Una preziosa riscoperta: Genoveva di Robert Schumann

 

Dopo cinquantacinque anni d'oblio rinasce a Palermo l'opera di Schumann. 1

I cast 2

 

Dopo cinquantacinque anni d'oblio rinasce a Palermo l'opera di Schumann

Martina Serafin e Peter Weber.

Foto Studio Camera Palermo

Genoveva, unica opera composta da Robert Schumann, su libretto dello stesso, tratto da Leben und Tod der heiligen Genoveva (Vita e morte di Santa Genoveffa) di Ludwig Tieck, su abbozzi di Robert Reinick e di Friedrich Hebbel, ha rivisto la luce della ribalta al Teatro Massimo di Palermo, nel centocinquantesimo anniversario della morte dell'autore. L'apparizione scenica italiana dell'opera si vide al Maggio Musicale Fiorentino nel 1951: a questa seguirono sul nostro suolo unicamente rare versioni concertanti, l'ultima delle quali nel 1976 alla Rai di Torino.

Composta nel 1848, l'opera fu rappresentata per la prima volta al Teatro di Stato di Lipsia il 25 giugno 1850. Le tre recite, dirette per due volte dallo stesso Schumann e in ultimo da Julius Riest, ebbero una tiepida accoglienza in quanto l'opera fu giudicata totalmente priva di vitalità drammatica. Ripresa talvolta nell'800 e pochissimo rappresentata nel XX secolo, le è stato sempre contestato lo squilibrio tra libretto e musica, quest'ultima ritenuta sovrastante e tale da rendere poco incisiva la qualità teatrale.

Martina Serafin.

Foto Studio Camera Palermo

La rarità esecutiva di quest'opera non rende però giustizia alla raffinatezza della sua musica intrisa da forti connotazioni oratoriali (specialmente nella parti corali) e da un delicato linguaggio musicale essenzialmente liederistico che mette soprattutto in evidenza il ruolo psicologico ed intimo della protagonista. La validità dell'opera sta anche nel fatto che si distacca dalle convenzioni drammaturgiche e dal linguaggio musicale di quel tempo. Un'opera essenzialmente tedesca, lontana dal gusto italiano e francese, ma permeata da un'intensa poetica romantica ed in cui si evidenzia in alcuni momenti il ricorso a quel leitmotiv che tanto caratterizza le opere wagneriane.

La vicenda, ambientata ai tempi di Carlo Martello, narra di Genoveva, moglie del conte Sigfrido, accusata di tradimento nei confronti del marito a seguito di una congiura ordita dall'infedele amico del conte, Golo, che viene da lei rifiutato. Con la complicità della maga Margaretha, Golo convince Sigfrido, che nel frattempo è partito per raggiungere le sue armate in guerra contro i saraceni, dell'infedeltà della moglie e Genoveva rischia di venir giustiziata. Grazie all'intervento del giovane servitore muto, Angelo, ed alla confessione di Margaretha, Sigfrido giungerà in tempo per salvare la moglie, chiederle perdono e ricondurla al castello mentre, nel frattempo, il crudele Golo morirà precipitando in un burrone.

Una scena dall'opera.

Foto Studio Camera Palermo

Genoveva di Schumann, rappresentata in lingua originale con sopratitoli in italiano, ha inaugurato il 14 novembre 2006 la stagione 2006/2007 della Fondazione Teatro Massimo che quest'anno è ispirata all'affascinante tema della donna vista come l'altra metà del cielo nell'opera e nel balletto. Si è trattato di una preziosa riscoperta in quanto, oltre a mancare da oltre mezzo secolo dalle scene italiane e a non essere mai stata rappresentata a Palermo, è un'opera che merita di essere ascoltata per la ricchezza della sua partitura e, pur se sin dalla sua nascita è stata accompagnata da pregiudiziali riserve, si rivela tuttavia un lavoro di estremo interesse per la valorizzazione dell'orchestrazione operata da Schumann in funzione dell'esposizione e chiarificazione dell'azione drammatica.

In quest'edizione palermitana, grande protagonista è stata, infatti, l'Orchestra del Teatro che ha assecondato il gusto e la sensibilità dell'esperta bacchetta di Gabriele Ferro, il quale ha messo in gran luce lo splendido tessuto strumentale di Schumann, accentuandone il suo aspetto romantico e rendendolo vivo di passionalità italiana. Anche il Coro del Massimo, diretto da Paolo Vero, ha dato un'eccellenza prova di insieme diventando giustamente anch'esso tra i protagonisti di quest'opera in cui alla parte corale è affidato un ruolo di notevole importanza. Sul fronte dei cantanti, di intensa emotività, valida presenza scenica con splendida vocalità e fraseggio incisivo ha primeggiato su tutti Martina Serafin nel ruolo di Genoveva. Katja Litting è stata un'ottima maga Margaretha; il Golo di Herbert Lippert, pur con slanci liederistici, è sembrato a tratti in difficoltà nella vocalità tenorile richiesta dal ruolo e in alcuni momenti al limite della tessitura; di nobile e tranquilla autorevolezza la prestazione di Peter Weber che interpretava il conte Sigfrido. Bene tutto il resto del cast nel quale figuravano Ned Barth, Alessandro Guerzoni, Alessandro Svab, Giovanni Bellavia, Roberto Finocchio ed Alessio Barone.

Katja Lytting, Peter Weber e Herbert Lippert.

Foto Studio Camera Palermo

Severa, essenziale e minimalista, come nella scenografia piuttosto lugubre e spoglia (tranne, sullo sfondo, grandi cavalli che sembravano vivi) di Graziano Gregori e negli spenti costumi di Carla Teti, la regia di Daniele Abbado che privilegiava la parte intima dei personaggi che sembravano vivere ognuno una propria vita interiore ed isolata rispetto al mondo che li circondava. Belle le luci di Bruno Ciulli, soprattutto nell'effetto di luce abbagliante della trasfigurazione di Genoveva e nel vivido bagliore dei grandi specchi in cui si intravedevano immagini di forme umane in pose lascive appena accennate che sottolineavano gli appropriati movimenti coreografici ideati da Giovanni Di Cicco.

I cast

Teatro Massimo 14,15,16,17,18,19 novembre 2006

Opera in quattro atti

Libretto di Robert Schumann

tratto da Leben und Tod der heilige Genoveva (Vita e morte di Santa Genoveffa) di Ludwig Tieck

su abbozzi di Robert Reinick e Friedrich Hebbel

Musica di Robert Schumann

 

Direttore

Gabriele Ferro

Regia

Daniele Abbado

Scene

Graziano Gregori

Maestro del Coro

Paolo Vero

Movimenti coreografici

Giovanni Di Cicco

Assistente alle scene

Luciano Linzalata

Assistente ai costumi

Caterina Botticelli

Luci

Bruno Ciulli

 

Personaggi e interpreti

Hidulfus

Ned Barth; Thomas Gazheli (15 e 18)

Siegfried

Peter Weber; Davide Damiani (15 e 18)

Genoveva

Martina Serafin; Lisa Houben (15 e 18)

Golo

Herbert Lippert; Andreas Wagner (15,17,18)

Margaretha

Katja Lytting; Monica Minarelli (15 e 18)

Balthasar

Alessandro Svab

Caspar

Giovanni Bellavia

Angelo

Roberto Finocchio

Conrad

Alessio Barone

 

Orchestra e Coro del Teatro Massimo