Intervista sulla poesia

Intervista rilasciata da Celeste Chiappani Loda al Gruppo di poesia di Poetilandia nel 2003

Questa intervista è stata inserita anche in appendice al volume dell’Autrice In scena – dieci atti unici.

Partiamo con una domanda, forse assurda per la ragione che è incapace di esaurirla, ma che vivifica il fondo dell'anima di ogni poeta: che cos'è la poesia per Celeste Chiappani Loda?

La poesia di Celeste Chiappani Loda è un afflato, un qualcosa d'improvviso che l'investe causato da una parola letta o udita, da un profumo, da un ricordo... Subito esso si concreta in parole scritte tramutandosi contemporaneamente in ancora di salvezza, in chiave che può aprire uno scrigno o un rifugio.

Cos'è che distingue la poesia dalle altre forme di comunicazione mass-mediatiche? Quali sono, secondo lei, le caratteristiche che sono proprie della poesia e non si ritrovano in nessun altro tipo di linguaggio?

La formula "comunicazioni mass-mediatiche" mi suggerisce immediatamente l'immagine di una moltitudine, antitetica al concetto di poesia che è per pochi. Credo che questa domanda possa essere soddisfatta dalla prima risposta. Aggiungerò, per quanto mi concerne, che la mia poesia non ha bisogno del puntiglioso labor limae di cui abbisogna la mia prosa.

Forti di una tradizione versoliberistica più che secolare, di una produzione poetica che sembra aver battuto ormai ogni strada, ogni tipo di sperimentazione, spesso siamo portati a pensare che la poesia abbia ora raggiunto la sua compiuta libertà. Ma è proprio vero? O c'è qualcosa che ancora manca, a cui il poeta deve ancora tendere?

Per ogni manifestazione artistica c'è un nucleo di valore universale; un punto fermo che deve essere sempre tenuto presente nonostante si possa (o si debba) spaziare per trovare strade nuove che rispondano a nuove sensibilità, a nuovi schemi mentali, conseguenza diretta dell'oggettività in continuo mutamento. Secondo me, comunque, siamo al capolinea, al limite invalicabile, pena la soppressione di quel nucleo, oserei dire sacro, cui accenno sopra, quindi all'uccisione dell'arte in genere, della poesia in questo caso.

Quali sono (se ci sono), secondo lei, i "difetti" della poesia contemporanea?

Qui sarò drastica, anche a mio danno: non la capisco e non ci trovo nemmeno quella musicalità che potrebbe supplire alla scarsezza contenutistica.

Viviamo in un mondo, almeno quello occidentale, il cui ritmo è legato indissolubilmente all'albero motore del progresso scientifico e del suo potere gnoseologicamente normativo; agli equilibri complicati - e spesso spietati - di sistemi economici e politici che tendono a evolversi e a rafforzarsi, spesso a porsi in posizione di netto contrasto nei confronti di eventi e fenomeni che potrebbero pregiudicare il loro predominio sulle nostre società.

Può esserci, secondo lei, un rapporto tra il proliferare di una scrittura intimista, più o meno volutamente sciatta, di umile impronta diaristica, non di rado percorsa da una vena d'allucinata atmosfera, e lo sconforto del poeta di fronte a un mondo ormai troppo complicato o troppo esatto? La naturalità alla quale molti scrittori, spesso anche sconosciuti e fuori dei grandi giri di mercato, si rifanno è un atto di protesta, di resistenza o di malinconica e dolorosa sconfitta? O cosa?

Ognuno è cittadino del suo tempo, come si suol dire, perciò il poeta non può che seguire la corrente del momento; e ogni epoca è caratterizzata da una corrente che nasce da meccanismi oscuri i quali spingono gli "scontenti" alla ricerca del nuovo. Di questi tempi in cui la bilancia pende tutta dalla parte dello scientifico-tecnologico (Marinetti già ne prese atto) non vediamo più intorno a noi il "pio bove", "la donzelletta" e via dicendo; ecco allora che il poeta, il quale non accetta di descrivere l'oggettivo che non lo commuove, si ripiega su se stesso (ma anche ciò non è nuovo, del resto: Leopardi ce ne dà molti ed egregi esempi, che però vanno di pari passo con altre fonti d'ispirazione) e scava fino a giungere alla scrittura intimista. In quanto all'impronta estetica di tale modo di esprimersi (sciatto, allucinato, diaristico) farei un distinguo: c'è il poeta che lo è nell'animo ma che è privo di mezzi idonei per esprimersi, per farsi riconoscere tale con tutti i crismi; c'è invece chi tali mezzi li possiede ed abbiamo così un poeta a tutti gli effetti. Questo è il discrimine per stabilire se lo stile usato è voluto o no.

