdesse, gli garantirebbe di non finire
i suoi giorni in un canile. Il microchip, oltre ad essere un valido metodo per
contrastare gli abbandoni, è, quindi, un'indispensabile protezione per il cane.
Queste regole di buona condotta sono volute dal legislatore
per un motivo semplice: si stima che oltre la metà dei cani che vengono
accalappiati e finiscono in canile sono semplicemente cani smarriti e non
abbandonati. Il numero è tremendo: nei soli canili pubblici della Lombardia
transitano ogni anno oltre 11.000 cani (tra smarriti e abbandonati). Una cifra
che potrebbe diminuire drasticamente se tutti i cani fossero microchippati e iscritti all’anagrafe canina.
La dolente piaga dei negozi dove si vendono animali.
Polpetta, la
bellissima cagnolona di Edgar.
Foto di Alessandra
Corbella. Per gentile concessione di Edgar Meyer
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Decisamente dolente. Io penso che la vita non si commercia:
non dovrebbe essere possibile comprare un essere vivente come se fosse un paio
di braghe. Questo vale per gli animali domestici ma anche per gli animali
esotici. Il WWF ha condotto recentemente un'indagine, con l'aiuto dei
volontari, su tutti i 111 negozi di animali a Milano. Sono stati censiti 39.000
animali, di cui 36.500 pesci. L'87% degli uccelli e il 55% dei mammiferi sono
risultati domestici (dai canarini ai cani e gatti), ma la totalità dei rettili,
degli anfibi, degli invertebrati e la quasi totalità dei pesci sono risultati
selvatici. Tra questi, 60 rettili e 131 pappagalli protetti dalla convenzione Cites. Presenti, dunque, illegalmente. Gran parte degli
animali esotici oggetto di commerci legali e illegali viene catturata
all’estero; i poveretti sono venduti aggirando i divieti per le razze a rischio
di estinzione e trasportati nel nostro Paese in condizioni terribili. Molti non
sopravvivono ai lunghi viaggi da un continente all’altro. Non solo. Il prelievo
in natura di animali esotici provoca gravi danni. I pesciolini della barriera
corallina che adornano gli acquari vengono spesso prelevati in natura
avvelenando la barriera e raccogliendo i pesci superstiti. Solo 1 su 100 riesce
però a raggiungere vivo il nostro acquario. Un esempio per tutti: il pesce
pipistrello, una delle specie tropicali che va per la maggiore, viene attirato
dal cianuro. Per farlo salire a galla e catturarlo si versa un po’ di veleno in
mare. Su dieci che vengono su, nove muoiono nel giro di pochi minuti. Quelli
che ce la fanno finiscono in una busta sigillata con aria satura di ossigeno.
In viaggio ne muore la metà, una strage che non ha giustificazioni. Con altre
tecniche lo stesso calvario lo subiscono serpenti, lucertole, tartarughe, rane,
scorpioni, coleotteri e farfalle. Ecco perché chi conosce il vero senso della
parola ecologia e nutre un sincero interesse e rispetto per la natura ed il
mondo animale, non può che rifiutarsi di rendersi complice di queste forme di
sfruttamento degli animali. Che fare, allora? Questo commercio può avvenire fin
quando ci ostineremo a tenere nelle nostre case animali esotici come iguane,
pesci e tartarughe tropicali ma anche ragni, insetti, scorpioni. Anche se nati
in cattività gli animali non nascono predisposti per vivere in una teca di
vetro. La loro semplice detenzione è già una violenza.
Tempo fa lessi sul Suo sito www.diamocilazampa.it una frase
della scrittrice austriaca Marie von Ebner-Eschenbach:
"Non si possono aiutare tutti ‑ dice l'egoista e non aiuta
nessuno". Quindi qualsiasi azione positiva, anche la più piccola, per
aiutare gli amici animali può essere utile. Scendiamo nel concreto: se non si
può prelevare un cane da un canile, lo si può però adottare a distanza. Come
funziona e quali vantaggi ha tale tipo di azione?
