Tamara de Lempicka, la "regina del bizzarro"

Palazzo Reale, Milano ‑ 20 ottobre 2006

Tamara Rosalia Gurwik-Gorska, figlia di una polacca d'origine francese e di un ebreo russo, nacque nel 1898 (a Varsavia? a Mosca? Questi interrogativi fanno parte di quel certo mistero che circonda la donna) e morì a Cuernavaca nel 1980. Nel 1916 sposò il nobile avvocato polacco Tadeusz Lempicki e nel 1934 il barone ebreo Raoul Kuffner.

Viaggiò dalla Russia a Parigi, da Parigi all'Italia, dall'Italia agli Stati Uniti e poi in Messico, sul fianco del cui vulcano Popocatepetl vennero sparse – per suo volere – le sue ceneri.

In Italia soggiornava spesso ed è datata 1925 la sua prima personale italiana. Personale che fu allestita a Milano, nella galleria del conte Emanuele Castelbarco, la "Bottega di Poesia". E Milano, a distanza di ottantun’anni, le dedica di nuovo una mostra.

Tamara de Lempicka è figura che affascina e la vediamo sapientemente orchestrata dalla mostra di Palazzo Reale, che ci presenta gli svariati aspetti della sua personalità: dal votarsi di lei alla sregolatezza dell'artista, alla sua implicazione nel mondo della moda; dal suo accanimento per tentare di ritrarre – senza riuscirci – Gabriele D'Annunzio alla sua "depressione d'artista".

Attraverso le dodici tappe in cui si sviluppa la mostra, il visitatore può fruire di diverse opere, non solo della de Lempicka, ma anche di pittori italiani contemporanei al cui stile si avvicinerebbe quello della baronessa polacca. Parliamo di Felice Casorati (di cui è esposto Nudo di schiena del 1926), Ubaldo Oppi (di cui sono esposti Le amazzoni del 1924 e Sera romagnola dell'anno seguente), Achille Funi (presente con Venere e Satiro del 1920) e Francesco Trombadori (con il suo Nudo neoclassico del 1925). Del resto Vincenzo Bucci, recensendo sul Corriere della Sera la citata personale milanese del 1925, scrisse: "Nel nostro paese, dove da Boccioni a Casorati s'è ormai assistito a tutte le fasi delle rivoluzioni artistiche del Novecento, non par cosa nuova questa [di Tamara del Lempitcka] pittura, che ha le sue origini nel cubismo e che ora, dopo l'anarchia del primo momento, va essa pure in cerca d'un ordine, d'una norma, d'una disciplina. Anche per la Lempitzka il problema plastico dei volumi è il problema dominante, e si sa che ogni idea dominante finisce ad essere in qualche modo un'idea fissa."

In mostra ci sono anche alcuni interessanti "reperti": lettere autografe (tra cui quelle indirizzate dalla de Lempicka a D'Annunzio), schizzi, libri editi da "Bottega di Poesia" (Yselise di Guido da Verona, il visitatore lo trova aperto alla pagina della dedica autografa a Wally Toscanini[1]), numerose fotografie firmate Jacques Henry Lartigue e sette filmati (tutti provenienti dalla Fondazione Cineteca Italiana di Milano). Tra questi ultimi vale la pena ricordare i 6'26" di Sergej M. Ejzenstejn (Oktjabr del 1927), i quattro video sulla moda dell'epoca e "Palace Music Hall" di Georges Carpentier (1925) che presenta Joséphine Baker in una parodia della danza jazz.

Si tratta, insomma, di una mostra davvero godibile, costruita intelligentemente, che offre a chi non conosce la figura della baronessa Tamara de Lempicka un'opportunità per avvicinarsi all'affascinante "regina del bizzarro".

La mostra rimarrà aperta fino al 14 gennaio 2007.



[1] "I suoi occhi, gentile Signorina Wally, lessero per primi queste pagine – e sono certo che mi porteranno fortuna! Le dedico questa copia di Yselise. – Con devota iniquitudine d'amico e d'ammiratore. Guido da Verona MCMXXIII"