Intervista a Maria Cristina Buttà, critico di danza

23 gennaio 2012

La tua formazione.

© Foto Morfoedro

L’Accademia Nazionale di Danza di Roma (AND) è stata la scuola della mia formazione tersicorea, iniziata quando avevo sei anni con la “propedeutica”. Dopo gli studi scolastici ho frequentato un corso di perfezionamento al teatro “Romolo Valli” di Reggio Emilia con un’insegnante russa, quindi sono approdata all’Académie de Danse Classique Princesse Grace a Monte Carlo. Tengo a precisare che mi è tanto piaciuto ballare fin da quando ero piccolissima, non ho mai avuto nessuno per instradarmi verso la danza, non ho precedenti familiari di gente legata alla danza.

C'è qualche personaggio che appartiene al periodo della tua formazione che è stato particolarmente importante per te e che vuoi ricordare?

Ho avuto moltissimi insegnanti e tanti anche fuori dell’AND poiché sin da quando ero studentessa adolescente - notazione che aggiungo alle precedenti - trascorrevo parte delle vacanze estive a frequentare stages (Biennale di Venezia). Nei modi più diversi ciascuno che è stato mio maestro ha costituito un tassello fondamentale per la mia crescita professionale.

Jia Ruskaja, fondatrice dell'Accademia Nazionale di Danza di Roma.

Morì quando ero piccolina. Di lei ho ricordi di una signora dal volto bello, vestita sempre in modo molto elegante.

L'importanza dei media per la conoscenza della danza.

Certamente i media sono importanti per la conoscenza della danza; quanto di vero e di utile possano divulgare, dipende dalla qualità del media in sé.

Se dovessi dare una definizione di danza, quale sarebbe?

Una forma d’arte che dovrebbe comunicare emozioni e messaggi; una disciplina rigorosissima.

Quanto Internet aiuta la diffusione della danza?

Internet è una forma di media, per cui la risposta è quella data già prima.

La danza oggi: che cosa è cambiato rispetto a ieri?

Poiché è prodotta dall’essere umano, la danza è o potrebbe essere la trasposizione, in forma ovviamente artistica, delle tradizioni del suo passato e del pensiero dell’uomo del suo tempo. I cambiamenti della danza avvengono in relazione all’andamento della società. Rispetto a ieri, oggi abbiamo un proliferare di stili, di modi di far danza; alcuni dei quali, a mio avviso, non costituiti su solidi criteri ma fondati da pressapochismo, superficialità di idee.

La danza oggi in Italia. In che stato di salute versa la "cenerentola delle arti"?

Reputo la danza in uno stato di salute precario.

Quali sono, secondo te, le doti necessarie per essere un ballerino di spicco (non mi riferisco a quelle fisiche)?

Quella presenza scenica, quel carisma che si emana anche quando cammini semplicemente da un punto a un altro del palcoscenico, o addirittura stai fermo in una posa.

E per essere un coreografico originale?

Poiché ritengo che al mondo d’oggi di ogni espressione artistica (pittura, architettura, cinema, musica, prosa, danza ovviamente, e quanto altro si voglia annoverare in codesta categoria) si sia scoperto, detto e visto tutto, l’originalità riguardante anche la figura del coreografo è quella della riproposizione del “già scoperto, detto e visto tutto” in chiave ingegnosa, intrigante. Operazione questa molto rara che riguarda menti umane di particolarissimo ingegno. L’esempio che mi viene in mente di primo acchito per la danza è Mats Ek, con le sue riscritture dei classici “Giselle”, “Lago” e “Bella addormentata”.

Che cosa auguri, oggi, alla danza? E alla danza di domani?

Alla danza di oggi come a quella di domani auguro successo e vitalità lunga fino alla fine dei tempi!!!