Immagini a confronto: Luigi e Fausto
Pirandello, di Federico Reccia
12 gennaio 2016
Federico Reccia, parla attorno
alla sua tesi di laurea che mette a confronto Luigi e Fausto Pirandello, in un'intervista
rilasciata a Morfoedro via e-mail.
Immagini a confronto:
Luigi e Fausto Pirandello è il titolo della tesi in estetica che hai
discusso all'università Federico II di Napoli, per la
laurea in Cultura e amministrazione dei beni culturali ‑ Dipartimento di
studi umanistici. Da dove deriva questa scelta?
Potrei dire da me stesso. Chiedendo risposte agli
interrogativi che fa sorgere un’indagine effettuata sulla vita (precipuamente
su quella associata) inglobata nel suo insieme, o sistema con relativi
sottosistemi sociali, economici, culturali, politici, religiosi di influenza,
fui illuminato dal pensiero che mi esortò a cercarle personificate, a trovarle
per così dire in situ all’interno del
passato contesto italiano post-unitario fino a quello bellico. Il responso al
mio ricercare mi arrivò dallo scrittore Luigi Pirandello passando dal
"vulcano di idee" siciliano a quello ercolanense
del filosofo Adriano Tilgher e fu convalidato dalle
figure pittoriche di Fausto Pirandello. Avevo una più che decisa intenzione di
scandagliare e di confrontare le difficoltà esistenziali e materiali che Luigi
Pirandello e suo figlio Fausto rintracciarono nell’uomo moderno e
contemporaneo, con le relative problematiche della mancanza di orientamento in
un loro mondo che voleva costringere, insomma alienando (intendendo quel tipo
di alienazione ancora oggi attuale nel mondo del lavoro meccanico ed abituale
di chi è intento a seguire pedissequamente degli standard di strutture troppo
burocratizzate), e così facendo rinunciare ad una vita autentica rivolta ad
un’arte permeata dal riflessivo senso estetico; una vita che in pratica
accettava pertanto convenzioni sociali, che amalgamano fino ad omologare senza
un connubio individuale. Potrebbero sembrare vacuità, queste, invece furono
casi tipici delle personalità artistiche che io tratto.
Come tratti, nella tua tesi, il rapporto fra Adriano Tilgher e i due Pirandello?
Ho individuato che l’arte dei Pirandello, padre e figlio,
finisce con l’essere la stessa denuncia spietata ed insieme angosciosa di una
crisi di valori ottocenteschi (borghesismo) e tradizionali. Conducendo una
ricerca letteraria ed indagando le cause sociali e morali che spinsero Luigi
Pirandello a creare scene, "immagini scritte", opere narrative
paradossali mi si palesò la presenza critica del filosofo Adriano Tilgher. Posso senz’altro ribadirti che Tilgher
da filosofo, giornalista amico e stimatore di Luigi Pirandello completerà la
mia tesi avviando l’incipit
novecentesco, con una preveggenza chiara e chiarificatrice di temi estetici,
filosofici (il relativismo, il crocianesimo, il nichilismo, il misticismo ateo)
che non sono sempre stati riconosciuti in
toto dai suoi contemporanei ma che appaiono ancora oggi attualissimi nel
presentare una lucida, originale direi, mai banale coscienza del loro tempo
così storico ma anche patologico.
Luigi Pirandello crea personaggi di una grande complessità
psicologica. Come ti poni di fronte a questo?
Il tema pirandelliano della funzione psicologica è
multiforme ma egli seppe dalla uscente novità delle "discipline
scientifiche del polo umanistico" attinente, in psicologia,
all’identificazione del "profondo scavo depresso" che portò alla luce
un inconscio che sfatò le cagioni recondite dei sentimenti e delle illogiche
incongruenze umane, far trasparire viva l’intraprendenza di incamminarsi oltre il
sistema consueto del calligrafismo letterario e di indirizzarsi negli inviolati
spazi (e zone dell’animo) ancora enigmatici su cui la cultura letteraria
italiana e soprattutto il teatro patriottico, fino a quel periodo, avevano
decisamente sorvolato. La critica poi ha molto parlato della filosofia
pirandelliana del "pirandellismo" come
concezione generale della vita (e come un modo di pensare anche psicologico).
Il Pirandello della maturità rende, nero su bianco, casi in cui il carattere si
differenzia come tale attraverso il divenire (psicologico) dell’uomo ed
esattamente in ogni avvenimento fortuito, in ogni imprevisto, Pirandello
riporta nel suddetto individuo un tratto caratteriale discorde non solo da
situazione a situazione (o da novella in novella) ma perfino variabile da
frangente in attimo (sottomultiplo di tale frangente). Questo accade poiché il
carattere non diventa archetipo paradigmatico, ma si stacca dalla conformazione
semifissa che raggiunse (diversa da quella che poi già raggiunge nel momento
susseguente) o che le fu data dalla rigidità di una forma mentis.
Nella tua tesi quali aspetti della concezione filosofico-psicologica pirandelliana hai trattato?
Ho incluso nella mia tesi i personaggi di Enrico IV, i Sei personaggi
in cerca d’autore, Mattia Pascal e altri. Ogni figura umana da egli
ritratta mette in atto tante corbellerie e assurdità con l’unico scopo di
vivere la storia o il tipo di esistenza da loro vagheggiato molto spesso
coadiuvata da una psiche surreale e distorta. E poi vi è incluso tutto il
teatro tragicomico di Luigi Pirandello che emanava consensi tra il pubblico dei
primi decenni del ventesimo secolo e lo fa ancora oggi, con un suo neo-teatro
rinnovato con la riproduzione delle sue migliori opere "umoristiche".
