Sogno di una notte di mezza estate
27 gennaio 2007
Il cast 1
Un balletto narrativo nell'universo
neoclassico di Balanchine. 1
La Scala ha l'esclusiva europea del
Sogno. 2
La recita scaligera del 27 gennaio. 2
Divagazioni: come Suzanne Farrell
imparò ad amare un asino. 6
Alessandra Ferri.
© Foto Tamoni ‑ Teatro alla Scala
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Dal 26 gennaio al 10 febbraio 2007 è stato rappresentato al
Teatro alla Scala il Sogno di una notte di mezza estate, con musica di
Felix Mendelsshon-Bartoldy e coreografia di George Balanchine, ripresa da
Patricia Neary, da Sara Leland e da Nanette Glushak. L'Orchestra del Teatro
alla Scala è stata diretta da Nir Kabaretti.
I protagonisti della rappresentazione del 27 gennaio sono
stati Alessandra Ferri (Titania), Roberto Bolle (Oberon), Massimo Murru
(cavaliere di Titania), Riccardo Massimi (Puck), Gilda Gelati (Elena), Deborah
Gismondi (Ermia), Vittorio D'Amato (Demetrio), Gianni Ghisleni (Lisandro),
Sabrina Brazzo (Ippolita), Matteo Buongiorno (Teseo), Camillo di Pompo
(Bottom), Sophie Sarrote (una farfalla). Il pas de deux del secondo atto è
stato danzato da Marta Romagna con Mick Zeni. Hanno partecipato inoltre gli
allievi della Scuola di Ballo dell'Accademia del Teatro alla Scala.
Gli altri interpreti non tersicorei sono stati: il soprano
Irina Kapanadze, il mezzosoprano Ketevan Kemoklidze e il Coro del Teatro alla
Scala.
Data 1877 la prima coreografia della trama shakespeariana su
musica di Felix Mendelsshon-Bartoldy: la mano fu quella di Marius Petipa. Dopo
quel nome e quella data sfilò una teoria di coreografi: Mikhail Fokine (1902),
David Lichine (1933), Jean Jacques Etcheverry (1955), George Balanchine (1962),
Sir Frederick Ashton (The Dream, 1964), Hans Spoerli (1975), John
Neumeier (1977), Uwe Scholz (1989), Dennis Nahat (1990), Amedeo Amodio (1993),
Robert Cohan (1993).
Altri coreografi si sono occupati del capolavoro
shakespeariano, avvalendosi dei lavori di diversi musicisti: Tom Schilling su
musica di Georg Katzer (New Midsummer Night's Dream, 1981), Mauro
Bigonzetti su musica di Elvis Costello (2000), Amanda Miller su musiche di
Peter Schherer, Al Greene, Iva Bittova, Alphex Twin, Mark Degli Antoni,
Cinematic Orchestra e Cowboy Junkies (Oberon's Flower. Who do you love?,
2001).
George Balanchine
si forma alla Scuola Imperiale di San Pietroburgo, sua città natale, per
ballare già a diciassette anni (età in cui si diploma) il repertorio classico
di Petipa al Mariinskij. In questo teatro si produce anche come coreografo.
Tra le svolte importanti nella sua vita annoveriamo
l'incontro con Sergej Djagilev che lo recupera ai Ballets Russes (sciolti nel
1929, alla morte del loro impresario), portandolo in tournée in Europa e
l'invito negli Stati Uniti da parte di L. Kirstein, che gli offre la direzione
della Scuola e della Compagnia dell'American Ballet di New York. Balanchine
collabora inoltre alla creazione della compagnia della Ballet Society, divenuta
nel 1948 il New York City Ballet: questa e l'American Ballet sono a tutt'oggi i
depositari del lavoro di Balanchine e l'esecuzione di tutti i balletti del
coreografo pietroburghese avviene d'accordo con The George Balanchine Trust.
Balanchine il raffinato formalista, Balanchine il fautore
del balletto neoclassico: ecco quali etichette hanno mediato la nostra
conoscenza del coreografo russo, noto in prima battuta per i suoi balletti
dalle purissime linee neoclassiche (Apollon musagète, Orpheus, Agon,
solo per citare le tre creazioni nate dalla collaborazione con Igor
Stravinskij). Il suo Sogno par quasi di doverlo collocare forzatamente
nell'universo delle sue creazioni neoclassiche. Eppure fu all'età di otto anni
che il coreografo venne per la prima volta a contatto con la trama
shakespeariana, amandola. Nel suo libro 101 Stories of Greats Ballets
racconta di aver danzato proprio a quell'età come elfo nella versione del
Teatro Mikailovskij di San Pietroburgo. Da lì ad imparare a memoria in russo
alcuni brani della "comedy", il passo fu breve.
