"Le parole ritrovate. Le buone pratiche del fareassieme nella salute mentale"

Si è svolto a Trento, dal 10 al 12 ottobre 2013, il convegno "Le parole ritrovate. Le buone pratiche del fareassieme nella salute mentale", promosso dal Coordinamento nazionale Le Parole ritrovate - Servizio di salute mentale di Trento dell’Azienda sanitaria di Trento, con il patrocinio della Regione autonoma Trentino Alto Adige, dell'Assessorato alla Salute Provincia autonoma di Trento, del Comune di Trento e in collaborazione con Associazione La Panchina - Trento, Associazione AMA - Salute mentale - Trento, Associazione Le Parole ritrovate trentine.

La mia non vuole essere una recensione del convegno, ma una serie di riflessioni personali che desidero condividere perché credo profondamente che la condivisione sia un terreno fertile.

Il mio punto di partenza è stato un gesto molto pratico: ho aperto il dizionario, come facevo a scuola, quando volevo affrontare un tema partendo dalla concretezza. Ho cercato dunque il significato della parola "convegno" e ho trovato questi risultati: congresso, riunione di più persone.

Il significato più confacente al convegno delle Parole Ritrovate è però, senza ombra di dubbio, il "darsi appuntamento".

A Trento infatti ogni anno, dal 1993, si danno appuntamento, si incrociano, si intrecciano, si confrontano le esperienze di diverse persone (utenti e operatori di Servizi di salute mentale, familiari, cittadini) che si raccontano. Affiora così una ricchezza umana fatta di dolore e di sofferenza, di ricadute e di solitudine ma anche di tanta speranza, fiducia e positività.

Dal racconto di queste storie, nel convegno di quest'anno, sono emersi punti di forza e chiavi di lettura validi per il percorso personale di ognuno: percorso che porta ciascuno ad affrancarsi dal disagio quotidiano, diventando parte attiva, consapevole, responsabile nel processo della propria rinascita. Vorrei regalare quei punti di forza a tutti coloro che, ancora oggi, sono in cammino verso il proprio rinnovamento. Eccoli:

- ritrovare il sentimento di fiducia e di speranza

- avere la certezza di poter migliorare la qualità della propria vita

- trovare il coraggio di vivere la propria vita giorno per giorno, anche nei periodi più bui

- non perdere la voglia di vivere e di lottare

- sforzarsi di dispensare agli altri anche quando si è nelle difficoltà

- avere un atteggiamento positivo nei confronti della vita

- ritrovare la propria carica, la propria energia

- guardare oltre gli ostacoli

- reinventare la propria vita

- far scoccare la fantasia (utilizzando l’arte in ogni sua forma espressiva)

- vivere la propria vita come una continua rinascita

- andare a fondo nella propria malattia per comprenderla sia dall’interno di sé sia da fuori

-  non rimanere soli ma circondarsi di persone positive

- parlare dei propri problemi ad altri

- mettersi in gioco, non rimanere passivi

- avere delle responsabilità

- non vedere il proprio disagio come qualcosa di cronico

- ridere del proprio disagio

- far emergere le risorse individuali

- condividere i propri vissuti con persone che hanno trascorso le stesse esperienze

- continuare a lottare anche dopo le ricadute

- aprirsi sempre di più agli altri

- portare all’esterno cose costruttive

- rendersi utili

- porsi degli obiettivi concreti

- ricostruire la propria identità partendo da se stessi.

Vorrei concludere con una magnifica frase, pronunciata al congresso, che mi ha particolarmente colpito, la cui autrice, una contadina di una valle trentina, con parole semplici e concrete ha espresso la profonda valenza della cooperazione: "La cooperazione ha aiutato le persone ad aiutarsi, a progredire e a pensare." In sostanza si tratta della cultura del "fare assieme", che nel Movimento delle Parole Ritrovate ha trovato la sua poliedrica espressione.