Può esserci un fatto solo o un pizzico di tutti in pacifica o contraddittoria coesistenza. Chi può negare che il grigio fa la parte del leone nella natura umana, quindi nello svolgersi della catena di avvenimenti e di comportamenti (quelli conseguenti a questi) che sono la vita stessa? Tuttavia, mutuerò la suddivisione generica che si fa degli umani per usufruirla in questo caso specifico; ossia, ci sono i fortunati che vedono il bicchiere mezzo pieno e i disgraziati che lo vedono mezzo vuoto. Quando i poeti - credo nella quasi totalità - appartengono a questa categoria, non accettano la condizione umana costretta a sottostare ad un "potere gnoseologicamente normativo" quindi protestano, urlano, si immalinconiscono all'insegna del male di vivere, oppure stringono i denti per sopravvivere pur nella piena coscienza che non vi sarà riscatto.

Secondo lei, il medium Internet può essere uno strumento valido per dar voce alla poesia di tanti scrittori sconosciuti?

Potrebbe esserlo in teoria, ma in pratica credo che se non ci si imbatte nell'hic et nunc (fino a che punto costruito, del resto?) un poeta (e un artista tout court) non può ottenere alcun passaporto che lo faccia entrare nel mondo ufficiale della carta stampata.

Secondo lei, le grandi case editrici considerano mai Internet come un "ambiente di caccia", un luogo dove poter "pescare" qualche nuovo scrittore? Ed eventualmente, quali sono i fattori che creano dubbi e diffidenza intorno alla validità di uno scritto reperito sulla rete?

Non saprei rispondere a questa domanda. Penso che potrebbe essere un ottimo sistema, però tutto dipende dagli interessi dell'editoria, la quale, visti i tempi e i nuovi sistemi di comunicazione, non credo navighi in acque molto buone. Secondo questa ipotesi è logico pensare che abbia la convenienza a dare la priorità al "conosciuto ufficiale"; a meno che fiuti il cosiddetto caso letterario, il quale, generalmente, si rivela un fuoco di paglia.

La rete non dovrebbe agire da deterrente nella valutazione di uno scritto: se esso è valido lo è qualunque sia la tecnica usata per realizzarlo.

Nel panorama odierno della produzione poetica italiana, ravvisa qualche scrittore particolarmente valido o suggestivo? E nel panorama internazionale?

Sinceramente da molto tempo non mi accosto alla poesia contemporanea essendomi, forse colpevolmente e banalmente, fermata ai tre grandi: Ungaretti, Montale, Quasimodo.

In quali condizioni versa, secondo lei, il mercato della poesia in Italia?

Oggi come oggi si sa che i gusti del lettore sono stati dirottati in modo aberrante, propinando loro sapori dirompenti: sesso e violenza. In tutto questo direi che la parola scritta ha avuto gioco difficile stante il grande e il piccolo schermo, ben più immediato, più "veloce". La poesia quindi, che così poco si presta a simili esigenze diventate prassi, è rimasta quella cenerentola che è sempre stata: né ci ha guadagnato, né ci ha rimesso.

Qual è il rapporto fra le case editrici "serie" e il poeta esordiente oggi?

Se rapporto c'è non ho mai avuto il piacere di beneficiarne.

Ad un ragazzo o una ragazza che hanno intenzione di accostarsi alla scrittura poetica, cosa si sentirebbe di consigliare?

Sconsiglierei innanzitutto di ricorrere ai vari cuore-fiore-amore, bambino-giardino-uccellino e via rimando (è chiaro che Dante, Manzoni e altri non vanno menzionati in questi termini); consiglierei di preoccuparsi di possedere almeno una cultura discreta per attingervi; infine, ammesso che tali consigli fossero tenuti in non cale, spiegherei che l'attività dello scrivere è un'arma a doppio taglio: soddisfazione grande di mettere nero su bianco il proprio sentire contro amarezza altrettanto grande data dal non ottenere riconoscimento alcuno. Amarezza che potrebbe toccare l'apice sconfinando addirittura nella disperazione quando si è convinti di possedere un certo valore e, soprattutto, quando non si è protetti e si deve assistere al tremendo spettacolo di sciacalli (scusate, poveri sciacalli, se vi prendo a termine di paragone con l'animale uomo), banchettare allegramente con le nostre fatiche.

Anche se a verso libero, quanto è importante la conoscenza della metrica nella composizione di una poesia?

Importantissima: senza di essa non avremmo la musicalità che è condicio sine qua non alla poesia, ma solo brutti versi malamente zoppicanti.

Chi è, Celeste Chiappani Loda, perché scrive poesie e in quale occasione e a quale età scrisse la sua prima poesia?

Celeste Chiappani Loda è una donna che ha al suo attivo gran quantità di esperienze; moltissime negative (almeno le definisce tali per la sua ipersensibilità che si può considerare, senza meno, patologica), molte positive. È una donna che ama la scrittura e la lettura tanto da metterle appena un pochino al di sotto della famiglia. È una sciocca che ha creduto a lungo di poter incidere favorevolmente sull'andazzo del mondo con l'esempio e gli scritti.