Forte di questo amore nutrito da bambino, accettò, nel 1950,
di allestire le danze per un musical sul tema del Sogno. Ma fu
nel 1962 che l'amato testo shakespeariano si concretò in lavoro coreografico,
grazie alla musica preesistente di Felix Mendelssohn-Bartholdy, che Balanchine
scoprì e da cui attinse i diversi brani che sarebbero divenuti il proprio Sogno.
I brani mendelssohniani componenti la partitura del Sogno non erano
infatti sufficienti per un balletto di serata, così vennero scelti anche altri
pezzi. Per il primo atto: Atalia op. 74 (l'ouverture), La
bella Melusina op. 32 (intera) e La prima notte di Valpurga, op. 60
(un estratto); per il secondo atto: Sinfonia n. 9 e Il ritorno
dall'estero (l'ouverture).
Agli anni Sessanta risalgono sia lo splendido lavoro
narrativo di George Balanchine sia una sua amatissima Titania: la
diciassettenne Suzanne Farrell.
Cavallo di battaglia della Compagnia di Balletto della
Scala, il Sogno di una notte di mezza estate è stato ottenuto nel 2003
in esclusiva europea da The George Balanchine Trust, grazie a Frédéric
Olivieri, direttore della Compagnia scaligera.
Con questa sua scelta Olivieri ha dimostrato lungimiranza:
ecco ciò che ha sottolineato Marinella Guatterini durante la conferenza a due, tenuta insieme con
Luisa Spinatelli, sull'allestimento 2007 del balletto balanchiniano. Infatti la
Compagnia scaligera ha potuto portare il Sogno in diverse tournée
che hanno ottenuto un grande successo: San Pietroburgo, il Festspielhaus di
Baden Baden, il Brasile (San Paolo e Rio), il teatro di Erode Attico ad Atene,
il Festival di Aspendos in Turchia e ‑ ultimo impegno in ordine
cronologico ‑ l'Estremo Oriente,
dove un totale di undici recite ha coinvolto i teatri di Hong Kong, Tianjin,
Pechino e Shanghai.
Alessandra Ferri ha deciso di lasciare le scene quest'anno.
Non abbiamo che da rammaricarcene: è
opinione diffusa che questa grandissima ballerina stia dando ancora moltissimo.
E ce ne rammarichiamo ancor più, dopo aver assistito all'interpretazione di questa
sera: la Ferri è stata una splendida Titania. Al suo fianco hanno danzato
egregiamente Roberto Bolle nel ruolo di Oberon e Massimo Murru in quello del
cavaliere della regina degli elfi e delle fate.
La Ferri ha vestito Titania con i panni di una regina
intenzionata a mantenere una fermezza distaccata nei confronti di Oberon, che è
deciso a sottrarle il "lovely boy"
da lei "stolen from an Indian king".
Ma ha anche fatto indossare al suo personaggio le vesti leggere del senso di
libertà, laddove lei ‑ lontano dalle scaramucce di Oberon ‑ si
sente in perfetta sintonia con la natura e in armonia con le sue fate che
cantano "La canzone delle fate".
Alessandra Ferri pare uscire da quel canto o essere il canto stesso e la sua
danza sembra profumare di selve. E, quando si siede sul petalo che le fa da
giaciglio, e poi vi si corica e s'addormenta, il canto ‑ che non ha
smesso ‑ mantiene vivo, in chi ha goduto di questa benefica parentesi, il
ricordo d'una danza di libertà e di leggiadria.
Ma vediamo altri momenti del balletto.
Disegni dei costumi di
Luisa Spinatelli
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Il primo personaggio
di rilievo ad apparire in scena è Puck, che si è assunto a cuor leggero il
compito affidatogli da Oberon: quello di deus
ex machina. Se la prende allegramente, Puck, salvo poi osservare i
maldestri risultati raggiunti, con un rammarico che non si spinge fino
all'aperto pentimento. La chiave di lettura della sua personalità è dunque
quella di un "merry wonderer of the night"
che, appena può, se la ride: "I mistook. / […] And so far blameless proves
my enterprise […] / And so far am I glad it so did sort / As this their
jangling I esteem a sport."