Non tutti possono adottare un cane o un gatto e non tutti i
cani sono adatti a vivere in famiglia. Animali che le vicissitudini o un
addestramento criminale hanno reso aggressivi o paurosi, animali malati,
vecchi. Anche loro, però, hanno diritto a una vita dignitosa. Con un piccolo
versamento mensile è possibile contribuire al loro mantenimento in rifugio,
dove vivono grazie alle associazioni e ai volontari che ogni giorno si fanno
carico delle loro necessità: cibo, una cuccia, una passeggiata, cure
veterinarie adeguate. Diverse associazioni offrono questo servizio (anche Gaia:
email segreteria.gaia@fastwebnet.it e Diamocilazampa: email
diamocilazampa@yahoo.com). Sui siti si trovano anche le foto degli ospiti. È
sufficiente versare una somma variabile (intorno ai 15-20 euro al mese), specificando
la causale "adozione a distanza" ed eventualmente il nome del proprio
beniamino. È anche un’idea per un regalo diverso del solito, magari per Natale,
un compleanno o una ricorrenza speciale. Basta solo fornire nome e indirizzo
del destinatario del regalo, che riceverà un attestato di adozione con la foto
e tutti i dati inerenti al nuovo amico quattro zampe, con la possibilità e
l’invito ad andarlo a trovare previo accordo coi gestori del rifugio.
Spesso sento affermare che all'estero amano e rispettano gli
animali più che in Italia. Che cosa ne pensa?
Beh, dipende da cosa si intende. Ci sono interi continenti
nei quali gli animali (e gli uomini) se la passano decisamente peggio che qui
da noi. Poi ci sono alcuni paesi europei quali Svizzera, Germania e in genere i
paesi del Nordeuropa che hanno un tasso di civiltà
superiore al nostro e un rapporto con la natura e gli altri animali decisamente
più equilibrato. Negli ultimi anni in Italia vedo dei progressi: abbiamo buone
leggi, come la L. 281/91 sulla prevenzione del randagismo e dell’abbandono di
animali domestici o la L. 189/2006 che prevede multe importanti e perfino
l’arresto in caso di maltrattamento di animali, e abbiamo un movimento di
creazione di Uffici Diritti Animali all’interno delle istituzioni che mi fa ben
sperare: il nostro Ufficio Diritti Animali provinciale e la trentina di Uffici
Tutela Animali comunali presenti in Provincia di Milano (gli indirizzi si
trovano sul sito www.provincia.milano.it/animali) ne sono un esempio.
Ovviamente la strada da fare è ancora lunghissima, soprattutto nel Sud Italia,
ma a mio avviso abbiamo imboccato quella giusta.
Le problematiche del rapporto tra etica vegetariana (o
addirittura vegana) e cosmesi. Può dare qualche consiglio a chi non vuole
rinunciare ai propri principi etici, usando cosmetici non testati sugli
animali?
Circa 45.000 animali ogni anno muoiono per testare rossetti,
profumi, creme e saponi. Eppure diversi sondaggi in tutta Europa hanno
dimostrato che la maggioranza delle persone non crede che gli animali debbano
soffrire e morire per motivi così futili. Oggi chi vuole può fare una scelta
consapevole consultando i siti di associazioni antivivisezioniste dove sono
elencate le ditte che – aderendo allo Standard internazionale “Non testato su animali”
- decidono di non contribuire alla sperimentazione animale, impegnandosi a non
commissionare e a non effettuare test su animali sul proprio prodotto e sulle
materie prime che lo compongono. Ricordo che ci sono scadenze fissate dalla CE:
già è proibito il test sul prodotto finito; dal 2009 saranno banditi la maggior
parte dei test; dal 2013 bando totale, ma con possibilità di proroga per i test
più complessi, per i quali non ci sia un metodo alternativo valido. I
produttori di cosmetici non perdono occasione per sottolineare come tali
scadenze siano utopistiche e contrastano anche l’adesione delle ditte allo
Standard. Ciò però non ha alcuna importanza per il giudizio etico: tali test
devono essere assolutamente aboliti.