Ella, contrariamente alla prosa, iniziò a fare della poesia relativamente tardi - verso i vent'anni.

C'è una persona in particolare (conosciuta personalmente nel suo mondo quotidiano, o apprezzata attraverso la lettura) che ha agito come trait-d'union iniziale, tra lei ed il mondo della poesia?

No. La Poesia è scaturita in modo spontaneo dal mio profondo. Diciamo che l'assidua lettura mirata di classici italiani e stranieri ha affinato il mio modo di scrivere.

Quale fu la reazione iniziale dei suoi famigliari, dei suoi amici e dei suoi conoscenti, quando vennero a conoscenza che lei scriveva poesie? (incredulità, ammirazione, scetticismo, ironia... che altro?). Ritiene che questa loro posizione sia cambiata, attraverso gli anni? Crede che questi atteggiamenti possano essere stati in qualche modo utili o di ostacolo alla sua attività di autrice?

Direi che è inevitabile trovarsi di fronte a simili atteggiamenti per chi scrive. Nel mio caso posso dire che non mi sono mai curata di analizzarli o di prenderli in considerazione. Io e la Poesia siamo sempre state in contatto così stretto da non lasciarci sviare da elementi esterni.

Quale delle sue poesie vorrebbe non avere mai scritto e perché?

La mia opera omnia poetica consta di millequattrocento lavori. Tra questi non vorrei aver scritto quelli appartenenti all'"immaturità" psichica e scritturale, ossia le primissime poesie. Tuttavia le conservo tutte perché concordano con il mio attuale modo di pensare (anche se, naturalmente illuminate da alcuni sprazzi rosa ora del tutto spariti). Le conservo perché il confronto tra le prime e le ultime mi dà l'esatta percezione del cambiamento che avviene in tutti noi durante l'arco della nostra vita.

Cambiamento che subiamo tutti, alcuni in modo drastico, altri meno, ma che sempre esiste. Chi siamo ora? Chi eravamo nella nostra adolescenza, giovinezza, maturità?

Non saprei scegliere dato che ognuna segna un momento di intensa emozione.

Se nella sua vita non avesse incontrato la poesia, quale delle altre arti avrebbe voluto abbracciare?

Musica e pittura.

Il suo prossimo volume, sarà innovativo per il Suo modo di scrivere o ricalcherà strade in qualche modo già seguite? Ci regalerebbe una sua poesia inedita?

Se ci sarà un prossimo volume esso raccoglierà una parte della mia copiosa produzione, sia poesie liriche sia poesie descrittive. Poiché di tutta la produzione solo un centocinquanta sono state pubblicate, parte in volume, parte in vari altri modi, ne risulta che ho ampia possibilità di scelta.

In quanto a regalare una mia poesia inedita mi dispiace ma non me la sento di fare salti nel buio. Per farlo dovrei avere la garanzia di una sua pubblicazione su cartaceo; ciò che esula, credo, dallo spirito di codesta iniziativa.

Qual è il sogno che vorrebbe realizzare?

Be', il mio sogno è quello comune a tutti coloro che scrivono, credo: vedere pubblicate le proprie fatiche. Ma io coltivo un altro sogno più peregrino (devo dire inconfessabile?), ossia, che venga rappresentata la mia serie di atti unici dove io funga da regista.

Nei limiti di tempo che riesce ad avere a disposizione, sottoscriverebbe la sua partecipazione al nostro gruppo di poesia?

Dovrei saperne molto di più.

Esiste la possibilità che il mondo sia un crogiuolo di risposte alla ricerca disperata di domande? Nel caso che ciò sia vero, perché lei non domanda qualcosa a questa nostra orfana risposta?

Il mondo, che in questo caso faccio coincidere con il concetto di vita individuale e collettiva, conosce solo domande destinate a rimanere senza risposta: da dove veniamo, dove andiamo, perché il male.

Quali sono gli autori di cui ha cercato di innamorarsi (in senso letterario) senza riuscirci?

Non ho mai cercato di "innamorarmi" di un autore: essi mi piacciono per varie ragioni o non mi piacciono. Tuttavia ho cercato di capire quelli che vanno per la maggiore ma mi sono risultati ostici.

La letteratura in generale e la poesia in particolare, non trova spazio nei grandi mezzi di comunicazione come i network televisivi, pensa che il pubblico italiano è abbastanza maturo e preparato per assistere ad eventuali programmi di questo genere?

Secondo me non ci sarà mai una preparazione, quindi un'adesione corale a spettacoli del genere.

Pochi amarono l'arte e ancora adesso pochi l'amano. Non si può far volare chi è privo di ali.

Questa intervista l'ha annoiata, per niente, poco o molto?

L'intervista non mi ha per nulla annoiata; anzi, l'ho trovata stimolante.


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