Ascesa e caduta di un libertino
The Rake’s
Progress di Igor Stravinskij nell’ottima edizione del Teatro Massimo
Scena
dell'asta.
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Foto Studio Camera Palermo
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The Rake’s Progress (La carriera di un libertino), favola in
tre atti su libretto di Wystan Hugh Auden e Chester Kallman, è
considerata uno dei capolavori dell’opera lirica del Novecento. Composta da
Igor Stravinksij durante la sua permanenza negli
Stati Uniti, ebbe la sua prima rappresentazione assoluta in Italia, alla Fenice
di Venezia, l'11 settembre 1951 nell'ambito di una collaborazione tra La Biennale di Venezia e il
Teatro alla Scala di Milano e fu allora diretta dallo stesso compositore. Con
quest’opera Stravinskij rielaborò, sembrando distaccarsi dallo stile
neoclassico della sua ispirazione, un nuovo modo di comporre musica rinverdendo
il Settecento musicale ispirandosi al classico stile mozartiano e presentando
un lavoro tipicamente in stile con l’epoca dei Lumi corredato da numeri chiusi
quali: cavatine, arie, duetti, terzetti, quartetti, concertati e recitativi e
l’accompagnamento del clavicembalo ma con ricorso, nel ritmo e nelle armonie,
ad una sorta di inquietudine e di irregolarità metrica inserendo
sovrapposizioni, incroci e cromatismi che resero, alla fine, modernissimo il
suo lavoro. L’autore, inolte, volle che la sua opera
fosse eseguita da un’orchestra da camera, decidendo di non inserire un preludio
come da prassi, bensì una fanfara di trombe e corni che doveva servire
unicamente per richiamare l’attenzione dello spettatore sullo spettacolo che
andava a cominciare, così come ebbe l’intuizione di accompagnare il drammatico
duetto della partita con le tre carte tra il protagonista ed il diavolo
unicamente con il suono glaciale, metallico e ostinato del clavicembalo, mentre
per concludere l’opera scelse un epilogo festoso, in stile mozartiano, nel
quale ogni personaggio a turno dà la sua versione della vicenda e tutti insieme
cantano la morale rivolgendosi al pubblico.
L’opera nacque nella mente di Stravinskij quando, a Chicago
nel 1947, vide per caso, durante una mostra dedicata alla pittura inglese, una
serie di otto quadri dipinti, nel 1735, dal pittore inglese William Hogarth ed intitolata The
Rake’s Progress. Stravinskij fu colpito dalla
straordinaria struttura narrativa delle otto scene molto simili alla
successione degli atti di un’opera lirica ed ognuna della quali possedeva un
suo titolo ed una sequenza di episodi dedicati all’ascesa ed alla caduta di Tom
Rakewell: l’acquisizione dell’eredità, il giovane
libertino ed i professori, l’orgia, l’arresto per debiti, il matrimonio con la
donna vecchia e ricca, il gioco d’azzardo, la prigione, il manicomio.
Consigliato dal suo carissimo amico Aldous Huxley, allora vicino di casa ad Hollywood, chiese al
librettista Wystan Hugh Auden
di impostarne la trama, l’azione, le scene e i personaggi. Successivamente Auden prese come collaboratore Chester Kallman
e, da quella collaborazione fortunata, nacque uno dei più intensi libretti
d’opera del Novecento che, pur ispirato dai quadri di Hogarth,
fu reso ancor più teatrale per l’aggiunta di tre nuovi elementi essenziali: il
diavolo tentatore qui denominato Nick Shadow; la
partita a carte che il diavolo perde per la sua supponenza di invincibilità; il
mito dei tre massimi desideri umani: essere ricco, essere felice, essere buono
messi in relazione con le tre tentazioni: il piacere sfrenato, la libertà di
esaudire i propri capricci; l’illusione di poter salvare il genere umano.
A Palermo, l’opera non veniva rappresentata dal 1977 quando
venne messa in scena, al Politeama Garibaldi, nella versione ritmica italiana
di Ronaldo Kufferle. Questa volta, dunque, il
pubblico palermitano ha avuto l’opportunità di poter assistere per la prima
volta alla sua esecuzione in lingua originale nelle sei recite programmate (di
cui tre non andate in scena per via dello sciopero del sindacato Fials-Cisal) dal 17 al 24 febbraio.
