Le opere su carta (e non solo) di Luciana Matalon

Museo Fondazione Luciana Matalon, Milano - 27 maggio 2005

Poet of remembrance (1976)
cm 73x100, tecnica mista su panforte

Che stia diventando una cara abitudine? Quando mi reco a Milano per seguire qualche manifestazione culturale del centro, raggiungo il capoluogo in treno e copro a piedi la strada che dalla stazione Cadorna conduce in piazza Duomo. Mi piace farlo. E mi piace, a circa un terzo del percorso, concedermi una sosta al Museo Fondazione Luciana Matalon.

Oggi, nel tardo pomeriggio, devo essere al Ridotto delle Gallerie del Teatro alla Scala per l'incontro con un coreografo d'eccezione quale Jiří Kylián, la cui Symphony of Psalms è uno dei titoli che compongono Novecento, il trittico con cui si sta misurando la compagnia del Balletto della Scala. Trittico che include anche Theme and Variations di George Balanchine e ‑ intramontabile ‑ Le sacre du printemps di Maurice Béjart.

Archeologia del pensiero (1981)
cm 23,50x34,50, tecnica mista su cartone

Eccomi dunque a sostare di fronte alla Fondazione Matalon e ad entrarvi. Incontro Pier Luigi Senna che mi accoglie, gentilmente proponendosi di accompagnarmi in visita sia all'esposizione delle opere su carta di Luciana Matalon sia all'archivio della Fondazione. In questo periodo, infatti, non è allestita alcuna mostra ma ‑ nell'attesa di quella sulle Métamorphoses di Georges Braque, che sarà inaugurata ad ottobre con il patrocinio del Comune di Milano, della Provincia di Milano, della Regione Lombardia, del Consolato Generale di Francia e del Centre Culturel Français de Milan ‑ è visitabile la collezione delle opere su carta di cui accennavo, mai esposta prima.

Tra i quadri dipinti con tecnica mista su carta voglio ricordare Attesa (1976), Archeologia del pensiero (1990), Ricerca di antiche radici (1993), Meandri dell’inconscio (1995) e Viaggio nella memoria (1995).

La ricerca delle radici e lo scavo nella memoria sono temi tipici della Matalon. Più che temi li definirei temi-percorso, dato che la pittrice non usa i propri quadri per un immortalare fine a se stesso avvenimenti del passato, ricordi anche frammentari, volti, leggende: la pittrice usa la pittura come mezzo per tentare di ricostruire quella storia che la memoria collettiva conserva e che, sollecitata, volentieri consegna a chi può usufruirne per non relegare nell'oblio i nostri passati remoto e recente.

Attesa (1981)
cm 25x33, tecnica mista su cartone

Passato significa il tempo che è trascorso e che vale la pena tentare di recuperare in una récherche di quegli archetipi che hanno accompagnato il nostro essere creature viventi e pensanti. Questo la Matalon lo considera un must che darà buoni frutti. E per rendere esplicito il concetto, ella comincia a considerare la coppia attesa/tempo-che-scorre, e a rappresentarla con un simbolo di facilissima decodificazione: le lancette dell'orologio che, nei suoi dipinti, assumono il valore di sineddoche. E che sono poste sui volti in luogo del naso: il volto diventa dunque un quadrante e gli occhi ‑ che la Matalon non ha eliminato ‑ sono i testimoni di quel tempo che sembra agire in quanto dotato di vita propria. È il caso della citata Archeologia del pensiero.

Tra i quadri dipinti con tecnica mista su cartone ne voglio innanzitutto segnalare tre dal medesimo titolo (cosa tutt'altro che infrequente nella produzione della Matalon): Attesa (1976, 1981 e 1991). In essi è presente il tema, sopra citato, delle lancette dell'orologio.

Attesa (1991)
cm 15,50x24,50, tecnica mista su cartone

Continuando con le citazioni, ecco Insieme (1991), in cui lo stile a bassorilievo ci rammenta l'affascinante decorazione a bassorilievo di Klimt. Nel quadro leggiamo parole come "auguri", "buone feste" e simili, che recuperano il senso delle festività vissute solitamente in una gioia condivisa. Le citazioni si agganciano ad un'operazione cara alla Matalon: il recupero delle lingue antiche e moderne. Recupero fatto per frammenti che assumono un valore poetico, oserei dire secondo la lezione di Leopardi che c'insegna quanto il consunto sia foriero di poesia: non c'è alcuna intenzione, infatti, nella pittrice, di procedere ad una sistematica classificazione delle lingue che vengono recuperate nei suoi quadri attraverso frammenti che acquistano il sapore del reperto archeologico e non.

Anche nella sezione dei dipinti con tecnica mista su cartone troviamo affrontato direttamente il tema delle radici: ecco dunque Ricerca di antiche radici in diverse rivisitazioni (1993, 1994, eccetera).

Tra i quadri dipinti con tecnica mista su tela segnalo due Viaggio nel tempo (1982 e 1992) e Attesa (1982). Quest'ultimo è una rivisitazione dei quadri omonimi, di cui ho parlato sopra.

Ricerca di antiche radici (1993)
cm 31,50x45,50, acquaforte sperimentale ritoccata a mano; P.A.

Terminata la visita delle sale espositive, Pier Luigi Senna mi accompagna sia in sala riunioni sia in archivio.

Nell’ampia sala riunioni le opere della Matalon sono conservate su razionali pannelli scorrevoli.

Tra le opere desidero citare Archeologia del pensiero (1981), tecnica mista, in quanto si tratta di un bassorilievo completamente bianco: è infatti solo ove esso si colora (ad esempio di bianco rosato o completamente di verde) che abbandona il proprio ruolo di bassorilievo per assumere quello di pittura.

Anche Notturno spaziale (1969) è motivo di interesse in quanto, in esso, si passa dallo spazialismo puro alla ricerca materica tramite resine mescolate a colore. Ma è con Arsura (1976), tecnica mista su panforte, che ci si trova compiutamente nel materico grazie all'uso di chiodi, di sabbia e di rete elastica.

In Senza titolo (1995) troviamo la piramide, che è dalla Matalon considerata forse l'archetipo per eccellenza.

Senza titolo (1995)
cm 12x19,50, tecnica mista su carta

 

Tragedy of errors e Poet of remembrance, entrambi tecnica mista su panforte, sono del 1976. Il secondo quadro è costituito di rete elastica e collage con fogli di giornali inglesi. Le parole scritte presenti nei quadri, con il passare del tempo fanno proprio uno spazio sempre maggiore. Come abbiamo ricordato sopra, infatti, il recupero delle lingue antiche e moderne assume nella poetica della Matalon un significato ben preciso.

Mi porto dietro i pannelli scorrevoli dove si trova un’angoliera sulla quale sono accomodati disegni a china con volti, cavalli e i temi cari alla Matalon. Oltre al Ritratto di vecchia signora (1970), ecco Pantera (1976), uno studio per la scultura Aggressione (1979), fruibile nella parte espositiva della Fondazione.

A conclusione della visita mi reco in archivio dove ci sono ancora molti quadri da vedere, ma le soste di fronte ai dipinti sono davvero brevi, poiché si approssima l'ora dell'incontro con Jiří Kylián e ho ancora un buon tratto di strada da percorrere per raggiungere il Teatro alla Scala.

 

Le riproduzioni delle opere sono su gentile concessione del Museo Fondazione Luciana Matalon.