Intervista a Claudio Ferrarini, flautista

19 settembre 2006

Cominciamo dalla Sua formazione.

Nato a Parma, si diploma presso il Conservatorio di musica “A. Boito” per accedere successivamente ai Corsi di Perfezionamento di Marcel Moyse a Boswil (Svizzera). La sua formazione artistica prosegue alle scuole di Aurèle Nicolet a Basilea, Severino Gazzelloni all’Accademia Chigiana di Siena con borsa di studio per merito e il diploma d’onore, Wolfgang Schulz presso la Wiener Akademie di Vienna con borsa di studio e menzione d’onore, Conrad Klemm al Corso di perfezionamento Città di Castello con borsa di studio e menzione, Karlheniz Stockhausen presso il Teatro Comunale di Bologna. È vincitore del Concorso nazionale con borsa di studio “A. Casella” del Festival delle Nazioni di Città di Castello e del primo premio al Concorso Internazionale di Flauto Città di Stresa.

Un nome italiano dalla rosa dei flautisti con i quali ha studiato: Severino Gazzelloni. Che cosa Le ha dato il contatto con questo grande?

Prima di tutto il legato con il suo suono uniforme in tutte le ottave del flauto, con una gioia nel suonare quello che Gazzelloni riteneva il più bello strumento al mondo, dato che solo le cose preziose sono d’oro. Naturalmente anche una grande passione per la musica del nostro tempo, insomma amare quello che si suona con tutta la passione interiore che un musicista può dare.

Un concertista che alla propria attività affianca quella didattica, che cosa si aspetta dagli allievi? E che cosa, viceversa, si aspettano gli allievi da un insegnante-concertista?

Ci si aspetta una carriera proficua, ma in questo paese la strada è difficile. Un allievo si aspetta che il proprio insegnante gli risolva i dubbi e le incertezze, lo trascini nella sua ricerca artistica; spesso devi essere un santone che incanta o un santo che fa miracoli…

La problematica degli strumenti a fiato per un allievo che voglia accostarsi da giovanissimo allo studio di uno di tali strumenti: capacità polmonare e conformazione delle labbra.

Effettivamente avvicinarsi troppo presto è cosa sconsigliata, ci vuole una maturità fisica che permetta con una certa tranquillità lo studio tecnico respiratorio. Naturalmente oggi con i nuovi sistemi di ritorta delle testate ci si può avvicinare, sotto una guida attenta, anche presto. Quello che consiglio, essendo il flauto uno strumento estremamente facile, di non esagerare troppo, ci sono tante cose da fare prima, che vale la pena aspettare.

Ed ora giusto un pizzico di polemica, che ne dice, ce la concediamo? La riforma dei conservatori.

Argomento scottante… molto hard… Il mio punto di vista è che la riforma fa letteralmente schifo, più orrenda di così è difficile immaginarla. Ora i Conservatori sono veramente allo sbando, non si capisce più niente. Ci sono persone che insegnano ai livelli superiori che non hanno mai affrontato un recital; credo che un colpo di spugna non basta, forse una bomba nucleare dà più frutti.

Una masterclass è un luogo privilegiato per allievi che vogliano confrontarsi su temi di interpretazione e di prassi esecutiva. Lei, nella Sua attività di conduttore di masterclass, quali aspetti privilegia nel rapporto con i discenti? Al termine di una Sua masterclass quanto e che cosa si aspetta di aver dato?

Le masterclass sono un vero terreno di sfida per chi le pratica; ti capitano allievi che portano brani di autori diversi e tu devi essere sempre pronto e disponibile a dire qualcosa di nuovo. Non è facile, ma se fatta con giudizio, arricchisce te e chi partecipa. Spero sempre di aprire nuove prospettive di interpretazione, di valutazione di autori spesso dimenticati dal tempo. Io credo che il mio privilegio è di ascoltare e farmi ascoltare; in questo mondo di ADSL cercare di approfondire è una rivincita.

Tra le numerose masterclass che Lei ha tenuto un po' in tutto il mondo, quali ricorda con particolare piacere?

Ogni nazione ha i suoi vantaggi e svantaggi, farei un torto dire una in particolare. Io amo parlare e dialogare con i ragazzi dei corsi, quindi mi ricordo allievo per allievo.

Si afferma spesso che all'estero, rispetto all'Italia, esiste una visione più illuminata nei confronti della produzione musicale. Che cosa ne pensa?

Credo solo che all’estero si ascolta di tutto, noi in Italia dipendiamo dall’opera e poi dal pianoforte. All’estero trovi anche un quartetto di corni da caccia. Dovremmo aprire di più anche ad altri strumenti. I nostri direttori artistici conoscono poco il repertorio cameristico.

Cambiamo area di conversazione, ora, e parliamo del LakeComo Festival (12 agosto ‑ 22 settembre 2006), organizzato dall'Associazione Amadeus Arte. Parliamo in particolare del concerto che l'Amadeus Duo (Lei al flauto e Floraleda Sacchi all'arpa) ha tenuto l'8 settembre 2006 presso la Cappella di Villa Melzi a Bellagio. Il concerto recava il titolo "Una notte all'opera". A che cosa è dovuta la scelta di un programma legato all'opera?

È legato al fatto che il pubblico conosce bene l’opera ma poco la musica da camera: se noi eseguivamo gli autori importanti per Duo (Sphor, Bax, Damase ecc.) pochi sanno chi sono.

Penso che, in genere, il pubblico gradisca la proposta di temi operistici riletta in senso esclusivamente strumentale. Il pubblico che ha ascoltato l'Amadeus Duo alla Cappella di Villa Melzi, quale soddisfazione ha dato e ha avuto?

Il nostro era un percorso amoroso, tra autori operistici che hanno scritto per duo e naturalmente le trascrizioni, il tutto basato sul virtuosismo e un certo umorismo parmigiano, alla Guareschi…

Il concerto prevedeva anche la Fantasia di F. Borne su temi della Carmen bizetiana. Come dialogano flauto e arpa in questo pezzo?

Partendo dal preludio del secondo atto dove in realtà il flauto dialoga con l’arpa nell’originale, il resto è un brano pieno di acrobazie. A volte essere nazional popolari diventa difficile, ma non ci spaventiamo. Sostituire le voci è sempre una gara avvincente essendo di Parma è una sfida che colgo sempre volentieri.

Come è nato l'Amadeus Duo?

Ci siamo incontrati in rete e abbiamo scoperto tante passioni comuni. Io amo suonare con l’arpa, perché rende la voce del flauto in tutte le sue sfumature. Con Floraleda è stato amore a prima nota.

Quali sono i Suoi prossimi impegni artistici?

I prossimi impegni sono una serie di concerti dedicati alle trascrizioni delle sonate di Brahms per violino, cosa difficilissima e rischiosa, ma amo il pericolo. L’integrale delle sonate di Bach un po' in tutta Italia e naturalmente con il duo un nuovo disco… indovinate… "Una notte all'opera" si trasformerà in un cd.