Bohème

Arena di Verona – 26 agosto 1994

Bohème, atto II.

Foto Alexandre Rodichevski

L'edizione vede quali interpreti Cecilia Gasdia, Alida Ferrarini, Gwenny Geyer, Alberto Cupido, Vincenzo La Scola. Direttore d'orchestra è Anton Guadagno.

Assente la pioggia, lo spettacolo ha puntuale inizio alle ventuno: momento in cui le attese fiammelle delle piccole candele sostituiscono le altre luci (suggestivo contorno scenografico d'uso e mai d'abuso, direi); grosse lucciole quasi immote nella grande conca sormontata da un terso cielo illune.

Purtroppo non tutte le opere liriche riescono ad imporsi nella vastità dell'Arena: dal novero è naturalmente esclusa Aida. Bohème si è a tratti persa nella grandiosità dei 110X140 metri. Così, all'inizio del terzo atto, le quinte parallele in pianissimo, che tanto scalpore fecero presso i critici dell'epoca, non hanno potuto rendere la neve che cade carica di quel senso di attesa, di sospensione, di dramma.

Bohème, atto III.

Foto Alexandre Rodichevski

La gestualità-personalità dei protagonisti stessi, che non è per definizione maestosa e ieratica, ma vivace, scherzosa, quotidiana, ci ha rimesso; tanto più che i cantanti mi sembra non avessero una grande verve scenica e la loro interpretazione è risultata piuttosto demotivata sia a quel senso del tragico che con Toscanini impregna di sé la storia fin quasi dal suo inizio allegro, sia a quella tragedia che con von Karajan, subito dopo il disperato grido finale di Rodolfo, negli ultimi respiri dell'orchestra si stempera in ricordo.

Interessante invece l'intervento di Parpignol. In prima battuta mi è apparso esageratamente triste e sgraziato dal punto di vista interpretativo l'annuncio "Ecco i giocattoli di Parpignol!". Ma la seconda volta che l'ho udito, ci si rende conto che quest'edizione di Bohème bene sottolinea la nota drammatica insita nell'annuncio del giocattolaio: prodromo, dunque, quell'annuncio, della grave sventura che verrà.