Riccardo Massimi ha evidenziato soprattutto quest'ultimo
aspetto. Meno pantomimica appare infatti – rispetto all'interpretazione di
Maurizio Licitra, vista nell'edizione
2005-2006 del Sogno – la scena in
cui Oberon gli fa toccare con mano le conseguenze della sua spensierata
noncuranza. Licitra aveva – in questa scena – magistralmente sottolineato il
sentimento di allegra incoscienza che invade Puck. Riccardo Massimi, invece,
riserva al finale la chiave di lettura cui accennavo sopra: aggrappato a due
funi adornate di fiori, lascia la scena in un moto ascensionale che ci permette
di guardarlo per l'ultima volta in faccia, scorgendovi l'aria trionfante d'un
semidemonietto.
Il secondo personaggio che appare in scena, subito dopo
Puck, è Elena, interpretata da Gilda Gelati. Interagenti con lei nell'economia
della "comedy" shakespeariana saranno Ermia (Deborah Gismondi), il
suo innamorato Lisandro (Gianni Ghisleni) e Demetrio (Vittorio D'Amato), amato
da Elena.
Ottimi, i quattro ballerini scaligeri che vestono i panni
dei giovani ateniesi rifugiatisi in un bosco nelle adiacenze della città: essi
hanno saputo rendere molto bene il repentino variare di sentimenti che ‑
via via che la trama si srotola ‑ coinvolgono i componenti delle due
coppie, variamente sotto incantesimo.
Un'attenzione particolare merita Gilda Gelati che ha
improntato Elena di un forte lirismo ‑ dote spiccata, questa, della prima
ballerina scaligera. E con l'uso saputo di questa sua dote, la Gelati tempera
scene come quella della disperazione nel vedersi rifiutata da Demetrio (la disperazione
sfuma quindi in supplica) o quella in cui Lisandro ‑ sotto incantesimo ‑
la preferisce ad Ermia, tentando perciò di farla sua (qui la Gelati danza
sapientemente stati d'animo differenti: uno sbigottimento misto a fastidio che
diventa amara quasi-passività).
Il secondo atto del Sogno è l'apoteosi delle felici
riunioni, shakespearianamente accompagnate dai voti augurali formulati da
Teseo: "Joy, gentle friends, joy and fresh days of love / Accompany your
hearts."
Nel secondo atto troviamo dunque vari pas de deux:
quelli delle due coppie di giovani innamorati finalmente ritrovati, quelli di
Teseo e di Ippolita, regina della Amazzoni e quel pas de deux di due
personaggi estranei alla trama shakespeariana, interpretati da Marta Romagna e
da Mick Zeni. I due primi ballerini hanno regalato un vero gioiello, con la
loro interpretazione: un pas de deux melanconico, in profondità della
quale melanconia si ha l'impressione scorra una vena di compito dolore.
Nella citata recita
del Sogno edizione 2005-2006, Gilda Gelati interpretava il ruolo di
Titania e a lei era stato riservato (su autorizzazione di The George Balanchine
Trust) anche il pas de deux dei due personaggi estranei ‑ sopra
menzionati ‑ danzato con Francesco Ventriglia.
Suzanne Farrell (al secolo Roberta Sue Ficker), la musa di
George Balanchine, interpretò Titania a diciassette anni. In un'intervista
raccontò il modo in cui riuscì a fare propria la parte in cui la regina di fate
ed elfi danza, innamorata, con Bottom.
Balanchine liked cats. He had what he thought was the most
famous, talented cat that could jump. I was doing Titania in A Midsummer
Night's Dream. This is where, as in Shakespeare, she falls asleep, and then
wakes up in this dream and she is in love with Bottom the Weaver, who has been
transformed by magic into a donkey. She wakes up and she loves him. I was only
17 or 18, and I didn't have quite the right quality that Mr. Balanchine wanted
for this part. I mean, how many people dance with a donkey?
He said at the end of rehearsal, "Don't you have an
animal at home that you talk to, or someone that you love and play with?"
And I said, "No, Mr. Balanchine". And he said "Oh, that's too
bad, I have a wonderful little cat, and he is a great jumper and cats are very
interesting." So I went home that evening with my school books, and
stopped at the delicatessen. You know, every New York deli has at least one
cat. This cat had kittens, so I asked the owner if I could buy one. He said
"No, you can have one." So I took one, and brought her home and named
her Bottom, and started practicing on this cat, that quality that he wanted.