Un capolavoro come è il Rake’s di Stravinskij richiede
una realizzazione perfetta e di grande impatto sia visivo sia musicale. Così è
stato per l’edizione del Massimo di Palermo. Dal punto di vista della visione,
la storia del libertino, che è poi una storia senza tempo, è stata posticipata
di duecento anni. Così le belle ed essenziali scene di Csaba
Antal (una grande e movimentata scalinata sul palco)
e i costumi di Luigi Perego (particolarmente estrosi nella scena del bordello e
in elegante bianco e nero nella scena dell’asta) nell’allestimento del Teatro
Comunale di Modena, insieme alle luci dense di atmosfera di Bruno Ciulli, hanno reso ancor più intrigante e avvincente lo
svilupparsi dello spettacolo. Cesare Lievi nella sua regia ha messo in evidenza
una sorta di destino già scritto per il protagonista, Tom Rakewell,
che viene come supportato dai suoi futuri compagni di manicomio: un gruppo di
pazzi che movimenta animatamente le scene accompagnando in tutti e tre gli atti
lo sviluppo del suo percorso verso la dissolutezza, la corruzione, la rovina,
la punizione. Di grande effetto la commovente scena in cui la semplice e dolce
Anne, fidanzata di Tom, con emotività, risolutezza e trepidazione scende la
scala che dovrebbe ricondurla dal suo fidanzato, come il travolgente e
sfrontato trambusto degli avventori e delle sgualdrine della casa di piacere;
l’arrivo di Baba The Turk,
la neo moglie barbuta di Tom, dentro un elegante e fiammante sidecar; la
caricaturale eccitazione e frenesia durante l’asta dei beni del libertino; la
drammatica e lugubre partita a carte col diavolo culminante con la scomparsa
sottoterra di Nick Shadow e la scena finale del
manicomio dove i pazzi mettono, infine, a nudo la loro umanità privi, ormai
come sono, dello scopo di esistere.
Protagonista di grande spessore, Giuseppe Filianoti, che ha ben tratteggiato il personaggio di Tom
esaltando le sue doti di interprete e mettendo in evidenza la grande duttilità
del suo canto di efficace incisività e di morbida vocalità. Carmela Remigio ha delineato la figura di Anne con grande espressività
e con commossa partecipazione lasciando un segno profondo soprattutto nell’aria
conclusiva del primo atto in cui la tenerezza e la purezza del suo canto hanno
come illuminato il buio della notte. Giorgio Surjan,
nella parte di Nick, è stato convincente nel tratteggiare un diavolo ambiguo,
insinuante e tenebroso. Jiuliana Young (piacevole Baba The Turk) e Lorenzo Carola
(brillante e brioso Selem) hanno ben caratterizzato i
loro personaggi così come Barbara Di Castri (Mother Goose) insieme ad Antonio Barbagallo
(il guardiano del manicomio) e gli impegnatissimi
matti (Diletta Giannola, Roberta Mercanti, Luana Ragolia, Nadia Randazzo, Alessio
Barone, Antonino Cacicia, Tiziano Cavataio,
Roberto Finocchio, Sergio Lo Verde e Andrea Vetro) quasi perennemente in scena
e bravissimi nel costruire l’impianto scenico nonché partecipi, mobili ma
silenziosi osservatori, nell’incoscienza della loro infermità mentale, dello
sviluppo della vicenda.
Will Humburg ha diretto
l’Orchestra del Teatro Massimo con grande efficacia esaltando le diseguaglianze
asciutte della musica di Stravinskij e la morbida leggerezza e trasparenza nei
momenti di eco mozartiano. Molto partecipe il Coro, ottimo interprete sia
vocale sia interpretativo nei tre momenti fondamentali dell’opera: la brillante
caratterizzazione nella casa di piacere, l’elettrizzante partecipazione
all’asta e la lugubre fisicità, come il funebre compianto finale, nel quadro
del manicomio.
I capolavori, anche se poco eseguiti e poco conosciuti,
restano quelli che sono in eterno e questa bella edizione del Teatro Massimo,
che ha incontrato l’incondizionato favore del pubblico, ne è la significante
testimonianza.
Teatro Massimo, 17,19,20,22,23,24 febbraio 2008
Favola in tre atti
Libretto di Wystan Hugh Auden
e Chester Kallman
Musica di Igor Stravinskij
Direttore
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Will Humburg
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Regia
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Cesare Lievi
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Scene
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Csaba Antal
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Costumi
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Luigi Perego
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Collaboratore
alla regia
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Idelson Da Silva Costa
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Luci
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Bruno Ciulli
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Personaggi
e interpreti
Trulove
|
Daniele Borowski
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Anne
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Carmela Remigio (17,20,22,24)
Corinna Mologni (19,23)
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Tom Rakewell
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Giuseppe Filianoti (17,20,22,24)
Andreas Wagner (19,23)
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Nick Shadow
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Giorgio Surjan (17,20,22,24)
Franco Pomponi (19,23)
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Mother Goose
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Barbara Di Castri
(17,20,22,24)
Lorena Scarlata (19,23)
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Baba The Turk
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Julianne Young (17,20,22,24)
Barbara Di Castri (19,23)
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Selem
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Lorenzo Carola
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Il guardiano del
manicomio
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Antonio Barbagallo (17,20,23)
Gianfranco Giordano (19,22,24)
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Orchestra e Coro del Teatro Massimo
Maestro del coro Miguel Fabian Martinez
Allestimento del Teatro Comunale di Modena
Scene e
attrezzeria Teatro Comunale di Modena
Attrezzeria Rancati (Modena) Costumi Farani
(Roma)
Parrucche Audello (Torino) Calzature Pompei (Roma)