Nodo scorsoio di Celeste Chiappani Loda

raccolta di racconti

Una raccolta di trentasei racconti in cui l'autrice sa abilmente rappresentare come nei suoi personaggi dall'esistenza apparentemente normale, spesso tranquilla e senza scosse, magari banale, alberghino sentimenti estremi e velenosi, l'ambizione sfrenata e la disperazione, l'amarezza e l'odio, il terrore e lo sgomento incredulo, l'angoscia senza speranza, ma soprattutto il rimorso indagato in tutte le sue sfaccettature. "È veramente terribile il rimorso. Lasciati tiranneggiare piuttosto, lascia che ti facciano vittima innocente, ma non correre il rischio di trovarti un giorno dilaniato dai rimorsi", scrive Giorgio, il protagonista del racconto Teatro del Pioppo che non sa perdonarsi di aver alzato le mani sulla madre in un momento d'ira incontenibile.

E col rimorso la follia, pietoso rifugio contro la sofferenza che si fa insormontabile, che raggiunge il culmine nel gesto della madre che uccide il giovane cui è stato trapiantato il cuore del figlio, per riprendersi quel cuore che è suo; o che guida la mano di Miranda che uccide i genitori per potersi godere una libertà di cui diverrà prigioniera; o di Leone che uccide la madre da cui si sentiva condizionato, oppresso.

La morte è la vera protagonista di questi racconti.

È la morte voluta dal Grande Vecchio che si uccide sul palcoscenico durante la rappresentazione di Re Lear per attingere alla perfezione; è la morte violenta ma attesa di Iose o quella che giunge proditoriamente nel buio della notte all'anziana professoressa per mano del suo antico scolaro Tambrotto; è il suicidio disperato di Gianantonio e Saffo o la morte solitaria di Gioan Pipù nella sua gelida catapecchia. La morte aleggia su uomini e cose e solo raramente si sente come presenza concreta e non nemica (Elegia scritta in un cimitero di campagna).

Un profondo pessimismo circola in molte pagine: il mondo è morte e follia, violenza fisica e morale, cattiveria e sofferenza, amarezza e delusione. Eppure alcuni racconti sono più ariosi, dolenti, sì, intrisi di una struggente malinconia, di un triste disinganno della vita, ma non disperati. C'è spazio per i buoni sentimenti, per i ricordi dolci e sereni: Pasticca, Il profumo del tempo, Ritorno, La lucertola, La balia, Angela, La lucciola di Monastier.

[…] Scritti con grande bravura, fin dalle prime pagine intrigano il lettore che si sente pervaso da una sottile inquietudine. L'autrice sa abilmente dilatare il tempo nell'attesa di qualcosa che si avverte incombere sui protagonisti, un qualcosa che rimane indefinito e vago, ma sempre inquietante. Fino alla conclusione. Dopo lunga sapiente preparazione, il finale giunge in un breve giro di frasi, la vicenda si scioglie in modo spesso imprevisto, inatteso, sfiorando il surreale.

Dalle prose di Celeste Chiappani Loda emerge una folla di personaggi, creature vere, minuziosamente descritte, abilmente caratterizzate con profondi segni incisivi che le richiamano con vivezza alla nostra immaginazione e ci pare di poterle incontrare per le strade del paese, girando l'angolo dei luoghi più antichi, non ancora snaturati da rimaneggiamenti poco rispettosi dell'esistente, o in certe piazze e vicoli della città. Piccola numerosa folla abilmente rappresentata nelle caratteristiche fisiche evidenziate con tale acuta attenzione e rara precisione da essere già ritratto morale.

Spesso riescono ad ispirare nel lettore contrastanti reazioni.

Anche i luoghi balzano vivi ai nostri occhi, descritti con pochi tratti di penna, una scelta sapiente di termini precisi, pregni di significato evocativo, aggettivi usati con parsimonia, scelti con istintiva e felice sensibilità per i particolari.

La prosa densa rivela un impasto linguistico sicuro di impianto prevalentemente classico, pur nella diversità della realizzazione.

Artemisia Botturi Bonini, saggista e critica letteraria