Berto-coscienza,
romanzo
Lecco, Agielle editore
Dal
capitolo quattordicesimo. 1
Dal
capitolo quattordicesimo. 1
Dal
capitolo diciannovesimo. 2
Fuori era già buio e piovigginava. Anzi, era un nevischio
duro e cattivo quello che il cielo nero gettava addosso agli uomini.
Con dispetto s'accorse di camminare curvo e furtivo, rasente
i muri. Naturalmente non per paura del nevischio. Non avendo incontrato alcuno
né in ascensore né nell'atrio, si sentì vagamente più coraggioso. Era stupido
mettere a repentaglio quella lievissima sensazione di benessere per evitare un
po' di pioggia o neve che fosse. Non sarebbe risalito e prendere l'ombrello. Si
calcò ancora di più il berretto sul cranio infossando il capo nelle spalle.
Le vetrine dei negozi mandavano le loro luci sgargianti ad
infrangersi sulla strada. Per Piero, quella sera, non erano chiazze capaci di
sovrastare l'asfalto; ma era lo sporco di quest'ultimo che aveva ragione di
quelle. Anche i lampioni erano contagiati, le ostinate goccioline li alonavano conferendo loro uno spettrale aspetto ostile.
Cose. Cose. Cose che vivevano la loro effimera vita presa a
prestito, di volta in volta, dagli stati d'animo degli uomini che se ne
servivano.
Afferrò il grande vaso del soggiorno, quello che Maddalena
amava tanto e che aveva già tentato di usare come valvola di scarico o
strumento di vendetta. Puerile, ma calmante, forse.
Piaceva tanto a quella puttana. Perché non se l'era portato?
perché non se l'era portato? perché...
Le schegge saltarono da tutte le parti e il rumore secco
come una fucilata dovette passare le pareti degli appartamenti contigui.
Questo pensiero lo colpì come una doccia fredda. Ecco uno
dei suoi punti deboli. In questo caso "gli altri" avevano importanza.
Quando cioè i loro occhi, ironici o pietosi non importa, ti
possono vedere dentro e leggere la ferita che lacera il tuo orgoglio legittimo.
E subito appresso la seconda considerazione terribile: ora
era solo; era rimasto solo anche materialmente.
Piero si fece rotolare sulla lingua la paroletta,
così piccola, così tondeggiante e capì, per la prima volta, quanto sia densa di
significato nella quasi totalità dei casi.
Si sentiva la testa completamente vuota; l'unica cosa che
capiva con chiarezza era che doveva tenere le labbra ben serrate, inchiavardate per trattenere nella trachea quel grido
terribile e duro, come un ciottolo di fiume, che voleva uscire prepotentemente.
Affondò i pugni nelle tasche e si diede a radunare con il
piede i cocci che spinse in un mucchietto sotto il mobile.
Ecco un'azione completamente inutile. Un coccio, una
stoviglia, un mobile intero possono stare dove li metti; e ciò non ha
importanza né per te né per loro. Possono anche non esiste. Non per questo tu
cesserai di essere un uomo, cioè uno sconosciuto chiuso in una gabbia da cui
potrai "guardare" altri sconosciuti e lasciarti "guardare"
da essi. Che non è "vedere". Una gabbia da
cui potrai sporgere una mano, un braccio e fare le boccacce e bestemmiare; ma
da cui non potrai uscire.
Laura aveva sollevato il busto puntellandosi su un gomito
per guardare in faccia il suo compagno. Era tremendamente serio.
Vedendosela sopra Piero girò la testa dalla sua parte e
sorrise un po' incerto.
– Non mi hai risposto. Ti piacerebbe? –
– Allora fai proprio sul serio. –
Laura si sentì vagamente inquieta. – Prima di tutto dammi un
bacio, poi ne riparleremo, – disse.
– Perché vuoi guadagnare tempo, Laura? –
All'improvviso ella si sentì stanchissima.
– È mai possibile, Piero, che tu non ti rilassi mai? – Nella
voce le tremavano le lacrime.