Ho notato che oggi è frequente l’errore di confondere i titoli dei romanzi e
delle novelle di Luigi Pirandello con i titoli dei suoi lavori teatrali; a
Napoli ho letto manifesti che pubblicizzavano la messa in scena del romanzo Il fu Mattia Pascal a teatro… sono scettico al riguardo.
Nella tua tesi ricorre il concetto di Weltanschauung pirandelliana. Me
ne puoi parlare?
Il ragionamento pirandelliano viene stabilito sulla Weltanschauung e
di qui su un’osservazione quasi ossessiva e globale della vita che ha il suo
centro nella nozione di umorismo, o meglio in una serie di progressioni già
teatrali che dal comico passano all’umorismo e per spingersi fino alla
tragedia. Il Pirandello con la sua Weltanschauung filosofica scardina l’apparire dell’uomo e
della Terra: rifunzionalizza perfino il
"telescopio copernicano" mostrando come uno dei più grandi
"umoristi" fu, senza esserne a conoscenza, l’astronomo polacco
Copernico che spezzò l’illusione immaginaria (egli a partire dal 1507 sino alla
morte ideò nel De revolutionibus
orbium coelestium il
sistema eliocentrico secondo cui i pianeti si muovono intorno al Sole su orbite
circolari non complanari) fatta dagli uomini sulla macchina dell’universo,
smontandone la sua immagine tanto orgogliosa così come tanto snaturata.
La tesi di laurea rappresenta il primo lavoro scientifico di
uno studente. A te questo lavoro che cosa ha dato?
Dopo questo lavoro qualcosa è cambiato dentro di me, mi
sento più eclettico… non so…
ogni giorno convergo verso campi di studio e di analisi differenti e variegati.
I limiti redazionali che l’Università mi imponeva di rispettare erano di 70
pagine minime per tutta la tesi. All’inizio mi sembravano tantissime, però poi
mi sono reso conto che lo scrivere è davvero alla base dell’ispirazione, una
sponda artistica di transfer
dall’inconscio al conscio… un po’ come le altre arti.
Mi sono reso conto che la scrittura riesce ad estrapolare quasi con magia
l’astrattezza di certe espressioni e di un sentimento che in noi non è
manifestato limpidamente; già il parlarne penso possa banalizzare un po’ questa
cosa, ma è assolutamente vero. La mia fiamma dello scrivere abbastanza
retoricamente (a volte) quello che una persona pensa e quindi dice, in una
maniera rozza e sgraziata fu per me un’operazione estetica, permettimi il
termine, di successo.
Che cosa desideri raccontarci della pittura di Fausto
Pirandello?
Premetto che Fausto è stato esposto anche di recente
all’EXPO di Milano 2015 nel padiglione di pittura italiana, e questo è tutto
dire. Ma il Fausto che io ho approfondito è l’uomo che cerca le libertà
dell’artista, infine colui che quindi trova una propria considerazione
pittorica senza la leggenda dello stretto cognome di derivazione paterna,
"Pirandello". In Fausto Pirandello compare comprensibilmente una
sottintesa comunione ideologica col padre che si estrinseca, nei fatti e negli
stili pittorici, nell’equipollente essenza delle cose paternamente asserite, in
una "ravvicinata distanza" interculturale, o in una speculare
concezione dell’idea di identità del soggetto. È ben noto il carattere
problematico e travagliato di Fausto, nel quale di certo parte non secondaria
ha significato il non facile rapporto col padre Luigi, di cui – tra pulsioni
affettive e rifiuti nevrotici – sono amara testimonianza molti documenti
epistolari. Egli sceglie di rappresentare la quotidianità dimessa della vita
avvalendosi di un realismo essenziale e disadorno che stravolge la tradizionale
"bellezza delle forme" per sostituirvi "la disarmonia dei
corpi" sfociando quasi nell’inestetico. Io
ribadisco tutte equiparazioni che sottolineano l’atteggiamento filosoficamente
speculativo tenuto dalla ricerca pirandelliana (di padre e figlio), ancora una
volta intrecciata con quella paterna sui perché e percome della nostra rotta
del viaggio verso l’umanità. In questo senso Fausto eredita culturalmente dalla
Sicilia e dalla Roma descritta dal padre la ricerca del dramma del tempo a cui
si appartiene, riportandola, in "un atto unico", dalle
sperimentazioni dei drammi della teatralità all’atemporalità pittorica. Luigi e
Fausto Pirandello uomini e artisti saranno la stessa persona, lo stesso
universo psicologico orbitante attorno al medesimo immaginario visibile e invisibile.
Su quali teorie ti basi per sostenere che i dipinti di Fausto
siano da attribuire ad un condizionamento paterno?
Semplice, basta immedesimarsi nella sfera privata di Fausto.
Io porgo all’interesse degli intellettuali critici e non solo la fattispecie
analogica del compito comparativo della disciplina estetica: "le immagini
in parole e le parole in immagini". Se cerchiamo di estrarre dalla
carriera pittorica di Fausto solo quello che vi è di affine con l’ideologia
paterna già possiamo intenderci; ovvero prestando attenzione alle tipologie
disparate dell’uomo sociale che il Pirandello padre trasmette nel teatro, nei
romanzi, nelle novelle e nelle cose quotidiane come gli affetti familiari, i
conoscenti, il popolo siciliano.