La sua posizione sulla vivisezione.
Il semplice fatto che, nella rassegna di libri di cui
abbiamo parlato, la Provincia abbia promosso, forse unica istituzione in
Italia, un testo fondamentale dell’antivivisezionismo, La figlia dell’imperatrice di Hans Ruesch,
è indicativo dell’interesse del nostro Ufficio per questo argomento.
Le cifre ancora sono sconfortanti: quasi 900.000 animali
impiegati in Italia nel 2005, oltre 12.000.000 nell’Unione Europea, soprattutto
topi e ratti, ma anche cavie, conigli, uccelli, maiali, anfibi, cani, gatti e altri
ancora. E questo nonostante la ricerca di metodi alternativi e non cruenti stia
avanzando rapidamente, rendendo l’uso di animali obsoleta e ingiustificabile.
Dal punto di vista scientifico è ormai noto che la
sperimentazione di farmaci, sostanze chimiche, o altri agenti esterni sugli
animali non fornisce la garanzia che i risultati siano estensibili all’uomo,
anzi. Dal punto di vista tecnico, è parimenti noto che le metodologie
utilizzate (ossia i così detti “protocolli”) e la loro accuratezza possono
differire notevolmente a seconda di chi effettua la sperimentazione e dello
scopo per il quale essa viene effettuata (atenei, industrie, laboratori privati
di ricerca, ecc.). Siamo in presenza di un metodo a dir poco “scarsamente
affidabile”, dove ogni operatore può produrre i risultati che vuole (o che
può).
C'è qualche episodio particolarmente toccante di cui è stato
testimone, che ci vuole raccontare?
Edgar
con il suo cane Billy, proveniente da un canile.
Foto
di Silvia Amodio. Per gentile concessione di Edgar Meyer
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Sono centinaia. Ma
proprio a proposito di vivisezione, mi piace ricordare un progetto che mi sta
molto a cuore: si chiama DL4. È un progetto portato avanti dall’associazione Vitadacani e cofinanziato dal mio ufficio. Si salvano i
cani dai laboratori di ricerca, si recuperano psicologicamente e fisicamente ed
infine si trova loro una casa e una famiglia che li accolga. Grazie a rapporti
e trattative con laboratori universitari e aziende farmaceutiche si ottengono
in affidamento animali che - alla fine degli esperimenti - verrebbero
soppressi. Se fossero umani, i cani da laboratorio si potrebbero dire
autistici. Non hanno nulla del cane, se non l’apparenza. Sono inermi e assenti.
Privi di vita. Come se l’anima fosse chiusa da qualche parte lontana, in un
tempo diverso, sospesa o imprigionata. Cani del tutto alla mercé di chi li ha
tra le mani. Che non abbaiano, non guaiscono, non si muovono. Come pietre.
Vissuti in asettiche gabbie di metallo con aria artificiale. Senza conoscere il
vento, il sole, l’erba, il sapore dei prati e l’esistenza di umani di cui
fidarsi e da cui essere amati. Ecco a cosa può essere ridotta una creatura
vivente per diventare un buon animale da laboratorio. I pochi che riusciamo a
salvare sono cani fisicamente sani ma psicologicamente provati. Sono nati in
laboratorio o ci sono arrivati da cuccioli. Non conoscono il mondo esterno, gli
odori, i suoni, non distinguono il giorno dalla notte: hanno passato la loro
vita in un ambiente chiuso e illuminato artificialmente 24 ore su 24. Non hanno
mai camminato su un prato, non hanno mai visto il cielo né il sole né la
pioggia. Con un po’ di pazienza e un’esperienza ormai consolidata si recuperano
e addirittura si danno in adozione. Sapeste la gioia quando, per la prima
volta, li vediamo scodinzolare. E quando, alla fine del percorso, li vediamo
entrare in casa della famiglia che li adotta. E che li risarcisca di ciò che
l’umanità ha fatto loro.