Sicilia (Il tempo d'annoiarsi)

Devo essere tranquillo d'annoiarmi,
qui non si riesce.
Giù c'è il sole che lo segui ad ogni istante
fino a che scende nel ventre della terra,
qui non ci sono paesaggi da arrossare di tramonto.
Là io guardavo gli spazi sconfinati
con le oasi di noia in cui sedevo
concentrato a scacciare ogni pensiero.
Il sole entrava diritto a mezzodì
e tu stavi sull'uscio:
bevevi vino inebriante
fino alla luna
e lungo ogni notte, ora dopo ora.
Racalmuto, Castrofilippo, Naro, Sciacca, Montedoro:
campagne dalla molta sete
campi bruciati
o vigneti
e ulivi;
dopo il vallone di Racalmuto risalgo
quando
è sereno
per vedere i fumi dell'Etna.
E ricordo Leonardo Sciascia,
cugino di mia nonna,
visto più volte a Contrada Noce.
Lo ricordo non come scrittore:
come essenza della Sicilia, uno di noi.
Forse uno che può essere tranquillo d'annoiarsi,
non so, non l'ho mai chiesto:
lo conobbi sofferente e riservato.
Chissà, l'avessi conosciuto prima
avrebbe magari scritto
del tempo che voglio avere d'annoiarmi
(così so che non fermo pensiero alcuno
nessuna
voce
né la risacca.
Non rigurgito la nullità:
è l'inazione che m'appaga.)

Tratto da Volto dietro la foschia, Torino, 2003