Intervista a Paolo Fresu

4 dicembre 2004

Questo pomeriggio alle 17.30 Paolo Fresu è a Milano, in piazza San Carlo, per un concerto all'aperto in cui darà la suite per tromba e orchestra jazz da Porgy and Bess di George Gershwin, nell'arrangiamento di Gil Evans.

Si tratta di uno degli eventi collaterali che faranno da cornice all'inaugurazione della stagione scaligera (la Scala verrà riaperta il 7 dicembre).

Ci siamo dati appuntamento per un'intervista breve tra le prove del suono e il concerto. So che Paolo si fermerà nel capoluogo lombardo solo per l'evento: di ritorno dai Pirenei e in partenza per Bologna, Milano è una tappa in cui avrà pochissimo tempo da dedicarmi.

Un'ora circa prima dell'inizio del concerto lo scorgo arrivare: con tanto di valigia appresso, direttamente dall'aeroporto. Il tempo di salutarci e Paolo sale subito sul palco per le prove, assieme ad Enrico Intra che, al pianoforte, ha "ceduto" la direzione della Civica Jazz Band a Giuseppe Garbarino.

Finite le prove, mi siedo con Paolo Fresu ad un tavolino del Bar Haiti per un caffè veloce durante il quale gli pongo solo alcune delle tante domande sollecitate da una personalità eclettica come la sua. La prima delle domande riguarda proprio l'evento musicale di oggi.

Lo spettacolo di questo pomeriggio: Porgy and Bess di George Gershwin nell'arrangiamento di Gil Evans. Dal 1996 (anno della prima rappresentazione dell'opera, a Pescara, dopo la morte di Miles Davis) quanto tempo "emozionale" è passato per Paolo Fresu?

Molto. Sì, la prima di Pescara è del 1996, due anni dopo c'è stata Palermo, poi Porgy and Bess l'ho ripreso in Sardegna. Ci sono state anche altre riprese. Ho fatto pure una mia interpretazione: Kind of Porgy and Bess in sestetto. Diciamo che c'è stata una graduale presa di coscienza di questo lavoro. All'inizio ero spaventato…

… anche perché il progetto che ha portato a Porgy a Pescara è stato costellato di incidenti di varia entità e natura.

Sì, infatti dopo Pescara quell'opera l'avevo messa in un angolo, con l'intenzione di non affrontarla più. Invece l'ho ripresa e devo dire che ormai è diventata parte del mio percorso. È una partitura complessa e ogni volta che la suono è una scommessa. Mi piace e la sento quasi un po' mia.

Il tuo rapporto con la musica classica in generale e antica in particolare.

Non ho mai dato concerti classici. Mi piacciono molto i contemporanei (be', per contemporanei intendo i compositori dei primi del Novecento). Ho inciso un CD con musiche di Fauré, un madrigale di Monteverdi, anche con musiche di Purcell. Tra la musica antica e il jazz, infatti, esistono sicuramente delle affinità, più che tra la musica romantica e il jazz: i processi compositivi sono simili allo swing. Mi piace il Seicento. È un mondo che vorrei approfondire.

Fred Astaire era affascinato dai ritmi negri e spesso traeva spunto da essi per le sue danze. A mio avviso la danza negra rappresenta, come la musica negra del resto, un tesoro inestimabile. Paolo, tu come ti poni nei confronti del balletto?

La danza è una delle poche arti in cui non ho avuto grandissime esperienze. Ho scritto una partitura per un quartetto jazz e un'orchestra da camera (vedi il balletto Janas eseguito dall'ASMED, un'associazione di danza cagliaritana), ma io concepisco la danza in rapporto d'improvvisazione con la musica. M'è infatti capitato di fare cose del tipo: io e un danzatore sul palco. È, insomma, l'incontro della musica con le altri arti, che mi interessa.

In termini di sinergia, quindi.

Sì.

Dunque, ad esempio, la musica e la danza, la musica e la poesia e non la musica al servizio della danza o della poesia.

Certo. Una pièce scritta appositamente per la danza mi interessa meno rispetto al discorso improvvisazione di cui ti dicevo prima.

Alcuni musicisti hanno avuto una formazione classica e poi si sono dedicati al jazz. Qual è la ragione di una scelta di questo tipo? Si può compiere il cammino inverso (formazione jazz per poi approdare alla musica classica)?

Ognuno può compiere il cammino che vuole…

Dal tavolino al quale siamo seduti, sentiamo già la voce di Maurizio Franco che ha cominciato a presentare il concerto. Paolo Fresu sale sul palco e io mi avvicino ad esso per godermi lo spettacolo.

Al termine del concerto, dopo che s'è diradata la calca degli ammiratori, assai soddisfatta sia del concerto sia degli autografi ottenuti, ci rivediamo, Paolo Fresu e io, per fissare un appuntamento tranquillo che ci permetterà di continuare l'intervista cominciata questo pomeriggio.