Intervista a Francesca Premoli di RilegatoaMano, legatoria e restauro cartaceo
16 settembre 2016
Un'artigiana laureata nel suo universo di carta
Dal restauro librario a Bologna alla creazione di un
atelier nell'antico borgo biellese del Piazzo
Francesca Premoli: il fascino di un
mondo. Quello della legatoria, del restauro cartaceo, di creazioni artistiche
che hanno un cuore di carta. A tutto questo sei arrivata partendo da una
passione nata da bambina, attraversando due lauree (Conservazione dei beni
culturali e Conservazione dei beni cartacei e membranacei) e diversi corsi di
specializzazione, lavorando come restauratrice libraria a Bologna e approdando ‑
cito le tue parole ‑ alla creazione di un lavoro che non c'era.
Francesca
Premoli.
Foto
Elisa Pescina, La Gazza Ladra foto e scrittura. Per
gentile concessione di Francesca Premoli.
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È stato un percorso lungo, introspettivo e per nulla
semplice in certi momenti. Mi sono ritrovata a dover scalare le mie incertezze,
quasi fossero pareti verticali, per arrivare a vedere oltre l'abitudine. Una
abitudine che mi sono costruita fin troppo facilmente all'inizio, cominciando a
lavorare ad una settimana dalla laurea come restauratore interno in una biblioteca
di Bologna, senza nemmeno iniziare a spedire curricula, ma direttamente
interpellata, pagata poco, sia chiaro, ma subito immersa nel mondo che amavo. La
difficoltà è arrivata alla fine di questo "sogno", una volta perso il
lavoro, e lì mi sono ritrovata in crisi, dispersa, e poi ancora più
intestardita a volerne uscire, guardando oltre quello che avevo conosciuto fino
a quel momento, creandomi una realtà tutta mia, e facendo nascere RilegatoaMano.
È stata coniata l'etichetta di "laureati artigiani"
per indicare quei giovani che, forti di una laurea, per svariati motivi si sono
dedicati al lavoro artigiano. Ti senti di appartenere a questa categoria?
Assolutamente sì, amo il mio lavoro, ma non avrei nulla tra
le mani senza il mio percorso di studi, che mi ha permesso di aprire la mente,
di creare legami lavorativi con realtà diverse dalla mia, che mi ha permesso di
arrivare già all'insegnamento e alla condivisione del mio mondo di libri. Studiare
per me serve ad acquisire cognizione di causa, aiuta nello scrivere,
nell'esprimersi, nella propria professionalità. Insomma è fondamentale!
La sede della tua attività (RilegatoaMano)
si trova a Biella, nell'antico borgo del Piazzo, nei pressi dell'Accademia
musicale Lorenzo Perosi, dalle cui finestre aperte -
nella bella stagione - la musica si spande per il corso e lambisce il tuo
atelier, che è anche spazio espositivo. Una complicità fra storia e arti.
Quanto aiuta lavorare in un ambiente di questo tipo?
Aiuta in termini di pace dell'anima. Ogni giorno per me è un
piacere salire le coste del Piazzo per raggiungere il mio studio, poter aprire
la porta per lavorare con il sottofondo musicale della vicina accademia,
saziarmi ogni giorno la vista di bellezza: di storia, di mura, ma anche di
montagne e di verde dei boschi che portano fino alla valle di Oropa.
Dicevo che il tuo atelier è anche uno spazio espositivo. Quali
mostre hai ospitato?
Se mi soffermo a contarle, sei mostre in due anni di
attività (il 19 proprio di questo mese di ottobre) sono molte. Sono state tutte
scelte personali, guidate dalla mia passione per l'arte, di artisti italiani,
contemporanei, tutte collegate dal fil rouge della carta: collage, fotografia, quadri di
parole dipinte, disegni su carta.
Oltre all'attività nell'atelier, insegni. Quanto ritieni
importante che i bambini imparino che un libro non è soltanto contenuto, ma
anche bellezza? E che vengano a contatto con il fascino di antichi mestieri
come il legatore?
Per delle piccole mani, entrare a contatto con una realtà
creativa il prima possibile è quanto di più importante ci sia. E io sono la
prima ad avere tutto da imparare dai miei piccoli allievi, dalla loro fantasia
e creatività, e dalla genuinità del loro vedere il mondo.
Il tuo è un lavoro che si nutre di carta e di manualità. Come
ti poni di fronte alla nostra contemporaneità, dove occorre essere veloci,
produttivi, competitivi, tecnologici e dove non è sempre agevole conquistare
spazi per il silenzio e per la riflessione?
Ho bisogno di silenzio, e di bellezza. Di natura, e pure di
solitudine, questa sconosciuta tanto temuta dalla società bulimica di oggi, che
vivo, con cui dialogo, ma dalla quale spesso ho bisogno di allontanarmi.
Francesca e gli e-book: nemici, amici o vivi e lascia vivere?
Io leggo solo libri di carta; il digitale è utile soltanto
per lo studio e la consultazione di una (possibile) banca dati infinita, data
da internet e dalla digitalizzazione delle biblioteche.
Come vedi il tuo futuro?
Posso in una parola? Felice.