Intervista a Sabah Benziadi, danzatrice orientale

2 aprile 2006

Sabah, qual è la tua origine?

Sono araba con origini tuareg e ho anche parenti berberi. Sono nata ad Algeri, dove ho vissuto fino a 24 anni, poi ho iniziato a viaggiare: Francia, Svizzera, Germania. Mi sono stabilita per un certo periodo in Germania dove ho insegnato. Spesso ritorno lì per tenere stage.

Quando hai cominciato a dedicarti alla danza?

La danza ce l'ho sempre avuta nel sangue. La prima volta che mi sono esibita è stato a dieci anni, al Théâtre nationale d’Algeri. Da bambina ballavo spesso a casa. Non avevo uno specchio, che tuttavia desideravo molto, perciò danzavo la sera quando la stanza era illuminata, mentre fuori c'era il buio: in tal modo vedevo la mia figura riflessa nei vetri delle finestre.

So che tua madre e tua nonna sono ballerine professioniste.

Sì, ed è da loro che ho acquisito i passi. Mia madre ha però smesso dopo sposata, perché mio padre non voleva: ha continuato a farlo solo a casa. Da mia nonna, in particolare, ho imparato la danza "Ouled Neil", cioè dei discendenti di Neil: la si esegue con un vassoio sul quale ci sono alcuni bicchierini pieni di tè. Ricordo che, da bambina, vedevo danzare la nonna che era bravissima. Nel mondo berbero ed arabo le donne anziane si ritiene posseggano una maggior spiritualità e sono quindi più rispettate. Infatti nella danza non si cerca il corpo fanciullo ma la bravura nell'esecuzione dei movimenti.

Tua nonna dove si esibiva?

A Biskra e altrove, nelle feste di matrimonio e in tante altre "zerda" (feste), come quella di primavera che raccoglie moltissima gente: i poveri e i ricchi si riuniscono per magiare e la sera assistono a spettacoli di danza. Le "zerda" di primavera durano tre-quattro giorni. A differenza di me, mia nonna non si esibiva nella danza orientale. In famiglia c'è anche mia sorella Khadra che si dedica alla danza.

Mi puoi parlare della cosiddetta danza del ventre?

Hai fatto bene a specificare "cosiddetta". Infatti tale denominazione è occidentale: danza del ventre, belly dance, danse du ventre. In realtà si tratta di danza orientale e ne esistono due tipi: "raks" che rappresenta lo stile classico autentico, e "sharki", che rappresenta lo "stile cabaret". Questo secondo tipo veniva infatti eseguito nei cabaret ed è lì che sono state inventate quelle movenze spinte che provocano l'erotismo negli avventori. Mi hanno raccontato alcune anziane donne egiziane ed algerine che un tempo non esistevano movimenti erotici: essi furono inventati in epoca coloniale a beneficio dei soldati francesi e inglesi. Il proprietario del locale in cui le ballerine si esibivano, esigeva infatti da loro uno stile di danza erotico perché, grazie a tali esibizioni, gli uomini si trattenevano nel locale tutto il giorno e consumavano. Io non amo quel tipo di stile spinto: mi piace, invece, lo stile pulito. E la danza del ventre, chiamiamola così, è sensuale ma non erotica. La ballerina deve per forza essere sensuale. La danza parte dello sguardo che è sensuale ma non erotico, dalle mani, dal sorriso che non deve essere stampato sulla faccia. Insomma, è importante il comportamento di ogni parte del corpo perché qualsiasi movimento ha la propria espressione. Ad esempio la danza tuareg la si esegue, oltre che con il bacino, anche con i capelli!

A proposito di danza del ventre, belly dance o danse du ventre, spesso c'è una confusione di nomenclatura nelle danze: nomi originali, tradotti liberamente in altre lingue, oppure inventati. Che cosa mi dici di questo fenomeno?

Ci sono alcuni movimenti di danza orientale noti con il nome arabo originale, ma gli occidentali hanno sostituito tali nomi, magari, come hai detto tu, addirittura inventandone. Ti faccio un paio di esempi. Gli americani hanno ideato la parola "shimy" per una danza il cui nome arabo è "tahrik". Quello che in Europa, Stati Uniti e Australia è noto come il passo del serpente, si chiama originariamente "raksat hnesh". Si tratta di un fenomeno che deve la sua origine al fatto che gli insegnanti occidentali non solo hanno inventato nuovi nomi, ma li hanno pure scritti nei manuali messi in circolazione: ecco il veicolo! Attualmente sono impegnata ‑ assieme a maestri arabi ‑ in una ricerca nel mondo arabo per riprendere i nomi originali delle diverse danze. Lussy, egiziana, è una delle più grandi ballerine del mondo: la incontrerò in questi giorni e mi confronterò con lei sull'argomento.

La danza orientale insegnata da un occidentale: che cosa ne pensi?

In occidente si trovano video didattici orribili! Sono stati prodotti da persone (magari danzatrici classiche) che hanno seguito un corso di danza orientale e che quindi si improvvisano insegnanti di tale disciplina. La cosa che mi fa inorridire è che viene intercalato qualche (dico qualche) passo orientale a passi di danza contemporanea e jazz. Gli stage andrebbero condotti da professionisti, anzi, da professioniste! In Italia, invece, girano sempre gli stessi nomi che, tra l'altro, non sono tra i più qualificati: si tratta di ballerine occidentali oppure di uomini. Perché uomini? Per guadagnare a quest'arte anche la fetta maschile. E perché ballerine occidentali? Forse perché, invitando ballerine orientali, si teme di depauperare la bravura delle insegnanti italiane.

Qualche nome di ballerini… madredanza?

El Hadi Chrifa: è un uomo venuto in Italia solo una volta, eppure è bravissimo e varrebbe la pena seguire i suoi stage. Alle mie allieve io voglio dare solo docenti professionisti. C'è un'altra cosa che desidero sottolineare. Le maestre che, in Europa, insegnano danza orientale, sottopongono le alunne a quella che definirei senza mezzi termini una presa in giro: impongono quindici minuti di riscaldamento all'inizio della lezione e quindici di rilassamento alla fine. Non è così che si fa: la ballerina deve ballare subito. Il riscaldamento lo si può fare ad esempio con il passo che ti ho detto gli americani chiamano "shimy" (prima fase: si cammina; seconda fase: si fa tremare il bacino) oppure con il passo del serpente (si striscia con piccoli passi veloci: uno-due-tre-quattro).

So che sei la fondatrice di un'Accademia di danze orientali con sede a Palermo.

Sì, nel 1996. La frequentano 50 allievi e, oltre a me, ci sono tre assistenti per i corsi di primo livello. Io tengo corsi di specializzazione e preparo agli spettacoli.

Quale spettacolo stai preparando in questo periodo?

Mille e sette veli. Si tratta di uno spettacolo che affronta vari temi. Il rischio della desertificazione in Sicilia, desertificazione che colpirà anche in Algeria. Lo scempio delle palme strappate al deserto tunisino per essere piantate nei giardini delle ville siciliane. L'immigrazione. La pace mondiale. Comunque non pensare che sia uno spettacolo angosciante: ha anche aspetti più leggeri.